«Siamo di fronte ad un fenomeno migratorio le cui dimensioni sono immense tanto quanto la sua tragicità. Bisogna che a farsene carico siano, insieme, l’Europa e il mondo Occidentale, altrimenti non se ne vedrà la fine». Dopo l’ennesima strage nel Mediterraneo parla la dottoressa Anna Canepa, sostituto procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia a Roma e segretario generale di Magistratura Democratica.
«Volti, corpi, storie, disperazione, ma anche affari, business, criminalità e speculazione. Superato lo choc del dramma umano che ti si para davanti agli occhi tutte le volte, troppe, che si deve fare la conta delle vittime, si deve necessariamente prendere atto che c’è da cambiare un sistema e va fatto a monte e tutti insieme. Questo non è un problema dell’Italia e men che meno di Lampedusa o di Malta, solo perché sono laggiù, sulle coste che si affacciano sui paesi che “producono” il traffico di uomini. E’ un problema che riguarda tutte le nazioni, quelle di provenienza, quelle di transito e quelle di destinazione e questo perché anche le cause che stanno dietro alle migrazioni oggi riguardano tutte le nazioni».
Un mare, il Mediterraneo, che sta diventano cimitero del mondo e popoli verso i quali il mondo, soprattutto occidentale, «deve farsi un esame di coscienza» prosegue Anna Canepa. «Siamo di fronte ad un fenomeno migratorio le cui dimensioni sono immense tanto quanto la sua tragicità, un fenomeno che muove miliardi e dietro cui c’è la criminalità organizzata transnazionale. E la situazione sta precipitando sempre più in fretta a seguito della dissoluzione degli Stati dell’Africa e del Medio Oriente conseguenti a guerre che paiono nutrirsi ogni giorno di nuova linfa e non finire mai. Mancano interlocutori con cui intavolare trattative, riflessioni, revisioni di sistemi e approcci».
Già; l’Occidente manda eserciti, fornisce armi, spesso sfrutta i paesi in via di sviluppo, ricchi di risorse e ancora terra di conquiste, ma è infastidito se da quei paesi orde di uomini, donne e bambini partono per salvarsi la vita e approdano dall’altra parte dell’abisso. «E sempre di più le organizzazioni terroristiche sfruttano la tratta dei migranti per finanziarsi» aggiunge la dottoressa Canepa. Insomma, una situazione che dire di emergenza non rappresenta più nemmeno la realtà. «Oggi la gente non fugge più dai paesi africani o medio-orientali per cercare una vita migliore, fugge per salvarsi la vita, per non morire. Ma chi è potrà mai essere pronto a fronteggiare una tale rivoluzione sociale? Per questo non si può sempre agire a posteriori, a barconi partiti. Bisogna che le azioni abbiano come obiettivo l’eliminazione delle cause delle migrazioni e la repressione della criminalità che sfrutta la disperazione. Intanto comunque sarebbe meglio ripristinare Mare Nostrum».
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