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Il lavoro minorile e la sfida dell’istruzione primaria
di
Dario Lo Scalzo 27-02-2013
Il lavoro minorile è legato ad una serie di problematiche di natura sociale, strutturale ma anche economica oltre che, ovviamente, umana, legata alla salvaguardia dei diritti. Esiste una strategia da perseguire per un fenomeno così complesso? La strategia vincente, secondo molti addetti ai lavori, risiede nel garantire un’istruzione primaria universale.
Nel mondo oltre 200 milioni di minori lavorano. Le aree nelle quali maggiormente è concentrato il lavoro infantile sono quelle dei paesi in via di sviluppo in Asia, Africa e America Latina, ma il fenomeno ha da sempre assunto un carattere planetario e riguarda anche i paesi ricchi.
Malgrado gli sforzi dei governi del mondo e malgrado gli ambiziosi obiettivi stabiliti delle Nazioni Unite per eliminare il lavoro minorile entro 2016, i numeri restano spaventosi e preoccupanti. In tale scenario, occorre inoltre tenere in considerazione il fatto che molto spesso, il lavoro minorile è un fenomeno sommerso e ciò crea una difficoltà addizionale per quantificarne con più grande precisione la sua reale portata.
Il lavoro minorile è chiaramente lo specchio di una serie di problematiche correlate e intersecate di natura sociale, strutturale ma anche economica oltre che, ovviamente, umana, legata alla salvaguardia dei diritti. Tutto correlato al tutto, tutto interagente con il resto. E così, in piena crisi economico-finanziaria, il lavoro infantile rischia di divenire un fenomeno crescente e sempre più complesso.
Sarebbe riduttivo, in poche righe, elencare le differenti cause che lo hanno determinato e che tuttora incidono sul fenomeno del lavoro minorile, ma su tutte sembra evidente l’incidenza di fattori socio-culturali nonché quelli associabili al sostrato strutturale dei paesi in cui è maggiormente presente.
Lo stato di povertà, a livello individuale e familiare ma anche a livello paese, contribuisce enormemente all’espandersi del lavoro minorile. La povertà economica gioca un ruolo fondamentale nella decisione del minore di ricercare un lavoro così come nel sottostimare l’importanza dell’istruzione scolastica. D’altro canto, in un contesto strutturalmente povero, risulta difficile assicurare e sensibilizzare il diritto allo studio che potrebbe 'strappare' il bimbo dal lavoro. La povertà ed il contesto socio-culturale dunque sono delle cause primarie del lavoro minorile.
Ma ci sono tanti altri fattori e tante altre variabili, che andrebbero considerati ed analizzati paese per paese, che concorrono al lavoro minorile, uno tra questi per esempio la guerra. Le guerre provocano la morte di tantissimi uomini, la disgregazione dei nuclei familiari, gli esodi di massa, il profughismo. I bambini rimangono spesso orfani e, a meno di non essere reclutati come soldati, sono costretti a provvedere al proprio sostentamento.
Esiste una strategia da perseguire per un fenomeno così complesso?
Per molti addetti ai lavori la strategia vincente risiede nel garantire un’istruzione primaria universale. È questa la principale pista che segue oggi l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) insieme ai governi di tutto il mondo, insieme all’associazionismo e ad altre organizzazioni che, a vario titolo, si impegnano sul territorio per 'seminare' un’educazione scolastica.
Storie Invisibili propone la visione di due filmati che trattano le tematiche evocate facendo un focus su alcuni contesti reali. Si tratta di realtà che spesso rimangono sommerse a livello informativo nonostante riguardino delle problematiche di carattere universale.
In ogni epoca storica la guerra ha accompagnato il vivere dell’uomo. Anche il nuovo millennio non è venuto meno ai “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria e, anzi, i governi del mondo sembrano essersi armati sino ai denti pronti ad affrontare le guerre di questa era. Tutto ciò ha un impatto considerevole anche per i bambini e per chi è costretto a vivere in uno status di profugo.
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