di
Alessandra Profilio
17-11-2011
Un nuovo disastro ambientale si profila al largo delle coste del Brasile. L'ennesimo incidente petrolifero è avvenuto l'8 novembre scorso in una piattaforma offshore nel cosiddetto Campo Frade, a circa 370 chilometri al nord est della costa di Rio de Janeiro. Greenpeace: "La multinazionale petrolifera nordamericana Chevron è la protagonista del primo sversamento in alto mare del Paese".
Dopo la marea nera in Nuova Zelanda, un nuovo disastro ambientale si profila nelle acque del nostro pianeta, stavolta al largo delle coste del Brasile. L'ennesimo incidente petrolifero è avvenuto l'8 novembre scorso in una piattaforma offshore nel cosiddetto Campo Frade, a circa 370 chilometri al nord est della costa di Rio de Janeiro in Brasile.
La marea nera ha raggiunto un'estensione di 160 chilometri quadrati ed è arrivata a 120 chilometri dal litorale dello Stato di Rio, una delle spiagge più belle e famose del mondo. La compagnia petrolifera Chevron ha spiegato che la perdita potrebbe essere stata provocata dalla perforazione di un pozzo.
Il pozzo fa parte di un'estesa concessione petrolifera, la Frade, entrata in produzione nel 2009 e che produce 50,000 barili di greggio al giorno. La dinamica dell'incidente somiglia a quello avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico: una 'falla' in acque profonde che ha provocato il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti.
Al momento le imbarcazioni della Chervron e di altre imprese petrolifere stanno operando nell'area dell'esteso sversamento per tentare di contenerlo. Le operazioni prevedono la raccolta del greggio e l'utilizzo di disperdenti.
“Dopo essere stata accusata di danni ambientali e violazioni dei diritti umani per sversamento di petrolio in Equador, finanziamento del terrorismo in Angola, violazione del Clan air act negli Usa e distruzione delle foreste in Bangladesh, la multinazionale petrolifera nordamericana Chevron imprime ora il suo marchio caratteristico in Brasile. È la protagonista del primo sversamento in alto mare del Paese, che sta avvenendo nella Bacia de Campos, nel litorale fluminense”. È quanto ha affermato Leandra Gonçalves, responsabile della campagna energia di Greenpeace Brasil.
Secondo l'esponente di Greenpeace Brasil, il governo brasiliano deve prendere consapevolezza che ogni giorno di più si intensificherà il conflitto con le piattaforme offshore in mare profondo. Ecco perché, ha spiegato Leandra Gonçalves, è necessario ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ed andare verso un futuro più rinnovabile. “Ora più che mai – continua l'attivista - abbiamo bisogno di un accordo globale per la creazione di uno strumento legale che protegga gli oceani”.
In riferimento alla marea nera in Brasile si è espresso anche Simon Boxer di Greenpeace New Zealand il quale ha sottolineato il fatto che l'incidente dimostra che “proprio come non possiamo fidarci dell'industria nucleare non ci si può fidare della parola delle Big Oil”.
Tuttora i neozelandesi, ad un mese di distanza dall'incidente, stanno ancora facendo i conti con la marea nera che è costata la vita ad almeno 20.000 uccelli marini nella Baia di Plenty.