È un piccolo paradiso terrestre in collina, a Badia Calavena, dove ci sono galline di razze ormai introvabili, asinelli, una sessantina di arnie, parcelle di grani antichi, alberi da frutto, un orto con vegetali di cui altrove si sono persi sapori e profumi.
E a contrada Trettene, poco sopra l’abitato di Sant’Andrea ci sono anche loro, Matteo Caloi, 19 anni e la sua fidanzata Chiara appena maggiorenne, ma entrambi con un sogno che stanno realizzando: avviare un’azienda agricola biologica e biodinamica, rispettosa dell’ambiente, del lavoro di uomini e animali e del giusto habitat delle piante.
Non è un colpo di testa di un giovane appena diplomato che si immagina imprenditore: Matteo ha frequentato l’Istituto tecnico agrario Stefani Bentegodi di Buttapietra e ora è al secondo anno di un corso post diploma di specializzazione in agricoltura biologica e biodinamica. I tecnici di Avepa, l’agenzia regionale che controlla le domande per i bandi del Piano di sviluppo rurale ammessi a contributo, sono usciti a verificare la sua richiesta di partecipazione e gli hanno fatto i complimenti, sorpresi di trovare in un giovanissimo tanta passione e altrettanta competenza.
Chiara, pur arrivando dalla città e con un diploma di parrucchiera che sta mettendo a frutto con un tirocinio in un salone dove si usano solo preparati vegetali per la cura dei cappelli, è stata trascinata dall’entusiasmo di Matteo e oggi è lei che cura il pollaio, con la razza antica della Cucca Veneta, una gallina che pareva estinta, ma di cui i due sono riusciti a recuperare qualche esemplare.
I grani antichi sono una specialità che Matteo coltiva in parcelle fin dal tempo della scuola media; ora ha ben una ventina di varietà e l’obiettivo è fare una miscuglio di grani che sia un piatto ricco per le loro galline: più l'alimentazione sarà buona, più le uova saranno uniche.
Dietro casa c’è l’orto, anche questo con varietà rare e 700 metri quadrati coltivati a zafferano. Dei 7mila metri quadrati di proprietà, a cui si aggiungono circa due ettari in affitto, ha predisposto le zone per le piante da frutto antiche che si è innestato, quelle per il pascolo e quelle per la fienagione.
Ci sono infatti tre asinelli che forniscono ottimo concime e in un angolo del podere è allestito il cumulo per il compostaggio. «Devo un grazie ai miei genitori che mi hanno allevato fin da piccolo con questa attenzione per la natura e orientato a un sistema di coltivazione biologico - ha raccontato Matteo a Vittorio Zambaldo de L'Arena - non riesco a vedere per me altra strada diversa da questa», dice. Chiara lo guarda e sorride, ma non si sente affatto spaesata: «Vengo dalla città ma mi trovo benissimo. Anche i miei genitori condividono questa scelta che diventerà anche scelta di vita: vogliamo essere indipendenti in tutto con le nostre produzioni e il nostro lavoro», conclude.
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