El pueblo, unido, vuole un bel caldo...
Avete notato come le notizie sul caldo abbiano sempre un tono di giulivo entusiasmo? E se il caldo poi sarà quello del fine settimana, l’entusiasmo dei media che ce ne danno notizia sale alle stelle: andate, girate, correte, inquinate, consumate, fate circolare denaro e motori spetazzanti!
E’ vero che ha piovuto tanto in marzo e fino ai primi giorni di aprile. E la pioggia non ci “coccola”. Ci bagna le scarpine, ci inumidisce i capelli, ci costringe a portare l’ombrello, a prendere l’auto al posto del tram (oddio, non è che proprio ci costringe, però come si fa… andare in giro con l’ombrello… bagnarsi i piedi…), a non poter cavalcare rombanti moto nel fine settimana su e giù per i passi alpini e appenninici… Però, per chi se ne fosse dimenticato (el pueblo, unido, di tutto s’è scordato), senza pioggia non si mangia. Nemmeno le patatine confezionate del bar, nemmeno le merendine all’olio di palma tossico. E il guaio è che in quest’area mediterranea flagellata dal cambiamento climatico (grazie anche a merendine, patatine e motorone), dopo tre giorni di sole le temperature d’impennano di decine di gradi. Così il caldo “ci coccola”, come disse Giovanna d’Arco mentre accendevano il rogo.
Con 26-28 gradi all’ombra in aprile, un maggio che si preannuncia coerente, e non si sa quanti gradi al sole che ormai brucia invece di scaldare, chissà come si sentono coccolati gli alberi da frutta, che sono ora tutti fioriti, e i petali dei loro fiori sono spessi come carta velina e dunque si disidratano in poche ore con un caldo che un tempo era riservato alla piena estate. Chissà come si sentono coccolati gli insetti impollinatori e le api, che già il caldo aveva stracoccolato l’anno scorso, tanto che ne erano morte una gran quantità: di fame, non di coccole. Perché i fiori, quest’anno numerosi, grazie al caldo hanno però vita breve e nettare scarso. Le stesse cose valgono per le foglie ancora tenere e i fiori degli alberi di bosco e per gli insetti selvatici, di cui però el pueblo unido si infischia allegramente, per cui soprassediamo.
Invece miele, frutta, verdura, cereali e legumi sono cose che contano per tutti, e che hanno le loro esigenze; perciò non bisognerebbe dimenticarsi che sono prodotti da esseri viventi. Esseri viventi che, a differenza di noi umani “progrediti” e dotati di condizionatori, ventilatori, frigoriferi e soldi per mantenerli, il caldo sta mettendo a dura prova.
Forse ce ne ricorderemo il giorno in cui, per comperare il cibo che ci serve per vivere, saremo costretti a usare tutto o quasi il nostro stipendio o reddito. Perché, ricordiamo anche questo, la scarsità di una merce determina l’aumento del suo prezzo.
Ma cerchiamo di essere ottimisti, non tutto il male viene per nuocere. Gli scorrazzatori sulle grosse fuoristrada, sulle moto di grossa cilindrata, sulle macchine sportive o d’epoca che costano come il nostro appartamento… non sto parlando di tutti noi che usiamo auto e moto come mezzo di trasporto quando il trasporto è necessario e non c’è altro mezzo, parlo di quelli che proprio ci si divertono, li usano come giostre, scassano le scatole anche agli orsi e agli stambecchi percorrendo con SUV grossi come camion le mulattiere dei parchi nazionali; di quelli che in un pomeriggio di domenica si fanno in moto da due a cinque passi di montagna a tutta velocità per vedere se riescono a tornare a casa vivi; di quelli che sfilano avanti e indietro per le strade della Riviera o del Chianti sulle auto da ricchi per farsi ammirare dal popolo sbavante… bene, forse dovranno vendere i loro aggeggi infernali per comperare l’olio e le patate, la pasta e le cicorie. Speriamo. Noi intanto facciamoci l’orto e il frutteto, o almeno coltiviamo l’insalata sul balcone.
Ho fatto un patto
con i bombi pelosi,
quelli vestiti
di buio e di sole,
tondi come pianeti
con le ali.
Abbiamo fatto un patto:
io alleverò per loro
rosmarini,
loro mi canteranno
le canzoni.
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