Michele, da operaio ad artista di strada: “La crisi mi ha salvato”

“La prima volta che ho suonato in strada è stato bellissimo, poi, una volta rincasato, sono stato assalito da una voce che mi diceva di non continuare per quella strada: Guardati, sei uno sfigato, un barbone, un poco di buono! Era la voce del perbenismo, del pregiudizio, era la voce della Società. Fortunatamente sono riuscito a riconoscerla, combatterla e sconfiggerla. E, una volta zittita quella voce, sono rimasto solo, solo con un indescrivibile senso di libertà…”.

Michele, da operaio ad artista di strada: “La crisi mi ha salvato”

"Nel giorno in cui i muri caddero, gettarono i lucchetti a terra ed alzando i bicchieri, levammo un grido perché era arrivata la libertà". Di certo non saranno state queste le parole ascoltate da Michele il giorno in cui è stato licenziato ma, di certo, se quel giorno ci fosse stata una colonna sonora, "A Great day for freedom" sarebbe stata perfetta per uno che, da lì a qualche tempo dopo, si sarebbe trasformato in un grande artista di strada che fa delle cover dei Pink Floyd il proprio personale strumento di libertà.
“La crisi mi ha salvato la vita”. Non usa mezzi termini Michele Lupo, ventisei anni e un bel bagaglio sulle spalle: “Avevo diciassette anni quando, dopo la morte di mio padre, insieme a mio fratello sono scappato dal paesino in cui ero cresciuto per andare a vivere a Rimini. Lì ho iniziato a lavorare come operaio in una fabbrica di macchine per il legno, facevo il montatore meccanico. Otto ore di frustrazione, sottopagato, alienato”. Non era questo il primo lavoro di Michele che, abbandonata la scuola dopo il primo anno di superiori, aveva già sperimentato diversi mestieri, ma quel lavoro lo stava distruggendo. “Non potevo lasciarlo: le bollette, l’affitto, le responsabilità, anche nei confronti di mio fratello… Ma per me quello non era vivere, era sopravvivere e mi stava logorando”. Una sopravvivenza durata due anni, fino all’arrivo della crisi: “Quando è arrivata la crisi e mi hanno licenziato perché non c’era più lavoro ho riscoperto la vita. Per me è stata una salvezza - continua Michele - ho dovuto reinventarmi, ho iniziato a lavorare come bagnino e come aiuto cuoco, d’inverno facevo le stagioni in montagna, intanto ero diventato barman e mi ero pure trovato una ragazza. Viaggiavo. Sembrava che tutto avesse iniziato ad andare per il meglio…”.
Ma mentre le cose sembrava avessero preso la giusta direzione per Michele non era così: “Avevo l’ansia, non digerivo, avevo di continuo qualche dolore. Un malessere non solo mentale ma anche fisico mi accompagnava sempre. Non avevo ancora capito di cosa si trattava ma sapevo che qualcosa c’era”. Durante un viaggio a Londra è arrivata l’illuminazione: “Stavo guardando uno spettacolo di Buskers quando ho iniziato a pensare che avrei voluto essere anch’io come loro. Volevo essere libero. La libertà, ecco cosa mi mancava”.

