Malagrotta: i rifiuti in discarica diventano veleno per il terreno

Le inchieste epidemiologiche condotte nel comprensorio di Malagrotta e della Valle Galeria a Roma stanno drammaticamente dimostrando che i rifiuti conferiti in discarica diventano veleni per il terreno e per le falde. La soluzione è una sola, ribadiscono i cittadini del Comitato Rifiuti Zero Fiumicino: "ridurre a monte i rifiuti e considerarli una ricchezza mediante riciclo e riuso".

Malagrotta: i rifiuti in discarica diventano veleno per il terreno
Quello che emerge dai verbali degli interrogatori è che a Malagrotta il rifiuto che vi viene conferito è 'tal quale' e che, in quanto tale, non è adatto al trattamento negli impianti TMB (trattamento meccanico biologico) che dovrebbero lavorarlo per ricavarne CDR, ossia combustibile da rifiuti, le cosiddette eco balle che alimentano gli inceneritori. Al di là della necessità di capire se la responsabilità del mancato conferimento agli impianti di TMB e del successivo quasi totale conferimento in discarica sia di AMA o di Colari, il vero problema è che in un caso come nell’altro chi paga sono sempre i cittadini, in particolare la gente della Valle Galeria. Se i rifiuti vanno 'tal quale' in discarica diventano veleni per il terreno e per le falde, se vanno negli inceneritori si trasformano in fumi e polveri tossiche, in entrambi i casi provocano malattie e tumori spesso letali, come si sta finalmente e drammaticamente dimostrando con le inchieste epidemiologiche fatte nel comprensorio di Malagrotta e della Valle Galeria. Il problema, quindi, è uno solo: l’attuale ciclo dei rifiuti, quello che prevede le discariche, gli inceneritori e gli impianti TMB finalizzati alla produzione di CDR. Anche, la soluzione è una sola: ridurre a monte i rifiuti e considerarli una ricchezza mediante riciclo e riuso. Da mesi, da quando il nostro comitato si è costituito per impedire la realizzazione di un inceneritore a Pizzo del Prete, stiamo ripetendo a gran voce che tutti i comuni devono passare alla raccolta differenziata porta a porta, al recupero delle materie e al compostaggio della frazione umida. Chiediamo un diverso ciclo dei rifiuti virtuoso, un ciclo che se fosse stato avviato seriamente anche solo un anno fa oggi avrebbe sicuramente portato a risultati considerevoli, a Roma e nei comuni della provincia. Fiumicino ad esempio, che a tutt’oggi ha, forse, una modestissima raccolta differenziata stradale attuata con i circa 450 cassonetti blu e bianchi sparsi su tutto il territorio, prevede in base al nuovo Piano Rifiuti Comunale l’avvio della raccolta differenziata porta a porta per fasi successive che porterà il comune al conseguimento fra sette anni di una percentuale di raccolta differenziata del 55%, a fronte di un obbligo di legge del 65% entro il 31.12.2012. Se a questo aggiungiamo il fatto che interi quartieri e località, come Aranova e i suoi attuali seimila residenti, saranno esclusi per i prossimi sette anni dalla raccolta porta a porta appare chiaro come al di là delle facili enunciazioni di principio a sostegno di un ciclo virtuoso la volontà reale sia quella di contribuire al mantenimento dello stato attuale e degli interessi che dietro il ciclo dei rifiuti si nascondono sempre meno velatamente. Se è essenziale continuare a mantenere la massima attenzione sulla questione Pizzo del Prete, altrettanto lo è fare pressione sul comune di Fiumicino affinché in tempi strettissimi vengano messi in campo progetti e fondi per attuare a pieno le direttive europee e le leggi italiane. Il Piano Rifiuti Comunale va rivisto e modificato per garantire in tempi rapidissimi il passaggio dalla raccolta stradale a quella differenziata porta a porta su tutto il territorio, devono essere riaperte le Isole Ecologiche di Pesce Luna, di Fregene e di Passoscuro, deve essere monitorato il regolare funzionamento dell’impianto di compostaggio di Maccarese, oggi fonte soltanto di forte disagio legato ai cattivi odori che ne derivano e dalla impossibilità di essere utilizzato da questo territorio.

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