di
Legambiente
31-10-2013
Emergenza smog e trasporto pubblico in picchiata, aumentano le auto private, immutate depurazione e perdita d’acqua potabile. Questa la foto dei centri urbani di Ecosistema Urbano 2013. Venezia, Trento e Belluno in cima alla classifica ma solo 11 città raggiungono la sufficienza. Presentata a Bologna la XX edizione del rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore sulle eco-performance dei capoluoghi di provincia italiani.
Non c’è da star allegri se le migliori 11 città del Paese raggiungono a malapena la sufficienza (con 60/100 di punteggio), quando soltanto rispettando tutti i limiti di legge (e quindi senza nessuna performance straordinaria) il punteggio complessivo di un centro urbano sarebbe molto vicino a 100. Non c’è proprio da stare allegri perché il quadro complessivo che emerge dalla XX edizione del rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore descrive un Paese pigro, apatico, che ha smesso di credere e investire nel cambiamento.
Da Milano, ancora e sempre preda dell’emergenza smog, a Roma dove crescono il parco auto privato e il tasso di motorizzazione, aPalermo, dove si continua a depurare meno dei 2/5 dei reflui fognari, Ecosistema Urbano evidenzia l’esasperante incapacità con cui molte città affrontano sul proprio territorio alcune questioni chiave dal punto di vista ambientale. Eppure esperienze positive in alcune città non mancano e dimostrano la praticabilità di alcune soluzioni capaci di offrire un servizio migliore al cittadino e alla collettività. È il caso della raccolta differenziata di Novara o di Salerno, delle politiche sull’energia e sulla mobilità di Bolzano, della solarizzazione dei tetti delle scuole di Bergamo oppure dell’esperimento della moderazione della velocità in un intero quartiere di Torino.
Il rapporto è stato presentato a Bologna nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione, tra gli altri dei sindaci e degli assessori dei Comuni coinvolti.
“Se nell’insieme le nostre città sono congestionate e inquinate, fragili rispetto al rischio sismico e idrogeologico, in ritardo rispetto all’erogazione dei servizi – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -, esse rappresentano pure i luoghi ideali per le migliori soluzioni. Soluzioni che non possono più essere limitate a singoli e parcellizzati interventi ma devono rientrare in un disegno lungimirante e complessivo, che veda le città come fulcro della rinascita del Paese. Interventi mirati a migliorare qui la raccolta differenziata e là il trasporto pubblico, l’inquinamento acustico o la depurazione delle acque, non possono infatti dare risultati significativi se realizzati al di fuori di un progetto politico nazionale che riconosca alle città un ruolo centrale e imprescindibile. Si parla tanto di smart city ma non dobbiamo dimenticare che le città possono essere smart solo se ci sono smart citizens, e quindi relazioni, creatività e cultura per creare consapevolezza sulle sfide e nuovi stili di vita”.
Lo studio segnala, infatti, che la crisi urbana chiede di immaginare con urgenza un altro futuro. Bisogna avere il coraggio di abbattere per ricostruire, rigenerare interi quartieri, recuperare edifici e dare casa, in affitto e a prezzi accessibili, a chi ne ha bisogno fermando il consumo di suolo e restituendo al verde suolo oggi impermeabilizzato. Bisogna pensare un modo nuovo di usare le risorse e l’energia, di organizzare la mobilità, con spazi pubblici più sicuri, più salutari e meno alienanti, immaginando la città come luogo dove si realizzano le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del vicinato, del quartiere, della comunità.
Nello specifico, la ventesima edizione di Ecosistema Urbano, con gli oltre 100mila dati raccolti attraverso un apposito questionario rivolto e redatto dalle amministrazioni dei comuni capoluogo, vede sul podio delle migliori città Venezia per le grandi, Trento per le medie e Belluno per le piccole, tenendo presente che si tratta di capoluoghi che ottengono punteggi di poco superiori ai 60/100. La sufficienza quindi, in un panorama, purtroppo, di generale mediocrità.
