LAV: pellicce per bambini contaminate da sostanze tossiche e cancerogene

La Lav denuncia cinque marchi famosi che producono capi di abbigliamento per bambini. I test eco-tossicologici hanno rilevato che le pellicce esaminate sono contaminate da sostanze chimiche potenzialmente pericolose per la salute umana.

LAV: pellicce per bambini contaminate da sostanze tossiche e cancerogene
Una recente inchiesta della LAV denuncia cinque marchi famosi che producono capi di abbigliamento per bambini: Il Gufo, Miss Blumarine, Fix Design, Gucci e Brums. Dal rapporto, rilasciato dal laboratorio a cui sono stati commissionati i test eco-tossicologici, emerge che le pellicce esaminate sono contaminate da sostanze chimiche potenzialmente pericolose per la salute umana. La Lav si batte da sempre contro l'utilizzo delle pellicce per motivazioni etiche, ma nel 2011 ha deciso di contrastare la filiera della produzione di questi capi anche dal punto di vista ambientale, lanciando il rapporto "The environmental impact of mink fur roduction", in cui l'associazione denunciava l'impatto delle pellicce sull'ambiente. Alle due precedenti motivazioni, la LAV, quest'anno, affianca una terza causa: la salute umana. La pelliccia degli animali è soggetta ad una degradazione di carattere organico nota come putrefazione; per andare ad inibire questo fenomeno naturale vengono usate diverse sostanze chimiche nelle varie fasi del processo di produzione. Possono rimanere tracce di tali sostanze nel prodotto finito? Da questo dubbio è nata la recente indagine di carattere scientifico commissionata dalla LAV al laboratorio di analisi chimiche BUZZI di Prato, specializzato nell'ambito tessile. Dal rapporto rilasciato dal Dott. Alessandro Spadoni, chimico farmaceutico - Istituto Certificazione Etica e Ambientale (ICEA), emerge che le pellicce in commercio sono contaminate da sostanze chimiche potenzialmente pericolose per la salute umana. La LAV, per l'indagine, ha acquistato sei prodotti per bambini di età compresa tra i 18 mesi e i 12 anni da cinque note marche: Il Gufo, Miss Blumarine, Fix Design, Gucci e Brums. L'associazione non ha ricevuto indicazioni o informazioni preventive sulla tipologia del singolo capo o della marca, ma si è focalizzata su aziende italiane note, scegliendo casualmente tra i brand considerati migliori, più conosciuti nel settore dell'abbigliamento per bambini, che dovrebbero assicurare il massimo della qualità e quindi presumibilmente anche la massima tutela nei confronti dei consumatori. I prodotti utilizzati per l'inchiesta sono stati acquistati nel centro di Milano, in Via Condotti a Roma e solo un capo è stato comprato sul portale d'abbigliamento outletbambini.it. Sono quindi prodotti che chiunque può acquistare per i propri figli. Prima di parlare dei risultati dei test eco-tossicologici, che comunque sono allarmanti, vorrei fare una premessa: non esiste una legge nazionale o comunque comunitaria che stabilisce quali siano i valori massimi delle sostanze chimiche. L'unica legge di riferimento è il Regolamento CE n. 1907/2006 "concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH)" e questa norma è stata utile ai fini dell'indagine per identificare il livello massimo di nonilfenolo etossilato tollerato in un prodotto tessile. Dal rapporto del laboratorio emerge che uno dei prodotti analizzati (il giacchetto della BRUMS in piuma d'oca con collo di pelliccia) non è a norma ossia non potrebbe essere commercializzato sul mercato nazionale, poiché la pelliccia di questo capo risulta contaminata da un quantitativo di nonilfenolo etossilato superiore al valore limite: 2500 (mg/kg) contro i 1000 (mg/kg) definiti dal suddetto regolamento. Il nonilfenolo etosillato è un tensioattivo utilizzato per sgrassare le pellicce; l'uso di questa sostanza è vietata in Europa poiché è considerata un interferente endocrino. Altri parametri di riferimento, utilizzati dal laboratorio di analisi per confrontare i valori, sono stati le normative della Cina e della Corea del Sud (paradossalmente questi paesi hanno leggi più restrittive rispetto all'Italia e all'Europa) e due tra i più diffusi standard industriali privati presenti e accettati dalle industrie tessili: SG LEATHER E OEKO-TEX STANDARD 