di
Alessandra Profilio
17-05-2012
Artisti, studenti, intellettuali e curiosi. Migliaia le persone che sono arrivate a via Galvani dove, dopo lo sgombero della torre Galfa, si tiene un presidio permanente. Al centro dei dibattiti che si sono susseguiti negli ultimi due giorni vi è il futuro del progetto artistico e culturale. Nel frattempo "Macao non si arresta".
“Piazza Macao”: dopo lo sgombero, è stato così ribattezzato il progetto artistico e culturale autogestito che ha preso vita a Milano il 5 maggio scorso con l'occupazione della torre Galfa, un palazzo di 31 piani abbandonato da anni.
Artisti, studenti, intellettuali e curiosi. Migliaia le persone che sono arrivate a via Galvani dove da 48 ore si tiene un presidio permanente. In un loro comunicato, i lavoratori dell'arte e della cultura definiscono quello che ha preso forma dopo lo sgombero del grattacielo come “una forma espansa” del progetto Macao.
Nello stesso comunicato i promotori di Macao ricordano che martedì mattina alle ore 6,40 la polizia ha fatto irruzione all’interno dei locali della Torre Galfa rendendo esecutivo l’ordine di sgombero. I rapporti con la polizia sono stati pacifici e senza tensioni. Le 27 persone presenti all’interno dello stabile sono state identificate dai funzionari dello Stato e nove di queste sono state denunciate per occupazione abusiva di proprietà privata.
“Fino ad oggi – si legge nel comunicato diffuso ieri - la giunta comunale è rimasta nel silenzio e non ha espresso una posizione concreta riguardo all’occupazione e alle proposte emerse dalle assemblee plenarie di Macao. Non ha voluto ascoltare la richiesta di aprire un dibattito sul concetto di 'bene comune': la restituzione alla città di un edificio, pur privato che sia, abbandonato da quindici anni, reso vivo in questi giorni da un processo inarrestabile e crescente di partecipazione collettiva, in grado di accogliere le competenze e le visioni della cittadinanza, che sta lavorando in modo sperimentale sulla trasformazione di un bene culturale in un bene comune”.
“A Macao – scrivono - stiamo lavorando un nuovo modo di ricomposizione sociale che incita a un’assunzione diretta della responsabilità politica non mediata dalle forme della rappresentanza. Crediamo che un processo di questa importanza non possa essere relegato a un semplice problema di ordine pubblico”.
In ogni caso, lo sgombero avvenuto martedì mattina non ha portato ad un’interruzione delle intenzioni, della progettualità e delle attività di Macao. Musica, permormance, spettacoli e assemblee animano infatti da due giorni via Galvani, dove alcuni hanno trascorso anche le ultime due notti.
Al centro dei dibattiti che si sono susseguiti negli ultimi due giorni vi è il futuro di Macao ed emergono posizioni contrastanti circa la proposta del sindaco Giuliano Pisapia di trasferire il progetto nello spazio ex Ansaldo di via Tortona.
L'ex Ansaldo è un'area industriale di proprietà del Comune da molti anni e nel programma di Pisapia era già previsto che qui sarebbe stata realizzata la "Città delle culture". La proposta del sindaco non convince però tutti i manifestanti e sono diverse le proposte sollevate da via Galvani. Tra queste, quella che al momento sembra ricevere maggior consenso è l'ipotesi di trasferire il progetto in vari punti della città.
In ogni caso i lavoratori dell'arte e della cultura sottolineano che la questione non può essere ridotta ad una richiesta di 'nuovi spazi per l’arte', ma attraversa argomenti come “le condizioni di lavoro, le politiche sullo sviluppo del territorio, il ruolo cruciale della produzione della produzione culturale all’interno dei processi di valorizzazione economica, l’appropriazione illegittima di questo valore e la proposta di forme di redistribuzione del reddito”.
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