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“In campo educativo la meritocrazia è per tutti. Compito degli educatori è riconoscere in ogni studente ciò che merita di essere valorizzato”. Questa volta Danilo Casertano utilizza lo spazio della sua rubrica sull'educazione indirizzando una lettera aperta al ministro della pubblica istruzione Francesco Profumo, la cui riforma propone di premiare gli studenti 'più bravi'.
Gentile Ministro
La sua riforma, a mio giudizio, non incide negativamente in termini strutturali sull’educazione statale ma ribadisce sul piano culturale un paradigma che non valorizza l’essere umano.
L’idea che sia giusto premiare gli studenti più bravi denota un’unilateralità di pensiero che molto probabilmente deriva dalla sua esperienza di vita. La visione che gli studenti più dotati mettano a disposizione le loro capacità a servizio di tutti è lodevole sul piano teorico ma se sul piano pratico questo incentivo al servizio viene promosso attraverso sconti sulle tasse e libri allora è davvero lontano dall’essenza dell’educazione.
Io credo che premiare in denaro atti di generosa fratellanza verso i propri amici e compagni sia alquanto denigrante per la bellezza che il gesto del donare ha in sé. “Non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la tua destra”, la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono per gli altri non ha bisogno di altri riconoscimenti.
In campo educativo la meritocrazia è per tutti. Compito degli educatori è riconoscere in ogni studente ciò che merita di essere valorizzato. La meritocrazia a mio giudizio consiste nel saper riconoscere quale sia il posto migliore affinché ogni individuo possa esprimere il meglio di sé, valorizzare principalmente l’aspetto economico svilisce l’effettivo valore dell’essere umano.
Chi sono gli alunni più bravi? Di quale bravura stiamo parlando? La scuola mette voti ai risultati delle verifiche e interrogazioni ma quanto è realmente interessata e veramente conosce le capacità relazionali, manuali, sociali, artistiche, intuitive, istintuali, musicali, creative, corporee, dei propri alunni? Ci sono innumerevoli storie di donne e uomini che hanno contribuito alla crescita dell’umanità che non hanno avuto una buona storia scolastica.
A questo proposito, certo che nel profondo abbiamo gli stessi obbiettivi di migliorare il sistema educativo nel suo complesso, la invito ad osservare ciò che sono in grado di suscitare i cosiddetti “ultimi” all’interno di una comunità scolastica che poi non è altro che l’anticamera della vita.
Insegnare a chi è in difficoltà permette di crescere e sviluppare metodi nuovi e più efficaci. Un insegnamento più immaginativo, artistico, fisico, poetico, pratico, creativo, manuale è di grande giovamento agli alunni con difficoltà di apprendimento ma ha anche la straordinaria possibilità di rianimare coloro che sono martoriati da un insegnamento nozionistico, intellettuale, standardizzato.
Non la conosco di persona ma dalla sua voce traspare buona fede. In nome di quella fiducia la prego di ripensare alla sua proposta e di fare un rigiro sul piano culturale e destinare le risorse che ha a disposizione per un aiuto concreto a coloro che saranno i primi solo quando qualcuno li guarderà con gli occhi dell’amore.
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