Il lupo cattivo

“La Libia finalmente si è liberata di Gheddafi e si aggiunge a Egitto e Tunisia nella lista dei paesi che si sono scrollati i regimi oppressivi. Certo che non si apre un cammino di rose e fiori, ma di speranza sì. Il fatto che il cammino della Libia sia stato molto più sofferto che quello dell’Egitto e della Tunisia avrà i suoi influssi decisivi in tutto il nord Africa. L’alba incerta di un mondo nuovo che si allarga? Direi di sì”.

Il lupo cattivo
È quello delle favole, è il lupo cattivo. Una digressione, ‘cattivo’ viene da captivus cioè prigioniero, prigioniero del diavolo come recita la formula cristiana. Ma si può anche pensare che ‘captivus’ era il prigioniero tout court, lo straniero prigioniero, l’extracomunitario… Chissà. Dunque due domande. Chi è il lupo cattivo? E chi ha paura del lupo cattivo? Per i giornali c’è un lupo cattivo collettivo inteso come il solito ‘governo ladro’, nel '68 c’era la borghesia, il perenne ‘capitalismo’, oggi l’astutissimo e demonizzato B, oppure, in secondo piano la banda dei Bersani o il Presidente della Repubblica ex stalinista ora sofista e basta. Ma non si finirebbe con le sfumature e le distinzioni. Per quanto riguarda la paura invece non ce n’è troppa. In Italia naturalmente. Al più siamo rassegnati, oppure si porta pazienza e si attende. I ribelli libici sono vicini a Tripoli. Ribelli? Sul blog di Grillo sono sospetti. Vogliono buttare giù Gheddafi perché era l’unica e temibile alternativa al capitalismo internazionale. E sono sospette tutte le ‘primavere arabe’ perché appoggiate dagli USA. E quindi, magari indirettamente e di conseguenza un plauso ad Assad in Siria che resiste egregiamente reprimendo? Ma Assad è, dinasticamente, a capo di una minoranza (il 10% della popolazione) che detiene tutto il potere e che quindi reprime il restante 90%. Una vecchia storia che risale agli inglesi che arbitrariamente, ma forse non si poteva fare di meglio, disegnarono la mappa del Medio Oriente dopo lo sfascio dell’impero ottomano. Personalmente, come testimoniano le corrispondenze per questa rubrica, vediamo nelle primavere arabe l’alba, sia pure incerta, di un mondo nuovo. Prendiamo la Libia e tutti i servizi e le testimonianze che sono pervenute su questa guerra. Certo l’aiuto, indispensabile, dato ai ribelli da USA, Francia, Inghilterra può essere macchiato da intenzioni ‘pelose’. La copertura mediatica riguarda solo una parte (ribelle). Ma Gheddafi non ammette osservatori all’interno delle zone da lui controllate. E l’Egitto? Il processo a Mubarak? Sospetto anche questo? Certo si può sospettare di tutto, che lo zampino USA prenda il sopravvento, oppure che nella confusione della fase pre-elettorale i Fratelli Mussulmani prendano il sopravvento sulle altre forze in campo. E con i sospetti (inutili) continueremo ad alimentare l’incertezza e la confusione. E dobbiamo tenere conto di tutto. Delle raccolte di firme per fermare la distruzione di quel che resta dell’ultimo polmone del mondo, la foresta amazzonica. Naturalmente chiedendo al Brasile quell’innegabile sacrificio che noi, i ‘bianchi’, non abbiamo a suo tempo saputo fare. E l’India combattuta fra il ruolo di potenza asiatica, il suo sviluppo (capitalistico), il problema delle caste, le enormi sacche di indigenza estrema? E la Cina ugualmente e diversamente combattuta nel suo ruolo egemone? Questo mese siamo a sette miliardi di abitanti su questo povero e sovvertito pianeta che veramente non ne può più. E non vale per taluni, i privilegiati, la mera consolazione di filosofie orientali o psicanalitiche, scelte di vita o di partito. Siamo tanti, siamo troppi, e siamo sulla stessa barca. Quasi cento anni fa, quando eravamo un miliardo e mezzo, Lenin aveva scritto il suo fatidico ‘Che fare’. Ora forse con le parole non possiamo nemmeno definire lo stato delle cose, figuriamoci il prospettare soluzioni, il ‘Che fare’ di leniniana memoria. Rimane forse questa doppia considerazione, lo stato delle cose in una casa, la nostra, che sta diventando, anzi lo è già, il mondo e il come agire in quanto singoli o in quanto gruppi, partecipanti a questo tutto di tutti. Certi una volta di più che niente è più come prima. PS. La Libia finalmente si è liberata di Gheddafi e si aggiunge a Egitto e Tunisia nella lista dei paesi che si sono scrollati i regimi oppressivi. Certo che non si apre un cammino di rose e fiori, ma di speranza sì. Il fatto che il cammino della Libia sia stato molto più sofferto che quello dell’Egitto e della Tunisia avrà i suoi influssi decisivi in tutto il nord Africa. L’alba incerta di un mondo nuovo che si allarga? Direi di sì. E poi c’è la striscia di Gaza del nostro indimenticabile Arrigoni e la Palestina che attende. E la Siria di Assad che si sente mancare il terreno sotto i piedi. E i tanti paesi in subbuglio. E l’Iraq, l’Afganistan, il Pakistan. È come una grande marcia sofferta ma ineluttabile. Che si apre alla speranza e chiede la nostra speranza. Un percorso sognato dall’indimenticabile Jacque Bertoin.

