di
Legambiente
25-05-2012
Scongiurare il rischio ambientale per un'operazione mai effettuata prima d'ora. Legambiente scrive al Ministro dell'Ambiente Clini e al Capo della Protezione Civile Gabrielli per mettere in guardia sull’impatto ambientale del progetto scelto per la rimozione del relitto e sulla necessità di tutelare un ecosistema protetto come quello dell’Arcipelago Toscano.
“Riteniamo importante che venga seguita con la medesima attenzione e con la stessa struttura di controllo che ha operato finora – afferma Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - anche la fase relativa alla rimozione, al trasporto ed allo smaltimento definitivo del relitto: una fase che consideriamo molto delicata dal momento che un intervento di questa portata e di questa complessità non è stato mai realizzato finora, e che va monitorata quindi con marcata scrupolosità”.
È quello che il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, chiede a nome di tutta l’associazione, con due lettere inviate oggi al Ministro Clini e al Capo della Protezione Civile Gabrielli. In particolare Legambiente intende essere rassicurata sul fatto che “non ci saranno flessioni nella positiva attività di controllo e monitoraggio svolta finora e che le strutture della pubblica amministrazione impegnate in questo compito vengano piuttosto rafforzate nell’organico coinvolto e investite di maggiori competenze nella difficile opera di sorveglianza dell’impatto ambientale delle delicate operazioni”.
“Chiediamo in particolare - continua Cogliati Dezza - di monitorare, anche con l’ausilio del personale appartenente agli apparati statali e alle Forze dell’ordine impiegate fino ad oggi (Vigili del fuoco, Capitaneria di porto, Carabinieri, ecc.) tutte le operazioni che saranno effettuate, in modo da garantire costantemente una puntuale verifica degli stati di avanzamento del progetto e un’attenta analisi dei rischi e degli eventuali danni provocati”.
“Ci chiediamo inoltre – continua la lettera aperta del Presidente di Legambiente - se i progetti per la rimozione della nave, vagliati nel percorso che ha portato alla scelta definitiva da parte del privato, siano stati valutati anche da esperti e tecnici di Vostra fiducia per sapere se l’efficacia dal punto di vista tecnico e il minor impatto sull’ambiente marino dichiarati dal privato, responsabile del naufragio, siano valutazioni condivise anche dalle Vostre strutture”.
Questi, in sintesi, i contenuti delle lettere con le quali l’associazione chiede un incontro con i due esponenti della Pubblica Amministrazione.
Legambiente mette in guardia sull’impatto ambientale del progetto scelto (rischio frattura della nave, inabissamento, ripristino dei fondali marini dopo la creazione di un falso fondale di 6400 metri quadrati in acciaio su pali trivellati) e sulla necessità di tutelare un ecosistema protetto come quello dell’Arcipelago Toscano.
Infine l’associazione del cigno sottolinea come l’atteggiamento “poco rispettoso del territorio e le ipotesi di monetizzazione dei possibili danni ambientali da parte dei rappresentanti della società scelta – conclude Cogliati Dezza – siano non solo preoccupanti, ma anche offensivi per le comunità dell'intero Arcipelago Toscano. Al contrario – conclude la nota di Cogliati Dezza - bisogna dare continuità al rapporto con il territorio, le comunità e gli enti locali (Regione Toscana, Provincia di Grosseto, Parco dell'Arcipelago Toscano e Comune dell'Isola del Giglio) sia tramite una corretta informazione, sia con un pieno coinvolgimento nella fase di rimozione del relitto dal punto di vista istituzionale”.
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