di
Paolo Ermani
30-04-2012
A Manerbio, in provincia di Brescia, si sta progettando quello che dovrebbe diventare il macello di maiali più grande d'Europa. Le conseguenze ambientali e sanitarie saranno enormi, eppure il sindaco del comune bresciano sostiene che la priorità resta il lavoro e, in nome di questo, il mattatoio deve essere realizzato.
A Manerbio (Brescia) si sta progettando l’ennesimo olocausto animale con la pianificazione di un immenso macello di maiali che dovrebbe diventare il più grande d’Europa.
I numeri sono spaventosi da ogni punto di vista: ambientale, sanitario e morale. Una mattanza animale che prevede 2,5 milioni di uccisioni all’anno, decine di migliaia di maiali alla settimana portati al macello da file interminabili di camion, 100 mila metri quadrati di terreno agricolo cementificati, 85 litri di acqua prelevati al secondo, consumi energetici altissimi per la mega struttura che ospiterà e 'lavorerà' gli animali.
Come non tenere conto poi, di liquami e dell’uso di medicinali vari e antibiotici che si riverseranno a fiumi nelle falde e della possibilità di aumento di malattie dovute alla promiscuità e quantità di animali.
Gli stessi industriali della carne citano il dato che l’ultima epidemia di malattia vescicolare del suino in Lombardia ha provocato danni per la collettività per 37,5 milioni di euro, pagati ovviamente con soldi pubblici.
E cosa dire delle persone che lavoreranno nel lager animale? Un lavoro durissimo che, come sappiamo da macelli analoghi, provoca malattie muscolo scheletriche a mani e braccia creando danni permanenti.
Ma di tutto ciò non dobbiamo preoccuparci perché il Sindaco di Manerbio, Cesare Meletti ci rassicura e risponde a coloro che criticano questa operazione ribadendo che non bisogna lanciare messaggi pericolosi adducendo problemi come inquinamento, caporalato, problemi di traffico, perché la vera priorità è il lavoro.
Se il vero problema è il lavoro, scommettiamo che con un programma capillare di ristrutturazione edilizia energetica, di risparmio energetico, di uso delle energie rinnovabili, di coltivazione biologica per il mercato locale dei 100 mila metri quadrati cementificati, arriviamo ad avere anche più dei posti di lavoro di quelli preventivati dal lager e ovviamente senza tutte le nefaste conseguenze che ha un progetto del genere?
Comunque siamo alle solite, non solo si programmano uccisioni animali di massa senza scrupolo alcuno ma si ribadisce che per i posti di lavoro, tutto il resto è secondario, tutto si può fare, tutto si può calpestare: animali, ambiente, salute, perché l’importante è dare lavoro, non importa il prezzo, non importa come, l’importante è lavorare.
Di fronte a questa logica forse la famosa etica del lavoro va rinfrescata. Il lavoro, si diceva una volta, nobilita l’uomo. In cosa viene nobilitato con una operazione del genere? L’uomo che lavora in laghi di sangue, l’uomo che perde ogni senso di ciò che sta facendo, l’uomo che con le conseguenze del suo lavoro mette in pericolo i suoi simili non ha niente di nobile e paradossalmente l’unica creatura nobile in tutta questa assurdità è il maiale.
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