Santo Padre, benché non sia cattolica mi si è allargato il cuore quando ho letto la sua enciclica "Laudato si'". Ho sperato che potesse sensibilizzare, attraverso la sua autorevole parola, credenti e non credenti, uomini e donne di buona volontà.
Io sono una di quelle gocce nel mare che cercano di fare del loro meglio per non lasciare via libera al degrado umano e ambientale; mi sono sempre sforzata, come tanti altri, di agire e di lottarre contro l'ingiustizia e la disuguaglianza, contro le guerre, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura.
Per questo la sua parola è stata per me fonte di incoraggiamento e speranza. Oggi penso che il più grande rischio per l'umanità attuale sia quello di distruggere le stesse fonti della propria e altrui vita: aria, acqua, terra. Inoltre, penso che oggi la salvaguardia della natura e dell'ambiente sia la cartina di tornasole per distinguere una società di rapina, guerra, sfruttamento, da una società di uguaglianza e collaborazione: il rispetto della natura e di tutti gli esseri viventi è ormai evidente essere in contrasto con il capitalismo globalizzato e feroce, che imperversa su tutti i continenti e che vede ogni creatura come possibile merce.
La sua enciclica ha toccato tutti i punti dell'enorme problema che è oggi il rapporto tra l'economia e la cultura dominanti e la vita del pianeta, che è anche la vita degli esseri umani che lo abitano. Le bidonvilles del terzo mondo non esisterebbero se milioni di comunità contadine e di indigeni non fossero stati espropriati delle terre su cui vivevano in armonia con la natura. Oggi questo sta avvenendo anche in Etiopia, dove le multinazionali occidentali e gli arabo sauditi si appropriano delle terre fertili, mentre il governo deporta centinaia di migliaia di contadini e indigeni, bruciando i loro villaggi e uccidendo e violentando, ammassandoli poi in veri e propri campi di concentramento. Le loro foreste vengono distrutte, i campi inquinati dalle monocolture, i fiumi avvelenati dai pesticidi.
Io ho sempre visto la distruzione della natura e quella della società e dell'anima umana andare di pari passo, e ho sempre visto un'espressione del sacro nella natura e in tutte le sue creature, così come nelle comunità umane che vivono in pace e collaborazione. E mi sembra di aver ritrovato il mio pensiero e i miei sentimenti nella sua enciclica e nella tante citazioni di Conferenze Episcopali che essa contiene.
Sono stata felice di leggere dichiarazioni che mostrano una profonda sensibilità in alcuni settori della Chiesa Cattolica sia per quello che riguarda la natura sia per ciò che riguarda la giustizia sociale. La sua enciclica mi aiuta a non scoraggiarmi e a proseguire nella mia, se pur piccola e limitata, battaglia per un mondo e un'umanità migliori. Ed è in questo ambito che mi permetto di farle una modesta proposta.
So che in Italia la Chiesa Cattolica possiede molte terre, sparse qua e là assieme a pievi, abbazie, conventi. Penso che, se la Chiesa cominciasse a salvaguardare le proprie terre dal punto di vista ecologico, facendo coltivare i campi solo con i metodi di un'agricoltura biologica rispettosa dell'ambiente e della salute, evitando di far tagliare i boschi o facendo un taglio selettivo e non inteso soltanto a fare più soldi possibile con la legna, questo sarebbe, oltre che un grande risultato concreto, un formidabile esempio per tutti e in primo luogo per gli agricoltori.
E quest'idea mi è venuta proprio perché vivo con la mia famiglia in un piccolo podere confinante coi terreni della curia di Fiesole, nel comune di Gaiole in Chianti, e i boschi della curia stanno venendo tagliati da una ditta privata. Una di quelle "imprese forestali" che si stanno moltiplicando da quando i regolamenti regionali per il taglio dei boschi sono diventati molto più permissivi e le centrali a biomasse molto redditizie, e da quando inoltre il controllo è quasi inesistente (ora poi non esiste neanche più il Corpo Forestale dello Stato).
In Toscana, e non solo, si vedono interi pendii di colline quasi completamente pelati. Insomma, la nostra piccola Amazzonia.
Accorgerci che anche i bei boschi della curia, con le loro querce secolari, stavano facendo quella fine, è stato per noi un colpo al cuore. Tanto più mi è sembrato stridente il contrasto tra le parole della sua enciclica e le pratiche con cui sono gestiti i terreni della Chiesa.
So che il suo potere non è illimitato, non sono un'ingenua, e tuttavia ho sperato e spero che il suo pensiero e le sue azioni incoraggino e rafforzino la parte migliore della Chiesa Cattolica, influenzino quella più debole e più attirata dal pensiero dominante. Per questo mi permetto questo suggerimento.
Un'agricoltura pulita e naturale e la salvaguardia dei propri boschi credo siano alla portata di tutti gli agricoltori e di tutti quelli che si trovano ad essere i custodi di un pezzo di terra, che dovrebbero lasciare sano e florido a chi verrà dopo di loro. Eppure tutto questo è praticato ancora da pochi: la Chiesa con il suo esempio potrebbe fare la differenza.
Con affetto e con i più fervidi auguri per la sua salute e il suo operato.
Sonia Savioli
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