Commenti

E' quello che ci raccontano. Il libero mercato e gli oligopoli che lo appoggiano...applicandolo agli altri possono essere ideologicamente più oppressivi dello stesso Gheddafi, perchè si impongono non lasciando altrenative, non aggredendole. Dittatura morbida, ma poi neanche tanto, perchè espugna colle bombe chi non si piega alla "libertà" della globalizzazione, dove c'è sempre chi è libero di essere ricco e potente e chi è libero di essere sottomesso perchè ha fatto entrare in casa il leone che si lamentava dell'ingiustizia della porta chiusa, minacciando, fra una frignata e l'altra, di buttarla giù direttamente lui e "a ragione". Altro che speranza, Libia, Egitto, Tunisia, sono entrate nel nostro gioco. Ed è un gioco in cui le regole sono fatte su misura per noi G8.
Marco B., 29-08-2011 04:29
Caro Marco B. la ringrazio delle sue non malevole osservazioni. Ho cercato di raccontare a mio modo nella rubrica gentilmente avuta in prestito, tappa per tappa, la primavera araba. Certo che si può darne una lettura opposta, la sua appunto. Sono dei punti di vista, dei partiti presi. Mi sono documentato al punto di seguire 5/6 volte al giorno ( per mesi, dal loro nascere) su tutta la stampa internazionale il corso degli avvenimenti.Per esempio dietro Sarkozy c'è una persona seria e onesta ( il suo ministro degli esteri). Ma forse non basta. Non le nascondo la mia simpatia istintiva per i ribelli libici, come per quelli che hanno abbattuto le statue del potere in Tunisia e in Egitto. E' stata per me questa un'intensa parentesi. E' ora forse di chiuderla.
carlo carlucc, 30-08-2011 04:30
Io non parlo come crede lei per "partito preso", piuttosto "ho preso partito", ma sulla base di idee ed elementi specifici, non perchè abbia una parte per cui tifo incondizionatamente. Prendere le parti di Gheddafi è tutto fuorchè pacifico ma sappiamo molto bene, ad esempio, le differenze di interesse riservate ad altri paesi altrettanto mal messi. Stiamo facendo i nostri interessi, mi creda. La Libia è un punto strategico e un paese petrolifero ed ho visto troppe di queste "guerre di pace" per non sapere chi è spesso il vero vincitore, o forse che non c'è un vincitore ma solo il caos, dove però il ricco è sempre il ricco e dove qualcun altro, da fuori, detta legge basandosi sull'assenza di un'autorità interna solida. Quanto ai ribelli, ricordiamoci che l'uccisore del tiranno non è automaticamente migliore del tiranno (e non è detto che lo faccia per amor di giustizia ma magari per amor proprio. Tacciamo sul fatto che battere il "cattivo" con i suoi mezzi (bombe) significa rischiare di prendere il suo posto come un secondo lui.)
Marco B., 31-08-2011 09:31
Aprezzo Carlo per le sue affermazioni sulla primavera araba.Certo è giusto parteggiare per i ribelli che a costo di grande sacrificio si sono scrollati di dosso il peso della tirannìa.Chi può dare torto a questi poveri disperati che ne hannbo subìto di cotte e di crude per la violenza dei loro aguzzini al potere? Siuramente hanno tutto il sostegno e la solidarietà nostra.E sotto tale profilo L'Italia in fatto di accoglienza ha fatto la parte del leone nei confronti degli altri partners europei.Dietro l'uccisione del tiranno sta l'egoista colui che vuole sostituirlo al comando,come del resto è accadutoin molti Paesi africani per es. Uganda Senegal e tanti altri. Alla caduta del dittatore per quelle disgraziate popolazioni si sono imposti altri dittatori senza miglioramenti socio economici ecivili per i cittadini. Carlo asserisce che quella delle rivolte contro i tiranni è'intensa parentesi è unasvoltastorica per popoli arabi anche se,caro Carlo secondo me è tutta una pagina da scrivere purtroppo caduto il regime oppressore non assistiamo all'instaurazione di forme di governi democratici tutt'altro gli esempi non mancano si veda lo Yemen ,la Somalia, lo stesso Egitto la Siria dove il terrore imperversa e siamo già alla guerra civile. Senza offesa probabilmente manca una cultura del rispetto di un ordinamento giuridico di cui si dovrebbero dotare.Ad ogni modo la strada sarà lunga per questi popoli per raggiugere l'agognata libertàcivile e un agiato sistema di vita libero da bisogni di ogni tipo
turiddu, 22-03-2012 07:22

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