Il Comitato Equivita, dopo il parere positivo espresso dal Consiglio Superiore di Sanità per l'allevamento di suini transgenici a fini di ricerca e per la produzione di organi geneticamente modificati, ha lanciato un comunicato stampa per tutelare i diritti umani e degli animali: "Rifiutiamoci di ammalarci per poi diventare chimere umane al fine di salvare gli investimenti delle industrie biotech".
Il divieto che vietava la clonazione degli animali è scaduto il 31 dicembre del 2001. In assenza di leggi in materia, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Enrico Garaci, ha annunciato la decisione presa dal Consiglio stesso: anche in Italia si potranno allevare suini transgenici a fini di ricerca e per la produzione di organi geneticamente modificati.
Nascerà, dunque, a Cremona nel centro Avantea del genetista Cesare Galli (colui che ha clonato il primo toro e il primo cavallo al mondo), uno dei primi allevamenti di suini o animali transgenici “esclusivamente a fini di ricerca” e nei quali il numero degli animali presenti sarà “contingentato sulla base delle esigenze legate alle ricerche stesse” ha dichiarato Garaci. Il Presidente, inoltre, ha specificato che “di volta in volta i progetti di studio verranno valutati dal Ministero della Salute” e che “gli allevamenti dovranno rispondere a determinate condizioni”.
La necessità di avviare un allevamento, spiega Galli, “nasce dall'esigenza di poter disporre di animali Ogm in numero sufficiente e che si riproducano naturalmente, al fine di rendere le sperimentazioni più semplici”. Galli spiega che “i suini transgenici da noi prodotti vengono inviati ai centri di ricerca in Italia, a Padova e all'estero dove gli organi Ogm dei suini vengono trapiantati a primati per valutare la risposta e il rigetto; il fine è il futuro trapianto degli organi animali stessi sugli uomini”.
Non c'è davvero fine alla ferocia di chi si crede superiore agli altri animali! Molti di noi penseranno, dopo aver appreso questa notizia, che il fine 'nobile' di salvare vite umane giustifichi tanta crudeltà. Vi invito a riflettere e ad informarvi perché probabilmente potremmo scoprire che tutti i tentativi di xenotrapianti (così sono definiti i trapianti di organi, tessuti o cellule tra organismi di due specie diverse) fatti in questi ultimi due decenni sono falliti.
Decine, forse centinaia, di trapianti d'organo da animale a uomo si sono tutti conclusi con una breve o lunga sofferenza, seguita dalla morte del paziente e gli innumerevoli esperimenti fatti tra animali di specie diverse (ratti, primati, gatti, polli etc.) non hanno altresì fornito dati utili all'uomo, come apprendiamo dal comunicato stampa del Comitato Scientifico Equivita (il cui scopo è quello di organizzare un'opposizione scientifica alla Sperimentazione Animale).
Nel suo appello (e nel sito nella sezione Manipolazione Genetica) il Comitato ci illustra le gravi questioni irrisolte legate agli xenotrapianti che mai vengono affrontate dai media o dai giornali:
- un'operazione di xenotrapianto potrebbe scatenare gravi epidemie e quindi potrebbe rappresentare un rischio per la collettività umana. Nel momento del trasferimento dell'organo dall'animale all'uomo, i virus nascosti nell'animale non sono individuabili pertanto il passaggio di agenti patogeni può avvenire tranquillamente.
“Questi agenti, ad esempio virus o retrovirus, trovano, grazie all'immunosoppressione praticata per evitare il rigetto, le condizioni ideali per passare all'uomo e tramutarsi, col tempo in agenti patogeni umani; tanto più che le barriere naturali di difesa contro le infezioni, la pelle e il tratto grastointestinale, vengono in questo modo aggirate (Nature, 407, 93 del 7/9/200). Praticamente la possibilità di trasferire all'uomo virus presenti nel patrimonio genetico delle cellule degli animali è alta.
“Molti autori ritengono che il virus HIV dell’AIDS si sia sviluppato dal virus SIV delle scimmie (probabilmente attraverso i vaccini per i quali venivano utilizzati questi animali). Molti altri pericolosi virus e infezioni che hanno attaccato gli esseri umani negli ultimi anni provenivano da animali, come il virus Ebola in più regioni dell’Africa, in diversi anni, o il virus Marburg e la malattia di Creutzfeldt-Jacob trasmessa da un prione delle mucche (BSE)”.
- il principale rischio per il paziente che affronta lo xenotrapianto è il rigetto. “Le differenze genetiche-fisiologiche ed anatomiche tra uomini ed animali, che riguardano, ad esempio la durata di vita, il ritmo cardiaco, il metabolismo, il sistema immunitario e quello ormonale, ed infiniti altri elementi, si riflettono nella reazione di 'rigetto iperacuto' (normalmente l'organo si necrotizza e il paziente muore in brevissimo tempo)”.
- il rigetto però non è l'unico pericolo per il paziente. Il noto chirurgo e ricercatore americano, Thomas Starzl, promotore degli xenotrapianti da diversi anni, definisce “chimera post-operatoria” il paziente trapiantato in quanto studi scientifici hanno dimostrato che le cellule dell'animale si diffondono in tutto il suo corpo. L'uomo 'xenotrapiantato', anche se superasse l'operazione e sopravvivesse, sarebbe uomo al 90% o al 95%.
Come afferma il Comitato, “egli infrange la Dichiarazione dell'Unesco sul Genoma Umano, che vieta la creazione di chimere umane” con tutti i motivi etici che ne conseguono. “Si è anche indotti a pensare: se un maiale in cui è stato introdotto un gene umano è donatore più compatibile, un maiale in cui saranno stati introdotti due geni, poi tre, poi quattro, dieci, o chissà mille geni, lo sarà ancora più (secondo il ricercatore francese Louis-Marie Houdebine sarebbe necessario modificare almeno 10 geni, ma non sappiamo quali. La Recherche 320,67 1999).
Quale è il punto in cui, per la ricerca, sorgerà l'obbligo di fermarsi? Quando il maiale sarà stato 'umanizzato' al 2, al 10, al 50 o al 90%? Allo stesso modo: un malato bisognoso di trapianto multiplo, ad esempio cuore-fegato-reni-polmone, potrà ricorrere all'animale senza perdere i suoi diritti civili di essere umano?”.
Il Comitato afferma che chi sostiene gli xenotrapianti ignora volutamente le ragioni sopra elencate e sottolinea che inevitabilmente gli organismi sanitari riducono l'assistenza ad altre categorie di malati per sostenere le spese di ogni trapianto; una fetta della popolazione scelta dagli Stati dell'Ue sarà lasciata senza assistenza a causa degli eccessivi costi dell'attuale 'medicalizzazione' della popolazione.
Per questa ragione, il Comitato considera negativa la 'cultura del trapianto' anche se accetta il trapianto (da uomo a uomo) nel caso in cui non vi sia altra soluzione o solo in caso di estrema necessità. Secondo il Comitato, la sanità pubblica dovrebbe investire soprattutto nella prevenzione in quanto a parità di costi, si potrebbero salvare più vite umane.
L'appello che fa a tutti i cittadini è “rifiutiamoci di ammarlarci per poi diventare chimere umane al fine di salvare gli investimenti delle industrie biotech” e “facciamo in modo che le scelte a vantaggio della vita e della salute umana prevalgano su quelle dettate dall'inarrestabile desiderio di profitto di alcune aziende transnazionali”.
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