Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti approvato ieri sera una risoluzione che prevede l'imposizione di una no-fly zone (il blocco dello spazio aereo) sulla Libia e autorizza il ricorso alla forza contro le truppe di Muammar Gheddafi per proteggere i civili.
La risoluzione - approvata con 10 voti a favore, nessun contrario e con le cinque astensioni di Russia, India, Cina, Germania e Brasile – autorizza in pratica “tutte le misure necessarie” per proteggere i civili, tranne l'occupazione del Paese africano. Il testo chiede un immediato “cessate il fuoco e la fine completa delle ostilità”, frase inserita su richiesta della Russia che chiedeva l'approvazione di un testo diverso da quello messo a punto nella versione finale dalla delegazione francese. Alla notizia dell'approvazione della risoluzione 1973 è esplosa la gioia a Bengasi, roccaforte degli insorti. L'Unione europea - con un comunicato congiunto della rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton e del presidente permanente, Herman Van Rompuy - si è detta pronta “a mettere in pratica” la risoluzione dell'Onu sulla Libia. Il portavoce del governo francese ha annunciato che le operazioni militari sulla Libia per fermare le forze di Muammar Gheddafi avverranno in tempi rapidi e la Francia vi parteciperà. La stessa fonte ha aggiunto che “l'intervento militare non sarà un'occupazione del territorio libico, ma un dispositivo di natura militare per proteggere la popolazione libica e aiutarla a realizzare la sua aspirazione di libertà”. Parigi ha avvertito che un attacco aereo alla Libia potrebbe avvenire anche entro poche ore. La Germania, astenutasi in Consiglio di sicurezza a causa “dei considerevoli pericoli e rischi”, ha invece fatto sapere che non parteciperà ad azioni militari. In nottata il presidente americano Obama ha chiamato il premier britannico Cameron e il presidente francese Sarkozy per coordinare una strategia comune. La risoluzione 1973 è una minaccia all'unità della Libia, ha denunciato in una conferenza stampa il viceministro degli esteri libico Khaled Kaaim, affermando che Tripoli è pronta a un cessate il fuoco. “Speriamo che l'Italia si tenga fuori da questa iniziativa”, ha aggiunto il viceministro degli esteri Kaaim. La posizione italiana dopo l'approvazione della risoluzione dell'Onu sulla Libia sarà discussa in un vertice previsto a mezzogiorno a Palazzo Chigi tra i vari ministri, i capi dei servizi di sicurezza e il vertice militare della Difesa. In particolare nel corso della riunione dovrebbe essere preso in esame il contributo italiano all'attuazione della 'no-fly zone'. Secondo quanto riferiscono fonti governative, i ministri degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa saranno ascoltati alle ore 14 dalle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato a Palazzo Madama. Ancora nulla, insomma, è stato ufficialmente deciso. Il governo potrebbe offrire almeno tre basi per ospitare gli aerei da guerra di altri Paesi membri della Nato. Le sedi più probabili da utilizzare sono la base di Sigonella (vicino Catania), dove si trova una stazione della Marina Usa e il 41esimo Stormo Antisommergibili, e quella di Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo. In Puglia si trova poi la base di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che ospita il 36esimo stormo. Il primo Paese arabo che ha annunciato che parteciperà alla no fly zone sulla Libia è stato Il Qatar. Come ha dichiarato un funzionario del ministero degli esteri del Qatar, “alla luce della risoluzione votata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, il Qatar ha deciso di contribuire agli sforzi destinati a far cessare il bagno di sangue e a proteggere i civili in Libia”. In merito alla risoluzione approvata ieri dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Seif al-Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, ha affermato che la Libia non ha paura. “Siamo nel nostro paese e con la nostra gente. E non abbiamo paura” - ha detto Seif al-Islam Gheddafi - “Non abbiamo paura. Non avremo paura. Non aiuterete la gente se bombarderete la Libia per uccidere i libici. Voi distruggete il nostro paese. Nessuno è contento di questo”. Intanto, dopo una notte di spari con armi pesanti, le forze fedeli al colonnello Gheddafi hanno ripreso gli attacchi e stanno bombardando la città di Misurata, città 200 chilometri ad est di Tripoli in mano agli insorti. La situazione in Libia è sempre più difficile e probabilmente l'ufficializzazione di un'operazione militare occidentale contro Gheddafi farà salire anche il livello di sbarchi a Lampedusa. Dopo una tregua durata poco meno di 48 ore, dovuta al maltempo, intorno all'una di notte sono giunti sull'isola 38 nordafricani, tra cui tre donne, altri 39 sono arrivati questa mattina mentre sono state avvistate altre sette imbarcazioni. VAI AL DOSSIER SULLA GUERRA IN LIBIA
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