100. Nella pelliccia, utilizzata per scopi puramente estetici nel giaccone del brand Il Gufo, si rileva una contaminazione di formaldeide pari a 170,2 (mg/kg), valore estremamente elevato se andiamo a prendere come riferimento il valore 16 (mg/kg) dello standard industriale OEKO-TEX. La formaldeide è un potente battericida e disinfettante, classificata come sostanza cancerogena e come allergene di contatto dall'Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio (BFR). Tra i venti sintomi conseguenti all'esposizione di questa sostanza abbiamo: irritazione agli occhi, diarrea, bronchite, vertigini, disturbi comportamentali, depressione, perdita di capelli, perdita di memoria e cancro. In Europa non esiste una normativa di riferimento che determina il contenuto massimo residuo di formaldeide in un prodotto finito ma "per analogia - dichiara Simone Pavesi, Responsabile Nazionale campagne antipellicce - possiamo prendere come riferimento, visto che parliamo di abbigliamento per bambini, la Direttiva 2009/48/CE sulla sicurezza dei giocattoli; la direttiva ci dice che i componenti tessili di giocattoli destinati ai bambini di età inferiore ai tre anni possono avere un quantitativo di formaldeide non superiore a 30 (mg/kg). Nel caso del giacchetto di Il Gufo è stata rilevata una concentrazione pari a 170 (mg/kg) e per analogia un giacchetto con l'inserto di pelliccia intorno al cappuccio risulta essere pericoloso per la salute del bambino quanto un giocattolo con una componente tessile”. Il bambino potrebbe mettersi in bocca la pelliccia, potrebbe succhiarla o ingoiarne il pelo. Su tutti e cinque i capi analizzati sono stati trovati residui di pentaclorofenolo, un insetticita e fungicida bandito dall'Unione europea dal 1989 in quanto genotossico e cancerogeno per l'uomo; questa sostanza viene assorbita facilmente dalla pelle e, a seconda della concentrazione, può provocare vertigini, nausea, vomito e danni renali. Tra le altre sostanze classificate come tossiche o possibili cancerogeni: PCP Pentaclorofenolo, TeBT Tetrabutil Stagno, metalli pesanti (Cromo III, Alluminio e Piombo) tracce di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Pirene, Naftalene, Fenantrene, Fluorantrene). "E' la prima volta che in Italia viene fatta un'indagine del genere - dichiara Carla Campanaro, Responsabile ufficio legale della LAV - quindi non si è mai acclarata una pericolosità di questi capi indi per cui non c'è un quadro normativo di riferimento che rileva tale pericolosità. Non vuol dire però che questi capi non siano pericolosi". La commercializzazione sul territorio nazionale di alcuni dei campioni analizzati potrebbe essere inibita, per il mancato rispetto del Codice del Consumo che vieta l'immissione, la produzione e la vendita di prodotti pericolosi. L'art. 105 "presunzione e valutazione di sicurezza" cita che "in assenza di norme specifiche per la sicurezza di un prodotto, la sicurezza è valutata in base alle norme nazionali non cogenti che recepiscono norme europee, alle norme in vigore nello Stato membro in cui il prodotto è commercializzato, alle raccomandazioni della Commissione europea relative ad orientamenti sulla valutazione della sicurezza dei prodotti, ai codici di buona condotta in materia di sicurezza vigenti nel settore interessato, agli ultimi ritrovati della tecnica, al livello di sicurezza che i consumatori possono ragionevolmente attendersi". La LAV, a prescindere dalla normativa vigente, chiede alle aziende coinvolte e al Ministero della Salute: - di ritirare dal mercato i prodotti segnalati e promuovere specifici accertamenti su altri ancora in vendita poiché esiste una presunzione di pericolosità; - allertare gli altri Paesi membri della presenza sul mercato UE di capi di abbigliamento contaminati attraverso il Rapid Exchange of Information System of the EU (RAPEX) - vietare l'uso degli animali da pelliccia, chiedendo al prossimo Parlamento, di intervenire sugli allevamenti che ancora esistono sul nostro territorio; alle aziende di moda di rinunciare all'uso delle pellicce animali. Cosa possiamo fare noi consumatori? Non comprare o indossare prodotti contenenti anche piccole parti in pelliccia animale.

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