Ieri l'Unione europea ha stabilito le sanzioni contro il regime libico, di cui ormai si parlava da giorni. Il Consiglio europeo ha approvato l'embargo sulle armi che era stato definito dall'Onu sabato scorso. L'embargo è esteso anche alle armi non tradizionalmente intese, vale a dire tutti i mezzi che il regime potrebbe utilizzare per reprimere la rivolta. Tra le sanzioni, anche quella che prevede il congelamento dei beni e misure restrittive sui visti per Gheddafi e 25 tra familiari e funzionari. Queste misure entreranno in vigore nei prossimi giorni. Esilio per Gheddafi?
Intanto alla Casa Bianca si discute sulla possibilità di mandare in esilio il raìs Gheddafi. La stessa Hillary Clinton, segretaria di Stato, intervenuta ieri al Consiglio per i diritti umani a Ginevra ha insistito sul fatto che "il Muammar Gheddafi ha perso la legittimità a governare" nei cofronti di un popolo, quello libico, che negli ultimi giorni ha subito un vero e proprio massacro da parte di "mercenari e criminali". Per queste ragioni, la Clinton ha chiesto all'Onu misure supplementari affinché si possa impedire che tali violenze possano avere un seguito. Gheddafi deve andarsene "adesso" ha concluso Clinton categorica. Nel frattempo il Pentagono avrebbe disposto "forze militari" attorno alla Libia, accerchiando il paese in atteggiamento "preventivo". All'ipotesi dell'esilio Gheddafi ha risposto con una scrollata di spalle e il sorriso sulle labbra: "Mi amano. Tutta la gente è con me. Morirebbero per proteggermi", ha dichiarato il colonnello. Da Ginevra la condanna unanime a Gheddafi
L'Inchiesta in corso all'Aja
Intanto, al tribunale dell'Aja, il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato l'apertura di un esame preliminare sulle violenze in Libia. Si tratta di un primo passo verso una eventuale inchiesta formale per crimini contro l'umanità, che era stata richiesta da più parti per le violenze commesse dal regime libico contro i civili. Flussi migratori e sciopero dei migranti
Dopo gli allarmismi dei ministri italiani Maroni e La Russa, e dopo che il Presidente della Repubblica Napolitano ha invitato ad abbassare i toni sul 'senso d'emergenza' innescato, la questione dell'immigrazione sulle coste italiane è in costante ridefinizione. "Bisogna separare la realtà da quello che potrebbe succedere", ha detto ieri sera Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), ospite alla trasmissione L'Infedele di Gad Lerner su La7. E oggi, 1 marzo, la giornata dei migranti in Italia (nata lo scorso anno a seguito delle violenze di Rosarno) è stata dedicata proprio al Nord Africa. I migranti scendono in piazza in tutta Italia, per chiedere più solidarietà per il popolo libico, più diritti per i rifugiati e per gli immigrati tutti. Basta politiche razziste basate su respingimenti e Cie (Centri di identificazione ed espulsione), basta permessi di soggiorno ancorati al contratto di lavoro. Queste le richieste al centro delle manifestazioni che coinvolgono la giornata di oggi, uno solo l'intento: superare le normative che di fatto costringono buona parte dei migranti allo stato di clandestinità.