Alcuni criminali assoldati dai grandi allevatori e proprietari terrieri del Mato Grosso do Sul sempre più bramosi di terre e privi di scrupoli, hanno brutalmente ucciso un capo Guarani davanti alla sua famiglia ed alla sua comunità. Nell’escalation di violenza in Brasile contro le popolazioni indigene, ciò che risalta è comunque il coraggio di persone che, in fondo, chiedono solo di riavere i loro (spesso piccoli) appezzamenti di terra.
Ucciso davanti alla sua comunità, a colpi di pistola in testa e su tutto il resto del corpo, dopo essere stato fatto sdraiare per terra. È questo il triste destino toccato a Nísio Gomes, uno dei più importanti leader religiosi dei Guarani. La sua 'colpa'? quella di volere re-impossessarsi delle poche terre appartenenti da sempre a lui ed alla sua gente, ma strappategli con la forza trent’anni fa da un grosso allevatore di bestiame.
Dopo aver fatto sdraiare per terra gli altri presenti ed avere ammazzato Gomes come un cane, gli uomini armati e mascherati responsabili di questo ignobile crimine hanno portato via il corpo esanime del 59enne. A raccogliere le ultime parole dell’uomo è stato suo figlio, Valmir: “Non lasciate questo posto. Prendetevi cura di questa terra con coraggio. Questa è la nostra terra. Nessuno vi porterà via di qui. Abbiate cura delle mie nipotine e di tutti i bambini. Lascio questa terra nelle vostre mani”.
Un messaggio forte, di lotta e di speranza, ben lungi dalla rassegnazione, che solo un animo nobile poteva essere in grado di dare, in punto di morte. E a cui fanno eco, ora, le dichiarazioni di un altro leader Guarani: “Noi rimarremo qui. Moriremo tutti qui. Non abbandoneremo la nostra terra ancestrale”.
Mentre fuggivano, i criminali al soldo dei proprietari terrieri interessati a disfarsi della presenza delle popolazioni indigene hanno calpestato con le ruote del loro mezzo il Vara, grosso bastone di legno usato da Gomes per compiere i rituali e per pregare. Un oggetto sacro che, posseduto dalla comunità da circa 200 anni ed ora custodito da Valmir, non si è rotto nemmeno sotto il peso dei fuoristrada. Un segno non da poco, anche agli occhi dei più razionali.
Quello di Gomes e dei circa 70 membri della sua comunità era il terzo tentativo di tornare nelle loro terre ancestrali, che solo un mese fa erano anche riusciti in parte a rioccupare, situate nello stato meridionale del Mato Grosso do Sul.
Ora, a circa due settimane di distanza da questo terribile omicidio, altri delinquenti stanno intimidendo le comunità indiane Guarani brandendo una lista con i nomi dei loro leader più importanti. E questo, in barba all’indagine aperta dal Dipartimento brasiliano agli Affari Indiani e dalla polizia federale.
Le tattiche utilizzate dai mafiosi delle foresta sono sempre le stesse: uomini armati ed incappucciati circondano i veicoli con a bordo i Guarani, ed una volta fermati li aggrediscono verbalmente, facendo domande sulle persone inserite nella loro “lista nera”, o urlando frasi tipo “Bruceremo questi autobus zeppi di Indiani!”.
“Ci hanno preso di mira e sono pronti a ucciderci”, ha dichiarato a Survival International uno dei testimoni che hanno subito queste minacce: “Stiamo correndo un rischio enorme. Qui in Brasile, non esiste giustizia per noi. Non sappiamo più dove scappare”. Per Stephen Corry, Direttore Generale di Survival, “Gli imprenditori agricoli non si fermeranno davanti a nulla per proteggere i loro interessi, ed è vergognoso che il governo brasiliano non intervenga per impedire a questi sicari di agire nel totale disprezzo della legge”. Lo è davvero.
Eppure un briciolo di giustizia, ogni tanto , sembra esserci anche laddove si rischia di essere abbandonati anche dalla speranza. Pochi giorni fa, infatti, il Pubblico Ministero ha confermato la condanna di sei uomini accusati dell’omicidio di due insegnanti Guarani avvenuto nel 2009. Tra gli incriminati, fa sapere Survival, “vi sono alcuni politici locali e un noto allevatore brasiliano che aveva tenuto in ostaggio gli insegnanti della comunità”.
Ora si attende che giustizia sia fatta anche per Nísio Gomes, di cui parenti, amici e conoscenti piangono la scomparsa. “Ricordo la sua raffinatezza intellettuale e la sua sensibilità”, afferma Marco Bechis, regista del toccante film Birdwatchers – La terra degli uomini rossi, in cui si racconta con drammatica attualità la tragica lotta dei Guarani per la loro terra. “I Nhanderu (gli sciamani) sono preziosi e potenti. Per questo vengono ammazzati”, fa notare Bechis.
E per questo, invece, noi tutti dobbiamo provare a fare qualcosa. Come iniziare a diffondere queste incredibili verità, troppo spesso taciute e nascoste, ma troppo terribili perché restino tali. Perché solo nel momento in cui queste cose saranno note in tutto il mondo, si potrà sperare che questo schifo possa avere fine.
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