Da lì in poi le cosa sono cambiate drasticamente: “Tornato in Italia ho comprato un amplificatore e un microfono, mi sono chiuso in un garage per sei mesi e ho iniziato a studiare, ad allenarmi, a provare… ho chiuso le porte al mondo fuori e ho dedicato ogni secondo del mio tempo a questo progetto. Volevo diventare un'artista di strada”. Non una scelta facile per una persona che mai e poi mai avrebbe pensato di fare il musicista… “Non avevo al passione della musica, avevo la passione per la libertà. La musica non è che uno strumento, ma voler essere libero è la matrice di tutto. Non voler render conto a nessuno e gestirmi la mia vita, questa è la mia passione. Oggi, ovviamente, posso dire di avere anche la passione per la musica ma allora era stata semplicemente un’idea di libertà”.
Un’idea che in breve tempo ha iniziato a dare i primi frutti. Era il il 31 dicembre 2012 quando, per la prima volta, in centro a Terni, Michele ha suonato in strada: “La gente correva per preparare le ultime cose per il cenone. C’era parecchia frenesia… Io ero molto teso, mi  vergognavo e, al tempo stesso, non pensavo di essere all’altezza. Poi, quando ho iniziato a suonare la tensione si è sciolta. Le persone hanno iniziato ad ascoltare, ad avvicinarsi, a lasciare monete, qualcuno mi ha fatto i complimenti… Per me è stato tantissimo”.
“Una volta tornato a casa però sono stato assalito da una sensazione orribile - continua Michele - Una voce mi diceva di non essere sulla strada giusta: Guardati! Sei uno sfigato, un barbone, un poco di buono... Era la voce del perbenismo, del pregiudizio, della Società”. Fortunatamente Michele è riuscita a riconoscerla, combatterla, sconfiggerla e andare avanti: “Una volta capito da dove proveniva quel disagio l’ho zittito e a quel punto sono rimasto solo, solo con un incredibile senso di libertà”. Dopo aver suonato anche in altre città, la sua determinazione si è rafforzata: “Continuavo a raccogliere consensi, anche dal punto di vista economico… E’ stata una rivelazione!”. “Dopo quell’inverno passato a suonare per strada sono dovuto partire per la Germania, avevo un contratto precedentemente firmato e non potevo disdirlo. A Monaco lavoravo tantissimo, guadagnavo tantissimo, ma non riuscivo a pensare ad altro che al mio progetto… al mio sogno. Così, dopo neanche due settimane, mi sono licenziato e sono tornato a casa”. In Italia Michele decide di investire i suoi pochi soldi in un camper, “mi è costato diecimila euro, ma non li avevo tutti. La metà l’ho pagato a rate… - ricorda Michele - Avevo 22 anni e non avevo più casa né lavoro né ragazza… nulla. Nessuno mi sosteneva in questo progetto. Ma sono partito comunque e da lì in poi non mi sono più fermato. Ho viaggiato due anni, ho fatto il giro d’Italia tre o quattro volte, e in questo viaggiare e suonare ho ritrovato me stesso”.

“Oggi, dopo quattro anni da quella scelta, ho deciso di rimettere in parte radici. Ho preso casa in affitto con mia sorella e quando ne sento la necessità so di avere un posto in cui tornare. Ma la mia vita continua ad essere la strada”. Anche perché ormai Michele è un busker professionista e non ha nessuna intenzione di cambiare mestiere: “Ora so come funziona, conosco le regole del mestiere e i regolamenti delle varie città, ho un bel repertorio fatto di cover pop rock, Pink Floyd, Coldplay, James Blunt, Beatles... Ho creato uno spettacolo che alle persone piace e anche se non ho grandi doti tecniche, ho molte doti espressive che non sapevo di avere. Quando mi esibisco vedo  l’emozione scorrere in chi mi ascolta e questa è la mia più grande soddisfazione…”.
Le giornate di Michele non sono mai uguali una alle altre “e anche se lo sono non importa, lo sono per scelta mia - afferma Michele – Ogni giorno penso alle prossime mete, a dove andare a suonare e quindi a vivere. A volte mi rinchiudo dalla mattina alla sera in camper per imparare nuovi pezzi, altre volte girovago tutto il giorno nei luoghi in cui mi trovo, esco con persone conosciute lì, svolgo tutte le pratiche del mestiere… alla sera invece inizia lo spettacolo. Quasi tutte le sere ormai esco per suonare. E’ magico”.

Cosa consiglieresti a chi vive nella paura di lasciare il certo per l’incerto?

“E’ difficile, ognuno ha la sua storia… io comunque consiglierei di lasciare sempre il certo per l’incerto se il certo vuol dire tristezza. Vorrei che la mia storia e la mia esperienza diventassero spunti per chi legge. Che fossero di stimolo per chi non ce la fa più. Che servissero a dare coraggio a chi ne ha poco e non riesce a buttarsi in ciò che in realtà vorrebbe fare davvero, qualsiasi cosa sia. Vorrei portare testimonianza di una persona che ha mollato tutto e ha trovato la serenità e la libertà”. “So che la mia avventura non è che all’inizio e che adesso più che mai del domani non ho certezze. Ma una cosa sicura la posso dire: Ho sempre creduto di essere libero, quando in realtà non lo ero… Poi ho lasciato tutto per dare libero sfogo alle mie fantasie e solo posso dire di sentirmi libero davvero - conclude Michele - Riuscire a vivere delle mie decisioni, vivere di musica, vivere in libertà è il mio più grande successo: oggi non potrei chiedere di meglio dalla vita”.

La pagina facebook di Michele Lupo

 

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