Venezia (prima tra le città con più di 200.000 abitanti), svetta in virtù di alcune buone performance, ma anche grazie alle sua peculiare conformazione. Qui migliora la concentrazione delle polveri sottili (Pm10) che scende dai 41,8 microgrammi al metro cubo della scorsa edizione ai 36,2 del 2012, così come la media di giorni di superamento dei limiti per l’Ozono (dai 50 giorni dell’edizione scorsa ai 40 di quest’anno). Cresce ancora la percentuale di depurazione dei reflui che si attesta per il 2012 al 94% (era al 90% lo scorso anno). Scende poi la produzione annua procapite di rifiuti (642,2 Kg per abitante, erano 664,7 nel 2011) e contestualmente la raccolta differenziata sale al 38,8% (35,4% lo scorso anno); in lieve calo i passeggeri trasportati annualmente dal sistema di trasporto pubblico: 564 viaggi procapite (erano 571 lo scorso anno). A Venezia c’è poi, grazie alla particolare conformazione urbana, il più basso tasso di auto immatricolate, pari a 41 ogni 100 abitanti; la migliore estensione procapite di isole pedonali con 5,10 mq/abitante (era 4,87 mq/abitante lo scorso anno); una buona porzione di suolo urbano destinato alle bici con 12,50 metri equivalenti ogni 100 abitanti (erano 10,71 lo scorso anno). Anche a Venezia però troviamo dati in flessione o lontani da livelli ottimali. Peggiorano, ad esempio, le medie relative alle concentrazioni di No2 che salgono a 41 microgrammi al metro cubo rispetto ai 38,8 della scorsa edizione e cresce la percentuale di acqua potabile dispersa dalla rete idrica (passa dal 36% dello scorso anno all’attuale 38%). Nella stessa categoria, al secondo posto troviamo Bologna seguita da Padova: in positivo la prima migliora la media di giorni di superamento dei limiti dell’Ozono, diminuisce l’acqua potabile dispersa dalla rete e aumenta la percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Al contempo, Bologna vede salire le concentrazioni di No2 e pure il monte rifiuti annuo prodotto procapite, mentre calano i passeggeri trasportati annualmente dai bus. Padova invece deve il suo piazzamento al terzo posto, ma sempre tra le appena sufficienti, principalmente ai miglioramenti registrati in tutti e tre gli indici legati all’inquinamento atmosferico, alla continua crescita della percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata, all’aumento del suolo destinato ai pedoni e al primato tra le grandi città dello spazio dedicato alle bici. A pesare in negativo, il calo dell’uso del trasporto pubblico.
Trento, prima tra le città medie (comprese tra 80.000 e 200.000 abitanti), conferma il primo posto dello scorso anno grazie a buone performance in alcuni dei settori chiave della ricerca e ad un buon andamento generale. Migliora la già buona media relativa alle concentrazioni di polveri sottili che scende ancora a 25,5 microgrammi al metro cubo (erano 27,5 l’anno passato), scende la percentuale di acque potabili perse dalla rete idrica, che era il 18% l’anno scorso e si ferma al 15%; migliora la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti: 65,6% quest’anno, era 64,3% l’anno passato. Sale ancora, seppur di poco, la frequenza di utilizzo del tpl che si attesta su i 185 viaggi per abitante all’anno rispetto ai 182 della passata edizione. Seconda, tra le medie è anche quest’anno Bolzano, in buona posizione grazie a medie complessivamente basse per quel che concerne i parametri relativi alla qualità dell’aria (per le concentrazioni delle polveri sottili è prima tra le medie con 15 microgrammi al metro cubo, mentre erano 18,7 lo scorso anno). Buoni poi i parametri relativi alla mobilità ciclabile e alle politiche energetiche. Parma si piazza terza tra le città medie principalmente per un buon andamento complessivo nei settori mobilità e energia e per qualche miglioramento, come per la media di giorni di superamento dei limiti della concentrazione di Ozono, diminuiti tra il 2011 e 2012 ma pur sempre sopra i limiti. A seguire Perugia e La Spezia che si caratterizzano per un andamento equilibrato nei diversi parametri senza nessun grosso exploit, con valori positivi che si alternano a elementi di sofferenza dell’ambiente urbano.
Le prime cinque posizioni delle città Piccole, al di sotto degli 80.000 abitanti, sono occupate da Belluno (1ª), Verbania (2ª), Nuoro (3ª), Pordenone (4ª) e Mantova (5ª).
