Liberi nel bene

"La libertà invocata dal cartello sulla spiaggia viene regolarmente intesa come assenza di limiti e ignoranza delle norme che sole possono garantirci la possibilità di abitare società e paesaggio".

Liberi nel bene
‘Spiaggia libera’ c’è scritto all’ingresso di un’ansa, appena arrivati sul lungomare di Ostia, all’altezza di Piazzale dell’Aquilone. Vicino al ristorante che è stato di recente tra i set del film ‘romano’ di Woody Allen e che – forse anche per questo, da allora - è tornato molto in voga, ci sono piccole cabine di legno colorate e una pensilina dove potersi anche stendere al sole. Proprio lì, a pochi metri, un tubo verde di scarico compare impennato tra gli scogli, una rete metallica vieta l’accesso ai non addetti ai lavori, tre bidoni pieni di rifiuti portano scritto il nome di altrettante città del meridione diventate tristemente famose per l’accumulo ostinato d’immondizia. Sull’arenile, invece, due fioriere gialle di cemento, dove al posto dei fiori, spuntano bottiglie di plastica e mozziconi di sigarette. Intorno, oltre a identici residui, cospargono la spiaggia lattine di birra consumate e incartamenti di panini a decine. La libertà invocata dal cartello sulla spiaggia viene regolarmente intesa come assenza di limiti e ignoranza delle norme che sole possono garantirci la possibilità di abitare società e paesaggio. I cittadini hanno certo diritto alla manutenzione, alla pulizia e all’intervento dell’amministrazione pubblica affinchè quelle spiagge, dove non ci sono imposte da pagare per l’accesso, siano comunque rese agibili e utilizzabili senza rischi. Ma le persone, la cui dignità e libertà si realizza proprio in quanto partecipanti al rito e alla consuetudine del vivere comunitario, hanno il dovere di non aggravare l’incuria con l’ingiuria al territorio. Tutti noi abbiamo almeno due responsabilità, che ci riguardano come esseri umani: la prima è rivolta alla bellezza e all’armonia della natura, che non merita di essere alterata o compromessa dalle tracce inique del nostro passaggio. La seconda coinvolge direttamente il futuro dei nostri simili, non dico di coloro a cui consegneremo il pianeta – la prossima generazione - ma di quelli che la prossima settimana, o il prossimo mese, la prossima domenica, arriveranno sullo stesso metro quadro che abbiamo deturpato con gli scarti di una privata pigrizia. La disciplina, la compassione e la cura che riserviamo all’altro, cose o persone che siano, sono le stesse che ogni giorno – consapevoli o meno - riserviamo a noi stessi. Solo in questo senso, forse, la forma più grande di altruismo viene sempre da una forma di audace egoismo. La libertà del cartello ci impone allora un orizzonte esigente, che comincia dalla spiaggia e non dal pontile.

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