Nei vari salti mortali e capriole multiple che i distruttori del pianeta si inventano per mantenere potere e status quo, adesso spunta fuori la storiella che non possiamo fermare lo “sviluppo” per salvare l’ambiente. Ergo, bisogna sacrificare l’ambiente per lo sviluppo. Mai boiata fu più pazzesca, direbbe il compianto ragionier Ugo Fantozzi.
A rafforzare questa tesi si citano i paesi cosiddetti in via di sviluppo per dimostrare che per loro non è possibile proteggere l’ambiente, perche devono uscire dalla povertà e svilupparsi come noi. Ergo, noi che ci siamo sviluppati abbiamo avuto la licenza di inquinare.
Sono molte le considerazioni che smontano questi deliranti assunti a difesa dello “sviluppo”. I paesi cosiddetti sviluppati non sono usciti dalla povertà, altrimenti non si spiega perché le statistiche ci dicono che ad esempio in Italia ci sono milioni di poveri, e sono le stesse statistiche che i politici e gli industriali usano per convincerci che dobbiamo crescere e consumare a più non posso. Quindi ci si decida: o siamo poveri oppure no, non possiamo "essere questo e quello" a giorni alterni a seconda di cosa conviene.
Affermare che per i paesi in via di sviluppo non è possibile tenere conto degli effetti sull’ambiente è come chiedere a una persona se si vuole suicidare buttandosi dal centesimo piano o sparandosi alla testa. La differenza è solo che sparandosi alla testa si muore immediatamente, buttandosi dal centesimo piano forse si ha qualche secondo di vita in più e, come nella famosa battuta, durante il volo si può dire: “Fino a qui tutto bene”, che è esattamente quello che ci dicono gli “sviluppisti”: fino a qui tutto bene. E’ evidente pure ai sassi che se distruggi l’ambiente non si avrà nessuno sviluppo, di nessun tipo, semplicemente ci si sta scavando la fossa, che tu sia un cinese, un argentino, un africano o un tedesco.
ll problema ambientale si è aggravato costantemente e si è passati da una vita cosiddetta di povertà al consumismo passando attraverso l’aggressione all’ambiente. Non si è passati dalla povertà a una vita di reale benessere per tutti ma a uno sfrenato "spreco". Per essere vero benessere, deve esserlo per tutti, non solo per pochi privilegiati a scapito dei tanti; e il vero benessere presuppone necessariamente la salvaguardia dell’ambiente.
Se infatti posseggo denaro per comprarmi delle merci ma tutto è avvelenato e inquinato, cosa ci faccio con i miei soldi da “sviluppato”? Assolutamente nulla. Nel passaggio quindi dalla povertà al consumismo non si è tenuto presente nulla se non l'arricchirsi di qualcuno a scapito di molti e dell’ambiente stesso. Un vero sviluppo, o meglio prosperità, avrebbe dovuto tenere conto innanzitutto delle condizioni di ognuno, senza arrivare a livello globale con qualcuno che ha tantissimo e tanti altri poco o niente. Così come si sarebbe dovuto tenere presente che inquinando ed esaurendo le risorse non si fa certo qualcosa di positivo, né ci si sviluppa.
In soli due secoli e mezzo di rivoluzione industriale siamo stati capaci di devastare un pianeta intero e le grandi scoperte di cui andiamo fieri, la super tecnologia, sono niente di fronte al fatto che non siamo nemmeno in grado di salvaguardare la nostra casa comune e dare reale benessere a tutti sul pianeta; quindi la nostra tecnologia è fasulla e non vale niente, altro che sviluppo.
Lo sviluppo è un bluff clamoroso e non è altro che un sistema che favorisce i ricchi, la finanza, le multinazionali che hanno dato briciole alla maggioranza delle popolazioni cosiddette sviluppate e lacrime e sangue a tutti gli altri. E si sono pure inventati che ci hanno liberato dalla fame, gettando nella disperazione qualche miliardo di persone che abbiamo depredato di tutto. Ma l’obiettivo dello “sviluppo” è solo ed unicamente arricchire sempre di più chi è in grado, e scaltro, di fare soldi sulla pelle altrui e sull’ambiente. Infatti pochi miliardari al mondo detengono fortune pari a quelle di interi continenti. Può essere chiamato sviluppo tutto ciò? Non è forse molto più realisticamente definibile come rapina?
Ecco perché oggi viene fuori la storiella che lo sviluppo non si può fermare; e guarda caso chi lo dice? Anche un tale che si chiama Silvio Berlusconi, uno di quei ricchi sfondati del pianeta che pur di mantenere le sue ricchezze e il suo potere menderebbe in fumo tutto e tutti senza problemi. Berlusconi centra perfettamente il nocciolo del problema rispondendo ad una domanda su cosa pensa di Greta Thunberg. Dice infatti: «Io non credo che ci possano essere miliardi di persone che vogliono far venire meno la fame, che vogliono vivere meglio, che vogliono dare un futuro alla propria famiglia, che in nome dell’ambiente rinuncino a mangiare, a spostarsi, a limitare i propri consumi laddove ritenuti inquinanti».
Più chiaro di così... I tuoi consumi sono inquinanti? Ma chissenefrega, mica puoi rinunciarci. Come se per vivere dignitosamente si dovesse necessariamente danneggiare l’ambiente o creare inquinamento.
Se i paesi in questione fanno la fame è a causa dei paesi sviluppati che, proprio perché sviluppati, hanno sempre bisogno di sfruttare l’ambiente e altri popoli. Interessante poi notare l’accenno di Berlusconi sulla fame, come se fosse una responsabilità dell’ambiente quindi della natura, che invece ci ha dato tutto per sfamarci e stare benissimo ed è proprio iniziando la guerra alla natura e al prossimo, che abbiamo propagato la fame. La fame è la conseguenza proprio dello sviluppo e di una diseguaglianza di cui lo sviluppo è causa endemica.
Nel commento emblematico di Berlusconi c’è un cinismo, un menefreghismo totale ma soprattutto una mancanza di visione e di salvaguardia delle prossime generazioni, dando per scontato che non si possa vivere in alcun modo se non producendo inquinamento e ingiustizia, che sono i pilastri su cui si basa il potere dei ricchi sparsi per il globo. Senza contare poi che a Berlusconi, miliardario intento solo a salvaguardare i suoi interessi, non è mai interessato nulla di chi fa la fame.
Uscire dalla povertà o miseria è certamente possibile e per farlo si possono seguire strade che non sono affatto quelle dello “sviluppo”, laddove i ricchi sono sempre più ricchi e l’ambiente è la vittima sacrificale. Esistono strade diverse e percorribilissime per fare una vita dignitosa e avere tutto il necessario ma non il superfluo che è necessario al consumismo.
Come percorrere queste strade lo indichiamo da sempre su questo portale di informazione e come associazione Paea, con la pratica e con modelli di vita e lavoro che vivamo in prima persona e che sono la vera alternativa alla follia consumistica e alla conseguente distruzione del pianeta.
Basta con le balle sullo sviluppo, si pensi e si agisca nel solco del motto di Gandhi: Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi.