AGGIORNAMENTO:
La sentenza è slittata al 27 aprile, per un errore di notifica a uno dei difensori.
In primo grado erano state 47 le condanne per un totale di 142 anni e 7 mesi di reclusione in tutto, con pene inflitte dalla Corte che hanno superato persino le richieste della Procura. Il Movimento NoTav ha parole durissime sulle decisioni della magistratura: «Una vendetta di Stato la definimmo allora (e lo ribadiamo oggi), perché capace di infliggere a 53 notav più anni di galera degli autori del disastro del Vajont (ben 130 anni in più). Oltre alle condanne sono state inflitte a vario titolo risarcimenti, provvisionali e spese processuali per cifre enormi. In secondo grado le condanne sono scese a 38 - prosegue il Movimento - con la Corte d’Appello che ha ritenuto importante ribadire nella sentenza che "il comportamento delle forze di polizia è stato pacato, misurato e in linea con le direttive contenute nei provvedimenti dei vertici degli uffici e degli ordini dati sul campo", anche quando i fatti documentati dimostrano che non è proprio andata così (vedi Operazione Hunter o i 4.357 lacrimogeni lanciati contro i noi il solo 3 luglio 2011)».
Ora si arriva alla sentenza definitiva «e le condanne potranno diventare esecutive (a meno che la Corte non accolga, anche in parte, i numerosi ricorsi che potrebbero annullare parte o tutta la sentenza e rinviare gli atti per un nuovo processo) così come le provvisionali e i risarcimenti. Si tratta di 145.000 euro per le provvisionali (a titolo di parziale risarcimento delle diverse parti civili costituite tra cui Telt, sindacati di polizia e Ministeri) e 250.000 euro di spese legali (parcelle degli avvocati di parte civile). Per questo non vogliamo far mancare la nostra solidarietà a tutti e tutte, perché ognuno di noi poteva essere imputato in questo processo, perché in quelle giornate c’eravamo tutti, con il corpo e con il cuore. Sono giornate impresse nella nostra storia, collettiva e di popolo, che non troverà mai la giusta verità in un’aula di tribunale perché ci siamo abituati, ma mai rassegnati, a vedere riscritti fatti che ci riguardano secondo la penna e il codice penale di chi, in qualche modo, si è sempre schierato dalla parte dell’opera e del sistema tav».
«Abbiamo sempre avuto ragione, e anche oggi i fatti lo dimostrano, ma siamo sempre stati trattati come “casi penali” da chi ha molteplici interessi nella costruzione della linea e nella sconfitta di un movimento popolare capace di scrivere la storia di questo Paese, senza paura, con la propria lotta e senza chinare mai la testa - commentano ancora dal Movimento NoTav - Nemmeno quando hanno provato a piegarci con gli arresti, con centinaia di processi, centinaia di migliaia di euro di risarcimenti e capi d’imputazione sempre più duri fino ad arrivare alle imputazioni per terrorismo. La magistratura è stata un grimaldello della politica, che non avendo veri strumenti e argomenti per contrastarci, ha delegato tutto al piano penale e repressivo, per piegarci e spaventarci, ma non ha mai ottenuto l’effetto desiderato. Siamo ancora qui, con lo stesso entusiasmo di un tempo, fieri delle nostre battaglie e sempre più convinti (e documentati) delle nostre ragioni. Abbiamo imparato a camminare insieme, e non lasciare indietro nessuno, in nessuna occasione, e per questo anche l’11 aprile vogliamo far sentire la nostra vicinanza ai notav imputati con iniziative in Valle e a Roma, davanti alla Corte di Cassazione, dove verrà letta la sentenza. Per questo chiediamo la collaborazione di tutti e tutte a costruire i due appuntamenti, rilanciando anche un’assemblea popolare per venerdì 13 aprile, al Palanotav di Bussoleno».
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