di
Alessandra Profilio
07-10-2013
195 vittime accertate. Si aggrava il drammatico bilancio del naufragio avvenuto giovedì scorso al largo dell'isola dei Conigli. Le voci di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, e di Cecile Kyenge, ministro dell'Integrazione, si uniscono a quelle di chi sottolinea l'urgenza di rivedere le norme nazionali ed internazionali in tema di immigrazione. Intanto un appello-petizione chiede l'“apertura di un canale umanitario per il diritto d'asilo europeo”.
È stata una domenica di dolore quella che ha vissuto ieri Lampedusa, dove il mare ha restituito altri 84 cadaveri. Il drammatico bilancio del naufragio avvenuto giovedì scorso al largo dell'isola dei Conigli sale così a 195 vittime accertate.
I familiari delle vittime degli ultimi naufragi avvenuti sulle coste siciliane hanno lanciato un appello al governo italiano affinché i loro cari vengano riportati in Eritrea e non vengano seppelliti in Italia.
Ad assistere alle procedure di sbarco dei cadaveri sul molo Favaloro, è giunta nella mattinata di ieri anche il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge, che non nascondendo la propria commozione ha invitato a riflettere, dopo questa strage.
“Siamo qui per assistere all'ennesima strage, spero che non succeda mai più - ha affermato Kyenge arrivando al centro di accoglienza dove ha incontrato i superstiti del naufragio e gli altri ospiti - Spero che sia una delle ultime volte che noi veniamo a Lampedusa ad assistere a questo dramma”. “Spero – ha aggiunto Kyenge - che questa strage ci possa far riflettere sulla nostra posizione, sulle nostre frontiere, il nostro mare e soprattutto chiedere che questo dramma non deve essere affrontato da soli ma insieme all'Europa”.
Il ministro ha poi definito “vergognose” le condizioni al centro di accoglienza di Lampedusa che ospita circa mille profughi tra cui i 155 superstiti del naufragio di giovedì e ha spiegato che si sta ora cercando di “agevolare il percorso per arrivare a una vita migliore per i profughi perché stiano il meno possibile all'interno dei centri di accoglienza”.
Cecile Kyenge ha poi fatto riferimento alla legge Bossi-Fini sostenendo la necessità di cambiare l'approccio: “non più repressivo ma un approccio che possa dare delle risposte di concretezza ma che soprattutto non faccia finire dentro il mare persone innocenti”. Secondo il ministro, infatti, è “semplicemente assurdo che profughi che si sono salvati da una immane tragedia si trovano a essere indagati per il reato di clandestinità”.
Anche per il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini la legge Bossi-Fini va abolita. “Non può più essere la Polizia ad occuparsi dei bambini profughi, ospiti del Centro d'accoglienza o dei loro trasferimenti”.
Nei giorni scorsi Giusi Nicolini ha inviato un telegramma al presidente del Consiglio Enrico Letta invitandolo a “venire a Lampedusa per contare i morti”. “Accanto al profondo dolore – ha scritto Nicolini – c'è lo sgomento e la rabbia per l'atteggiamento delle istituzioni italiane e dell'Europa che continuano a considerare il fenomeno dei migranti come un'emergenza”.
“Provo un dolore profondo per la morte di queste persone e per le loro famiglie. E' l'ennesima agghiacciante strage di innocenti che si consuma al largo delle mie Isole. Esprimo cordoglio a nome di tutta la comunità lampedusana, che si sta adoperando insieme alle forze dell'ordine per dare soccorso ai superstiti e per recuperare i corpi annegati. Ma non posso non esprimere anche l'incredulità per la miopia dell'Europa, che insiste nel girarsi dall'altra parte”.
“Come si fa a ritenere gli sbarchi un'emergenza? - si chiede il sindaco - I migranti arrivano sulle nostre coste da anni e continueranno a farlo ancora per molto tempo. È evidente che occorrono scelte politiche diverse. Se le istituzioni non interverranno subito, saranno inevitabilmente complici di questo assurdo e vergognoso eccidio”.
Intanto è stato lanciato un appello-petizione per chiedere ai ministri della Repubblica, ai presidenti delle Camere, alle istituzioni europee e alle organizzazioni internazionali l'”apertura di un canale umanitario per il diritto d'asilo europeo”.
Nel testo si ricorda innanzitutto che le tragedie, come quella di Lampedusa, riguardano “richiedenti asilo, donne e uomini in fuga da guerra e persecuzioni, così come gli altri inghiottiti da mare nel corso di questi decenni: oltre 20.000”.
“L’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattugliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far si che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino”. È quanto si legge nell'appello in cui si chiede l'abolizione della legge Bossi-Fini e “l'apertura a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo alle istituzioni europee senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi”.