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Nella Bassa California del Sud, in Messico, le compagnie minerarie canadesi e statunitensi insistono da anni in una nuova corsa all’oro. Un processo che attenta alla salute della Sierra la Laguna, patrimonio dell’umanità, e mette a repentaglio la salubrità dell’acqua a rischio contaminazione da cianuro.
Nel cuore della Bassa California Sud c’è la Sierra la Laguna, una riserva della biosfera che rischia di convertirsi in un gigantesco cratere pieno di cianuro se la compagnia Minera Paredones Amarillos (oggi Concordia), proprietà dell’americana Vista Gold, riuscirà risolvere la questione relativa alla proprietà della terra che le permetta di estrarre oro a cielo aperto.
È una compagnia, questa, sulla cui storia gestionale esistono già macchie indelebili. Il suo Presidente nonché capo delle operazioni, Fred Earnest, è stato Presidente della compagnia Pacific Rim attiva in El Salvador dal 2002 al 2007. Vale la pena raccontare una microstoria.
Nel 2004 l’agricoltore salvadoregno Francisco Pineda scoprì che la compagnia deviava l’acqua del fiume Lempa verso la miniera, distogliendola dal tragitto che la portava alle sue piantagioni. Pineda iniziò un movimento contro la miniera; nel 2009 tre dei suoi colleghi e attivisti furono trovati assassinati e lo stesso Pineda vive sotto protezione ed è stato premiato quest’anno con il Goldman Environmental prize 2011 per aver avuto il coraggio di opporsi ad una miniera tossica. Il risultato della lotta di Pineda è che il governo di El Salvador ha negato i permessi necessari a Pacific Rim che attualmente opera soltanto al 50% delle sue possibilità.
Ritornando al Messico, nel 1994 Sierra la Laguna è stata dichiarata riserva della biosfera da parte dell’ex Presidente Carlos Salinas, con la proibizione di versare sostanze tossiche nel suolo o nel sottosuolo poiché proprio lì c’è il più grosso bacino acquifero dello Stato.
Nonostante questo, nel 1997 la Secretaría de Desarrollo Social (Sedesol), responsabile dei permessi, rilasciò all’impresa canadese Echo Bay (la prima in ordine di arrivo) l’autorizzazione ambientale per lo sfruttamento dell’oro nella Sierra, con il progetto Minera Paredones Amarillos. L’impresa ottenne anche la concessione per lo sfruttamento da parte della Direzione Generale della Miniera, della Segreteria dell’Economia. Nel 2007 il permesso fu rinnovato, nonostante nel 2004 la Sierra la Laguna fosse stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Secondo molti punti di vista, Concordia, che continua il progetto iniziato da Echo Bay, sarebbe il primo masso di una valanga di ben 16 miniere alle quali sono state date concessioni e che pretendono di estrarre oro a cielo aperto, molto pericolosa per via dell’abbondante uso di cianuro che rischia di contaminare l’acqua. Questa tecnica viene utilizzata per ottenere il metallo che sta a grandi profondità.
Si scava un cratere di circa 400 metri nel quale viene versato il miscuglio di acqua e cianuro per separare l’oro dalla roccia, che viene triturata per effettuare il processo di scissione. Il risultato è che acqua, cianuro, roccia e altri materiali pesanti sono collocati in depositi coperti da una speciale membrana che non permette al cianuro di filtrare. Ma non c’è garanzia che la membrana abbia una tenuta tale da impedire al cianuro di filtrare e contaminare le falde acquifere.
Lo studio di impatto ambientale presentato dalla compagnia nel 1997, infatti, afferma che quest’ultima avrebbe utilizzato 15.500 kilogrammi di cianuro al giorno mescolato con milioni di litri d’acqua: un composto che qualora dovesse raggiungere le falde acquifere creerebbe un disastro ambientale per moltissime generazioni future.
Un’altra compagnia che opera nella Bassa California Sud è la Pitalla SA de CV, proprietà dell’impresa con capitale statunitense Argonaut Gold, che realizza già esplorazioni in un’area vasta più di 46 mila ettari. Fino al giugno 2009 in Messico c’erano ben 263 compagnie minerarie straniere che realizzavano qualcosa come 677 progetti: il 64% corrisponde all’estrazione di oro e argento; l’8% riguarda la fase di sfruttamento mentre il restante la fase esplorativa. Il 75% sono miniere canadesi (alcune di esse registrate in Canada, ma con capitale Usa), il 15% statunitensi.
Un’attività intensa che non porta alcuna ricchezza alle casse dello Stato. Le compagnie minerarie straniere, infatti, non pagano niente al Governo per gli utili ricavati dalle loro attività sul territorio. L’unica spesa che comporta il loro lucroso affare è pari a 5.08 pesos per ettaro dal quale estraggono il metallo e l’imposta, peraltro, è a cadenza semestrale e solo per i primi due anni di attività. In tutto, mediamente, arrivano a pagare 111.27 pesos ad ettaro quando la concessione arriva all’undicesimo anno. 1 Peso Messicano equivale, mediamente, a 0.0600 Euro ed a 0.0851 Dollari USA.
L’altro risvolto negativo è quello che riguarda l’impiego. Un disastro ambientale che contaminasse le falde acquifere significherebbe un danno enorme all’agricoltura locale. Le aziende agricole che lavorano nei pressi dell’area dominata da Concordia hanno un importante mercato di prodotti tipici negli Stati Uniti ed impiegano la forza lavoro di circa 100 famiglie. Com’è possibile rischiare di sacrificare un’industria di agricoltura organica che garantisce lavoro a circa 10.000 persone per una miniera che arriva a malapena ad impiegare 330 operai e che nell’arco di 10 anni lascerà il Paese?
Davanti all’ennesimo tentativo di appropriarsi indebitamente del territorio la società sud californiana ha deciso di mobilitarsi. Col timore di trovarsi in casa un disastro ambientale di dimensioni bibliche la popolazione si è unita in organizzazioni come Agua vale mas que oro e Sos in una lotta che va avanti ormai da molto tempo e che ha trovato la sua ennesima espressione in una massiccia manifestazione svoltasi il 28 gennaio scorso, durante la quale i manifestanti si sono recati al palazzo del Governo per consegnare un documento che chiede al Congresso di proibire la miniera tossica.
Il Segretario del Governo, Alfredo Porras Dominguez, ha accolto la carovana in rappresentanza del governatore sudcaliforniano, che si è più e più volte dichiarato contrario all’installazione delle operazioni minerarie che ricorrano a processi implicanti cianuro ed a qualsiasi altra attività economica che minacci la salute delle risorse naturali, dell’ambiente e della popolazione sudcaliforniana.
Alla carovana si sono uniti anche esponenti della Commissione Ecologia del Congresso ed il deputato Juan Hernández Paularena ha annunciato che, in risposta alla forte opposizione pubblica alla miniera tossica, il Congresso realizzerà consultazioni legate al rischio sui progetti minerari nel territorio con il proposito di arricchire la Legge di Sviluppo Sostenibile e Protezione dell’Ambiente.
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