Con il mondo in agonia ambientale e i catastrofici cambiamenti climatici causati dagli spacciatori di combustibili fossili, la politica non può più fare finta di niente come ha sempre fatto, quindi ultimamente sono diventati tutti ambientalisti ma a parole. Solo chiacchiere, qualche timido provvedimento di greenwashing e per il resto business as usual. E che il business sia il punto centrale dell’intera questione, lo dimostrano i guadagni stratosferici che fa chi vende prodotti petroliferi, e non si tratta solo delle multinazionali del fossile. Come si fa infatti a credere che uno Stato come quello italiano, che da inizio anno ha incassato circa 4 miliardi di euro dalle accise sui carburanti, con la benzina che recentemente ha superato anche quota 2,70 euro al litro, possa mai fare qualcosa veramente a favore della transizione ecologica? Suvvia siamo seri. Fino all’ultima goccia lo Stato non abbandonerà i combustibili fossili e la relativa montagna di soldi che incassa. Soldi che ovviamente vengono utilizzati per fare solo opere di bene al servizio del cittadino, come ad esempio l’acquisto di armi da inviare a paesi in guerra, tanto la Costituzione è da tempo carta straccia. Oppure che vengono utilizzati per comprare pseudo vaccini che scadono a milioni di dosi e vengono buttati o “regalati” a paesi africani che non possono che inviarli alle discariche.
E l’italiano in questa situazione cosa fa? Si lamenta ma paga sempre e comunque.
Abbiamo srotolato tappeti rossi agli industriali del cemento e delle automobili dando loro letteralmente le chiavi del paese, costruendo con i nostri soldi strade e autostrade ovunque. Autostrade che, come se non bastasse il favore di avergliele costruite, continuiamo a pagare con mille balzelli e pedaggi. Grazie alla lobby petrolifera e automobilistica, non abbiamo mai avuto una servizio di trasporto pubblico degno di questo nome e si va sempre più indebolendo il già disastrato sistema ferroviario, puntando soprattutto all’alta velocità, perché con quella si fanno lauti profitti, mica con i treni dei pendolari. E dato che il profitto per pagare mega stipendi ai mega manager è
prioritario, i servizi al cittadino sono l’ultimo dei pensieri.
Con la propaganda di cinema e televisione ci hanno fatto credere che la libertà si otteneva solo al volante di una spider, così ci siamo comprati macchine anche per i nostri cani e gatti e siamo ai vertici nel mondo per numero di automobile pro capite, praticamente primi in Europa, se si esclude il Lussemburgo.
Abbiamo lasciato che l’Italia diventasse un immenso garage con macchine dappertutto, in città, paesi e paesini costruiti non certo come le città d’America realizzate a misura di automobile e non per le persone. E nonostante ciò siamo costantemente bombardati da pubblicità di automobili, elettriche o meno, tanto non cambia di molto, perché è la mobilità stessa su automobile il problema.
E ci si chiede sbalorditi chi mai potrà ancora comprare auto se non sappiamo più dove metterle...
Tragicomici misteri dell’incredibile paese di Pulcinella...
Ma quale transizione ecologica, ma quali energie rinnovabili, ma quale ambiente! Niente di tutto questo, alla faccia di chi, non appena si parla di ambiente, urla e strepita che non si può toccare il diritto degli italiani a inquinare sempre e comunque e quindi ad ammalarsi e morire (e fare ammalare e morire pure gli altri). Più che il diritto a inquinare a piacimento e senza freni, sembra esserci il diritto a essere spennati e poi a suicidarsi. E nonostante l’evidenza della situazione, si accetta tranquillamente di essere spennati per poi lamentarsi, in un corto circuito di demenza dove non esisteno logica o intelligenza.
In teoria, con tutti gli strombazzamenti di finte azioni per l’ambiente, i costi del petrolio e dei suoi derivati dovrebbero crollare, visto che li si dovrebbe usare sempre meno. Però accade esattamente il contrario. Quindi anche in questo caso si dimostra non solo che per l’ambiente non si sta facendo nulla di serio ma che i combustibili fossili sono e saranno ancora un pozzo senza fondo di guadagni a cui né la politica, nè tanto meno le multinazionali vogliono rinunciare. Altro che transizione ecologica, l’unica transizione che si vede sono i fiumi di soldi che transitano sui conti correnti dei soliti noti.
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