Belluno è al primo posto grazie al buon livello complessivo della qualità dell’aria: migliora infatti in tutti e tre i parametri monitorati (No2, Pm10 e Ozono) e questo basta a far si che sopravanzi Verbania (prima lo scorso anno, quando Belluno fu seconda). Per il resto, i numeri di Belluno si confermano abbastanza buoni e spesso al di sopra della media tra le città piccole. Da segnalare le buone performances nel settore rifiuti: la produzione annua procapite scende ancora dai 405,3 kg annui del 2011 ai 395,9 di questa edizione e contestualmente cresce la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato che passa dal 67,6% a oltre il 70% (70,4% quest’anno). Verbania che cede il primato a Belluno, conferma un andamento generalmente al di sopra della media delle città piccole. Per i rifiuti raccolti in modo differenziato si conferma ben oltre il 70% (72,8%, era al 72,1% l’anno scorso) ed è seconda solo a Pordenone. Migliora poi nei passeggeri trasportati dal servizio di tpl e fa segnare una crescita ormai costante per la superficie di suolo urbano destinato ai pedoni (con 2,14 mq/abitante, erano 2.02 l’anno scorso) e alle bici (24,41 metri equivalenti ogni 100 abitanti quest’anno, erano 23,69 l’anno passato). Terza tra le città piccole è la sorpresa Nuoro, in questa posizione principalmente per il fatto che ha finalmente iniziato a rispondere al nostro questionario e quindi può essere valutata mostrando anche valori bassissimi per quel che concerne gli inquinanti atmosferici. Quarta e quinta rispettivamente Pordenone e Mantova che invece sono più solite occupare la parte alta della classifica tra le piccole, con qualche flessione nei parametri più significativi della ricerca.
Tra le peggiori invece troviamo un trittico tutto siciliano: Catania, per le grandi città, Siracusa per le città medie e Caltanissetta per le città piccole. Un triste risultato dovuto a molti “nd” e pessime performance in molti settori della ricerca, basti pensare all’ultimo posto di Catania nell’indice della produzione procapite annua di rifiuti con oltre 714,3 kg o, agli oltre 230 litri (230,3 l/ab/giorno) di acqua potabile consumata giornalmente dai catanesi, che fa il paio con l’altro ultimo posto tra le grandi città per l’acqua potabile persa dalla rete, che supera la metà del totale dell’acqua immessa in rete. Oppure, guardando al 3% di rifiuti raccolti in modo differenziato che vale l’ultimo posto tra le medie città per Siracusa, ultima pure per passeggeri trasportati dal servizio di tpl, con 8 viaggi procapite all’anno. Per Caltanissetta pensiamo agli “0” collezionati tra le città piccole negli indici legati alla mobilità ciclabile e alle zone a traffico limitato, o, ancora, agli 0,76 metri quadrati procapite di verde urbano fruibile, oppure al pessimo 63% di capacità di depurare i reflui.
Nel complesso, l’ecosistema urbano 2013 evidenzia con chiarezza la situazione di impasse in cui versa l’Italia delle città. L’inquinamento atmosferico, ad esempio, resta ancora a livelli di emergenza. Se scendono leggermente le media delle concentrazioni di Pm10 e di NO2, nell’insieme dei centri urbani sono invece in aumento i giorni di superamento dei limiti per l’O3 e il numero delle città che non rispettano i limiti per la protezione della salute umana fissati per l’ozono. Le città continuano a disperdere in media più di un terzo dell’acqua potabile immessa in rete (il 32%) e l’efficienza della depurazione migliora di uno “zero virgola” alla volta (oggi viene trattato l’89,6% dei reflui fognari, l’1 ,6% in più di un anno fa). Cala la produzione di rifiuti solidi urbani, soprattutto a causa della contrazione dei consumi, e restano praticamente stabili le quote della raccolta differenziata, che passa dal 38% al 39,3%. In questo settore solo nove le città raggiungono il target del 65% imposto dalla normativa per il 2012 e quasi tutte le grandi città non hanno raggiunto nemmeno quell’obiettivo del 35% che i Comuni avrebbero dovuto rispettare già nel 2006. Cresce lentamente ma costantemente il parco di autovetture circolanti che supera le 64 auto ogni 100 abitanti (64,2) e contestualmente prosegue il declino del trasporto pubblico urbano che continua a perdere passeggeri: i viaggi effettuati in media annualmente con i mezzi pubblici dagli abitanti dei capoluoghi di provincia scendono a 81 (erano 83 l’anno passato). Praticamente congelati gli indici dedicati a isole pedonali, zone a traffico limitato, reti ciclabili urbane.