Negli ultimi tempi gli attacchi all'omeopatia hanno preso la forma di servizi televisi, interviste in trasmissioni di intrattenimento, titoloni sui giornali con attacchi di esponenti della medicina convenzionale che sono diventati veri e propri opinion leader in materia, libri per il grande pubblico e via dicendo.
Ne parliamo con il dottor Alberto Magnetti, medico omeopata, direttore dell'Istituto Omiopatico Italiano, direttore didattico della Scuola Medica Omeopatica Hahnemanniana di Torino, già professore incaricato alle facoltà di medicina e di farmacia dell'Università di Torino, nonché membro della Commissione Medicine Non Convenzionali dell’Assessorato della Sanità della Regione Piemonte.
Secondo lei c'è un'intensificazione di questi attacchi e critiche, che pure nel tempo non sono mancate nei confronti di questo approccio medico? Se sì, perchè?
«È indubbio che l’aggressione mediatica contro l’omeopatia sia decisamente degenerata in questi ultimi tempi. Senza fare del complottismo, è ormai evidente che l'attacco all'omeopatia sia stato concordato a livello internazionale. Le agenzie di marketing delle multinazionali del farmaco hanno organizzato un reticolo di interventi aggressivi utilizzando opinion leader assolutamente digiuni di omeopatia ma famosi in altri ambiti. Questa strategia ha previsto un loro addestramento a combattere questa battaglia non scientifica ma puramente mediatica in cambio di visibilità e fama mediatica e denaro. I loro punti di forza non sono lavori scientifici contro l'omeopatia ma solo metafore e luoghi comuni di grande impatto comunicativo (l’acqua fresca, l’effetto placebo, lo zucchero a 2000 euro al chilo e via dicendo). Gli unici riferimenti citati della ricerca scientifica sono solo due studi già ormai totalmente screditati essendosi rivelati frodi scientifiche architettate ad arte per avere un esito negativo. Invece persiste la caparbia volontà di rifiutare la valutazione dei lavori scientifici a favore dell' omeopatia. Ce ne sono di più di mille sulla banca dati Medline. Il motivo di tutto questo è da cercarsi nell'incredibile crescita prevista dell'omeopatia a livello mondiale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La preoccupazione delle aziende farmaceutiche è quella di vedersi sottrarre un'importante fetta di mercato con il conseguente danno economico. Il cambiamento che l'omeopatia potrebbe comportare nella società sarebbe un deciso miglioramento della salute dei cittadini con un buon miglioramento delle patologie croniche, come tutti i lavori costo-beneficio hanno dimostrato in questi anni. Il risultato è simile a quello della medicina convenzionale ma con un risparmio del 50%, sia per la diagnostica che per i farmaci utilizzati. Questo arrecherebbe un danno evidente alle aziende farmaceutiche che hanno puntato sulle patologie di tipo cronico come elemento di forza per i loro dividendi. Un paziente cronico, farmaco-dipendente a vita, rende molto di più di un paziente curato e poi guarito. Questo meccanismo perverso e cinico è ormai stato smascherato da importanti manager fuoriusciti dalle aziende farmaceutiche che hanno cominciato a raccontare queste realtà. La medicina scientista render sempre più schiavi i medici e disumanizza la medicina. Vogliono far diventare i medici dei Trivial machine, come dice Ivan Cavicchi nel suo “Le 100 tesi per gli Stati Generali della medicina”, cioè automi che si attengano acriticamente a linee guida e protocolli formulati da poche persone al mondo (molti dei quali portatori di conflitti di interesse). Limitando la decisionalità di scelta terapeutica si va inevitabilmente verso un pensiero unico in medicina, dove non ci possano essere più critiche o possibilità di messa in dubbio del pensiero medico dominante».
Perchè secondo lei si privilegia lo scontro a scapito del confronto?
