C'è una correlazione molto stretta tra gli spazi in cui viviamo e il nostro benessere psico-fisico. Spesso anche una cattiva progettazione impedisce alla luce del sole di entrare all’interno di un edificio, perché non prevede sufficienti aperture verso l’esterno, ignora la presenza di caseggiati o alberi troppo vicini, sottovaluta l’eccessiva sporgenza di tetti e balconi. Ed ecco che il nostro organismo si ammala.
L’importanza della luce naturale – L’organismo umano, nel corso dei millenni, si è adattato alla Natura e ai suoi ritmi: in particolare, molte delle nostre funzioni vitali si sono adeguate alle caratteristiche della luce solare, alle sue variazioni d’intensità e di colori nell’arco della giornata, al "ciclo naturale" luce-buio. Il nostro corpo è in grado di percepire e reagire all’energia trasportata da tutte le radiazioni solari, "visibili" (luminose) e "non visibili" (ultraviolette e infrarosse). Così, sotto forma di raggi ultravioletti, la radiazione solare regola la produzione ormonale e stimola la formazione di vitamina D3, importante per la crescita delle cellule e delle ossa; sotto forma di infrarossi, rafforza il sistema immunitario, influenza la circolazione del sangue e il metabolismo; sotto forma di raggi luminosi, infine, sincronizza il nostro orologio biologico con quello solare adeguando in questo modo i ritmi dell’organismo a quelli della Natura, in particolare al ciclo giorno-notte. Molte delle nostre attività fisiologiche funzionano ritmicamente, con alti e bassi nell’arco delle 24 ore: come il ritmo sonno-veglia, la secrezione di ormoni, la temperatura corporea, la pressione arteriosa, la moltiplicazione delle cellule. In particolare, il ritmo naturale buio-luce regola il sonno e la veglia: al buio viene prodotta la melatonina, l’ormone sonnifero che favorisce il sonno.
Vivere in ambienti poco luminosi può causare perciò una serie di patologie più o meno gravi. E può renderci anche di cattivo umore. Infatti, anche il nostro umore si altera in funzione della quantità di luce a cui siamo esposti: la luce naturale, sia diretta che riflessa, stimola la produzione di serotonina, il neuro-trasmettitore la cui carenza determina proprio la depressione.
Questo spiega perché il buonumore esploda nei mesi estivi più luminosi e perché diminuisca quanto più ci allontaniamo dall’equatore. Infatti, sono proprio i paesi del Nord meno esposti al sole – come la Finlandia – ad avere il triste primato di suicidi e di alcolizzati. La Sindrome Depressiva Stagionale, o SAD, è una patologia legata al clima e ricorre soprattutto in autunno e inverno; ma colpisce anche quelli che vivono per la gran parte della giornata in ambienti poco luminosi o illuminati artificialmente.
Ciononostante oggi trascorriamo, a volte senza possibilità di scelta, il 90% della nostra vita al chiuso, in spazi spesso o sempre 'all’ombra'.
Mente, corpo e spazio: amici inseparabili – "Ogni condizione psichica è contemporaneamente una condizione fisica, e viceversa. Qualsiasi nostro stato d’animo e qualsiasi aspetto della nostra vita sono correlati: così, ad esempio, quando siamo depressi o malinconici, tendiamo a stare in 'penombra', ad isolarci dallo spazio esterno; allo stesso modo, uno spazio privo di finestre o in 'ombra', ci porta alla depressione e all’isolamento", dice Jader Tolja, medico, psicoterapeuta e docente di Body Conscious Design.
Per dimostrare la relazione tra lo spazio in cui viviamo e la nostra condizione psico-fisica, il Dott. Tolja ha condotto alcuni esperimenti sui suoi studenti: li ha sottoposti a particolari esercizi allo scopo di riprodurre in loro precise condizioni psico-fisiche, poi ha chiesto loro di disegnare una stanza. Ricorrendo ad esercizi cosiddetti 'di anatomia esperienziale' che utilizzano il tatto, il movimento o il respiro, ha sviluppato una condizione sensoriale: un viaggio all’interno del corpo al fine di percepire e prendere coscienza di ogni componente anatomica.
Al contrario, facendo sviluppare ad esempio calcoli matematici, ha attivato una condizione razionale. "L’essere umano è organizzato per pensare e per interagire con l’ambiente con tutto il corpo: non solo con la parte corticale del cervello che presiede alle funzioni razionali, ma anche con gli organi, i tessuti, le ossa, la pelle, i muscoli, il respiro, la voce…" sottolinea Tolja.
"La percezione degli organi interni cambia concretamente il nostro rapporto con lo spazio: questa condizione è naturale, ma purtroppo si sta perdendo sempre più. Diciamo che la si riconosce nei bebè, nelle donne gravide, negli animali, nelle culture mediterranee e africane".
Trovandosi in queste diverse condizioni psico-fisiche, cosa disegnano gli studenti?
"Dopo un esercizio finalizzato in particolare alla percezione delle viscere, disegnano finestre più grandi, ne aprono molte soprattutto sui lati e spesso disegnano anche quello che c’è fuori dalle finestre: fanno disegni più luminosi, addirittura disegnano i raggi di luce. Questo perché si attiva il Sistema Nervoso Parasimpatico, gli organi si rilassano, il livello di serotonina aumenta e con essa aumenta la sensazione di benessere. Quando le viscere sono aperte, anche la visione si apre e diventa più luminosa, lo spazio diventa più denso e più abitato: c’è un senso di appartenenza al mondo esterno, siamo aperti alle relazioni con gli altri.
Quando, dopo calcoli matematici, si trovano, invece, in una condizione razionale, restringono l’apertura delle finestre: si attiva il Sistema Nervoso Corticale che ha a che fare più con la ragione che con l’esperienza sensoriale. In questa condizione l’organismo si trova in uno stato di contrazione e isolamento. Il primo caso, portato all’estremo - conclude Tolja - produrrebbe una casa di vetro, il secondo un bunker".
In sintesi, se cambia la nostra condizione psico-fisica cambia anche lo spazio intorno a noi. Allo stesso modo, se interveniamo sullo spazio può cambiare quel momento psico-fisico.
Lo spazio ideale è dato dall’alternanza tra luce e buio – Gli esperimenti descritti dal Dott. Tolja possono essere tradotti anche in questo modo: più finestre su più lati attivano una condizione di tipo viscerale, è stimolata la produzione di serotonina, si crea una condizione antidepressiva. Al contrario, spazi poco luminosi portano ad uno stato di chiusura e depressione.
Buio e luce sono inseparabili, ci insegna la Natura: per questo vanno interpretati come complementari e non come opposti. Il nostro benessere psico-fisico richiede una perfetta armonia ed equilibrio tra i due elementi. Così come avviene in Natura, l’uno non deve risultare eccessivo rispetto all’altro. La luce all’interno di un edificio deve avvicinarsi il più possibile, in quanto a ritmo, intensità e qualità, a quella esterna: bisogna vivere il decorso della luce del giorno, soprattutto nelle stanze più importanti.
L’architettura moderna produce spesso bunker o case di vetro. Spazi troppo luminosi causano stress, spazi troppo poco luminosi o illuminati artificialmente provocano, invece, una perdita della sincronizzazione con la Natura che viene pagata in termini di malattie e disagi psicologici.
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