E dire che nel settantesimo anniversario dell’approvazione della Costituzione italiana un 25 aprile unitario e unito sarebbe stato veramente un bel messaggio e una bella boccata d’ossigeno...
Ma non è così, anche se l’Italia e gli italiani ne avrebbero disperatamente bisogno.
Il Pd ha fatto sapere già qualche giorno fa che non sarà al corteo dell’Anpi a Roma perché ritenuto «divisivo». La comunità ebraica ha detto che non ci sarà (è dal 2015 che non partecipa) perché non è stata vietata la presenza di una rappresentanza palestinese e si farà la sua manifestazione con partenza davanti all’allora sede della Brigata Ebraica. Ha scritto la presidente dell’unione nazionale della comunità ebraiche Noemi Di Segni: «Chi nega ai rappresentanti e discendenti della brigata ebraica il diritto di sfilare con serenità e sicurezza si pone fuori dalla storia».
Ma che nel “no” del Pd c’entri qualcosa il boccone non digerito del no dell’Anpi al referendum del 4 dicembre 2016 lo si sospettava già e lo si evince, quasi come una conferma, per esempio dalle parole recenti di Tommaso Corradi, ferrarese, coordinatore provinciale per la mozione Renzi, durante un dibattito pubblico a Palazzo della Racchetta a Ferrara, dove non ha risparmiato neanche la Cgil. “E’ stato un errore quello dell’Anpi di schierarsi per il No al referendum, ha creato confusione in chi si impegnava nel partito e nell’associazione e ha assunto posizioni antisemite nella decisione di ammettere al corteo del 25 aprile gruppi palestinesi”.
Controbatte la segreteria nazionale dell’Anpi
«Il 25 aprile è diventato, a Roma, l'occasione per discussioni pretestuose e per attacchi nei confronti dell'ANPI – si legge in una nota - Ce ne doliamo molto, perché la Festa della Liberazione dovrebbe essere unitaria e concentrata sui ricordi, sui valori, sul presente e sul futuro. Nella convinzione che si tratti di una delle giornate più significative ed importanti per la storia del nostro Paese, lasciamo da parte le polemiche sulle quali torneremo, semmai, in seguito, anche per cercare di indurre certi incauti commentatori politici a vergognarsi delle loro offensive elucubrazioni. Adesso, il problema vero è la riuscita della manifestazione a Roma, come in tutto il resto d'Italia. Noi speriamo sinceramente che ognuno ci ripensi, sia che si tratti della Comunità ebraica, sia che si tratti del Partito Democratico, al quale vogliamo solo ricordare che non è il corteo ad essere divisivo (ché anzi è stato immaginato e costruito come assolutamente unitario). E che la tradizione di ogni partito che si rifaccia alla democrazia non può che essere quella del rispetto dei valori unitari della Resistenza e della valorizzazione di queste pagine, tra le più belle della nostra storia. L'ANPI nazionale ha invitato tutte le organizzazioni periferiche a dar vita a manifestazioni imperniate sulla Resistenza, sulla Liberazione, sull'antifascismo e sulla piena attuazione della Costituzione. Il nostro fermo desiderio è che ciò avvenga in modo unitario e con una partecipazione massiccia, talché anche eventuali dissidenze (di cui saremmo comunque assai dispiaciuti) risultino secondarie e accessorie rispetto alla grandezza corale di un giorno di festa che è e deve essere di tutti. Di qui il nostro fermo invito, a nome dei combattenti per la libertà, che rappresentiamo e rappresenteremo sempre, checché ne dicano certi articolisti che ignorano i principi affermati anche da numerose sentenze, è rivolto a tutti gli italiani e a tutte le italiane, da Roma a Milano, da Reggio Calabria a Torino, da Palermo a Bologna perché partecipino in massa e con entusiasmo ad una giornata dedicata ai valori fondamentali della Carta Costituzionale e dunque della nostra stessa convivenza civile. Le bandiere fondamentali saranno quelle della Pace e della Resistenza; chi intende disturbare sarà isolato pur con i mezzi limitati di cui disponiamo. Le partigiane e i partigiani che hanno combattuto a fianco delle brigate ebraiche nel Ravennate, con l'Ottava Armata, non tollereranno che ad esse si manchi di rispetto, perché esse saranno presenti – lo auspichiamo – a pieno titolo. La piazza è di tutti, in un giorno di festa nazionale, ma a condizione che tutti usino rispetto per le idee degli altri, riguardo per la Resistenza, amore per la Costituzione».
Ma ce n'è un'altra... a Finale Emilia (Modena) il sindaco del centrodestra Sandro Palazzo non darà il microfono ai rappresetanti dell'Anpi durante la manifestazione. “Parla solo il sindaco perché lui rappresenta tutti – dice il presidente del consiglio comunale di Finale Emilia, Maurizio Boetti della Lega Nord – già in passato l’Anpi ha sputato nel piatto in cui mangia, facendo sempre discorsi non facili per l’amministrazione di centrodestra. Adesso basta, le associazioni, tutte, possono salire sul palco ma parla solo il primo cittadino”.