«La scelta di ricercare lo scontro rispetto a un confronto sta nel fatto che non c'è nessuna volontà di dialogo; si punta solo alla distruzione dell'avversario. È reale la spaccatura che i media mainstream lasciano intendere tra medicina convenzionale, tutta unanime nella critica, e le medicine non convenzionali, in primis l'omeopatia, tutte unanimi nel difendersi? O in realtà la situazione non è proprio in questi termini? L’immagine che emerge da questo scenario mediatico fa pensare a un fronte unito contro la medicina omeopatica mentre in realtà l’effetto è falso e artificiale. Ricordiamoci che dalla parte dell’omeopatia ci sono più di 10 milioni di italiani e 20.000 medici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che l'omeopatia è il secondo metodo terapeutico più usato al mondo con 600 milioni di persone che la utilizzano. Chi si sta scagliando contro l'omeopatia è un ristretto pool di persone che, sostenute da un'ottima organizzazione e da un importante investimento economico, sta impiegando tutti i sistemi più sofisticati di comunicazione: i social, i giornali e le televisioni. La tecnica classica utilizzata è non dare mai spazio al contraddittorio e dare una informazione a senso unico, una voce unica senza spazio al dibattito. La volontà è quella di demolire la credibilità della medicina omeopatica. Sarà una dura battaglia perchè l'omeopatia in 200 anni si è ben radicata tra i cittadini e in questi ultimi 40 anni ha avuto una continua e costante crescita».
L'accusa principale che viene mossa all'omeopatia è quella di non avere prove scientifiche a supporto e di non essere efficace. Cosa si sente di rispondere?
«La critica che viene mossa all'omeopatia di non avere prove scientifiche e di essere acqua fresca (la classica metafora più utilizzata dagli opinion leader) è scientificamente infondata; esistono centinaia di lavori che dimostrano esattamente il contrario. La volontà è di non voler riconoscere questi tipi di evidenze scientifiche. Dice il teorema di Upton Sinclaire: “È impossibile far capire una cosa a una persona il cui stipendio deriva dal fatto di non capirla”. I lavori di ricerca sui vegetali e sugli animali hanno dimostrato in modo inequivocabile che il farmaco omeopatico non agisce per effetto placebo. Da vent'anni ricercatori come il professor Vittorio Elia, la professoressa Lucietta Betti, il professor Paolo Bellavite, tutti docenti universitari, lo stanno dimostrando, dedicando la loro vita alla ricerca della verità scientifica. Su Medline si trovano 6 metanalisi (le punte di diamante della ricerca scientifica): 5 sono a favore dell’omeopatia, una sfavorevole. L'unica sfavorevole è la famosa metanalisi di Shang del 2005, che i vari omeofobi continuano a sbandierare come l'evidenza dell'inefficacia dell’omeopatia. Questo lavoro si è rivelato un clamoroso falso scientifico per problemi per errori di tipo statistico di tipo 2. Se io dovessi combattere contro un nemico come l'omeopatia, farei di tutto per non riconoscere i suoi meriti e continuerei imperterrito a ripetere i miei insulti e le mie falsità nei suoi confronti. Non avrei nessuna disponibilità alla discussione scientifica ma porrei un pregiudizio assoluto. L’omeofobia è stata definita come il rifiuto a priori, pregiudiziale, dell'omeopatia. È stato pubblicato recentemente un bel libro dell'amico e collega Ciro D'Arpa dell'Ordine dei Medici di Palermo che si intitola “Omeofobia. Analisi dei documenti che affermano che l’omeopatia è solo un placebo”, dove viene stigmatizzato in modo implacabile, sia dal punto di vista scientifico che mediatico, tutto ciò che è materia di questa campagna di discredito contro l'omeopatia. Ne consiglio la lettura. Questa campagna diffamatoria ha toni molto duri e offensivi, anche contro i medici che utilizzano l'omeopatia e anche per questo, probabilmente, il risultato finale sarà un effetto contrario, come ho più volte sottolineato in vari articoli sul mio blog “omeoblog.it,” risolvendosi in un autogol. Finora il risultato è stato di indurre un aumento delle vendite di prodotti omeopatici e stimolare tutti gli omeopati a fare fronte comune superando qualsiasi divisione interna. Ora cominceranno a piovere querele e denunce. Il vaso è pieno».