di
Alessandra Profilio
08-11-2011
Mentre il maltempo che si è abbattuto sull'Italia continua a mietere vittime e a provocare disastri, il WWF sottolinea come, a seguito delle esondazioni, il rischio di dispersione di materiali pericolosi sia particolarmente elevato in alcune aree del paese dove sono presenti, vicino agli alvei fluviali, attività industriali pericolose o inquinanti.
Nelle aree a rischio del nostro Paese non si costruiscono soltanto abitazioni ma anche numerosi impianti industriali che trattano sostanze chimiche. “La temuta ondata di piena del Po preoccupa per le possibili esondazioni ma anche perché fa riemergere altre paure nei confronti degli impianti a rischio collocati nel suo bacino”.
Mentre il maltempo che si è abbattuto sull'Italia continua a mietere vittime e a provocare disastri, il WWF sottolinea come, a seguito delle esondazioni, il rischio di dispersione di materiali pericolosi sia particolarmente elevato in alcune aree del paese dove sono presenti vicino agli alvei fluviali attività pericolose o inquinanti.
Facendo riferimento al Po, il 'sorvegliato speciale' degli ultimi giorni, l'associazione ricorda lo sversamento avvenuto nel 2010 di 2600 tonnellate di idrocarburi dalla Lombarda petroli di Villasanta sul Lambro. Si tratta secondo il WWF di fatti ben conosciuti su cui si dovrebbe investire urgentemente in maniera mirata sulla base di un Piano strategico Nazionale di priorità per rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
Il bacino del Po è uno di quelli a maggior rischio, sebbene il problema riguardi molti corsi d'acqua del paese. Come ricorda il WWF, lungo i fiumi Lambro, Seveso ed Olona (ed affluenti), nelle provincie di Milano e Monza-Brianza sono situati molti impianti industriali che trattano sostanze chimiche.
“Attualmente diverse Regioni hanno completato i catasti degli impianti a rischio, ora è necessario agire per aggiornarli ma anche per avviare campagne di informazione e protocolli di sicurezza che riducano al minimo il rischio”, ha dichiarato Andrea Agapito, responsabile Acque del Wwf Italia. Il WWF da almeno dieci anni chiede la delocalizzazione, “ma mancano i fondi”.
Per mettere in sicurezza queste situazioni e limitare i danni durante le piene, Agapito suggerisce alcune azioni da compiere nel breve periodo: “è necessario che tutti gli impianti lungo i fiumi siano dotati di sistemi dry-proof, finalizzati ad impedire o minimizzare l'ingresso dell'acqua negli edifici (infissi a tenuta stagna; posizionando barriere mobili in corrispondenza di porte e finestre che possono non impedire l'ingresso dell'acqua ma, ritardandolo, consentire di allontanarsi o di mettere al sicuro mobili ed oggetti di valore) e/o wet-proof, mirati ad aumentare la resistenza una volta che l'acqua sia entrata (elevazione delle apparecchiature, come quelle elettriche, su piedistalli o piattaforme o istallazione nei piani superiori; protezione delle apparecchiature con sistemi di ancoraggio o a tenuta stagna)”.