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Puerta del Sol di Madrid ha fatto da sfondo ai tre giorni di mobilitazione degli Indignados. Di seguito il racconto di queste 72 ore di raduno in cui si sono alternati incontri, dibattiti, concerti, manifestazioni artistiche, condivisione di momenti quotidiani, goliardia ed improvvisazione. Il movimento degli Indignados è vivo, compatto, quanto mai attivo e pronto a mobilitarsi.
Le circa 40.000 persone che domenica sono accorse alla Puerta del Sol di Madrid dimostrano che il movimento degli Indignados è vivo, compatto, quanto mai attivo e pronto a mobilitarsi.
La cifra esatta dei partecipanti probabilmente, come spesso avviene in queste occasioni, non sarà mai nota, eppure, ancora una volta, gli Indignati vogliono dimostrare di “essere il cambiamento che vogliono vedere nel mondo”: mentre la stampa nazionale, infatti, fornisce cifre della cui attendibilità appare perlomeno lecito dubitare, loro si limitano a pubblicare foto e video. Vedere, ascoltare, leggere, chiedere, toccare per credere.
Un numero è solo un numero e la certezza matematica non è spesso adeguata a descrivere quella che è la bellissima imperfezione dell’essere umano. Le testimonianze che circolano in rete dimostrano in maniera evidente la portata di una manifestazione che ha restituito agli Spagnoli il loro “Chilometro Zero”, ormai non solo punto di riferimento della rete stradale spagnola e di ritrovo per i turisti di tutto il mondo, ma, soprattutto, simbolo dell’inizio della presa di coscienza di un Paese e, forse, di una società.
Il numero esatto dei partecipanti alle giornate di indignazione celebrate a Madrid è poco significativo anche per un secondo motivo: il 'quanto' diventa irrilevante, infatti, se ci si sofferma sul 'come' e sul 'chi'.
Ancora una volta, la trasferta è stata organizzata in rete, attraverso i siti delle tante accampate dislocate su tutto il territorio nazionale, in forma coordinata, eppure decentralizzata e partecipativa. Di nuovo, come sempre, praticamente, nella storia di questo movimento, è impossibile distinguere tra promotori e partecipanti, tra ideatori e realizzatori. Il 'successo' di questa intensa 'tre giorni' è frutto di un lavoro congiunto, strutturato secondo una logica priva di gerarchie.
Delegazioni provenienti da tutta la Spagna sono giunte nella Capitale dopo una marcia di circa un mese, seguendo otto rotte diverse, provenienti dai vari estremi del Paese, che sono confluite nella serata di sabato 23 luglio nella Piazza principale di Madrid: durante il cammino hanno raccolto le richieste e proposte sollevatesi nelle varie assemblee popolari, hanno contribuito a diffondere l’indignazione e a modellare una voce comune.
Agli Indignati peregrinanti si sono aggiunti almeno una trentina di autobus provenienti, anch’essi, da tutto il Paese: non solo ragazzi, ma anche padri e madri di famiglia, gruppi di anziani (da Barcellona, ad esempio, è stato organizzato, tra gli altri, un pullman di “gent gran”, anziani, appunto) e famiglie intere. Infine i Madrileni, immancabili protagonisti di questi soleggiati giorni di “Sol”: ospiti accoglienti, organizzatori meticolosi, trascinatori carismatici di un Paese che non si è mai, probabilmente, identificato così profondamente nella sua Capitale.
La realtà nazionale spagnola è infatti estremamente composita, complessa, segnata da differenze profonde di natura storica, culturale, linguistica e politica. Una eterogeneità in parte forse paragonabile a quella italiana, con divisioni di antica data che la dittatura franchista ha contribuito a rafforzare e radicare e che il movimento del 15M sta, probabilmente, contribuendo a smorzare.
Nel comunicato diffuso sul sito AcampadaSol si legge che la città è stata scelta come punto di ritrovo non tanto perché sede del governo centrale, ma perché centro geografico del Paese: la presa di coscienza popolare ha unito, laddove la politica aveva diviso. Le varie nazioni che compongono la Spagna si sono date appuntamento nel cuore del potere centralizzato, eppure, a Madrid, domenica, erano tutti Spagnoli, Europei, ma, soprattutto, erano tutti Esseri Umani.
Sotto, il documentario musicale del movimento che sta circolando in rete in questi giorni:
Nel corso delle 72 ore di raduno gli Indignati hanno seguito un programma serratissimo composto di incontri, dibattiti, concerti, manifestazioni artistiche, condivisione di momenti quotidiani (dai pasti al sonno), goliardia ed improvvisazione. Un programma attentamente organizzato ma anche estremamente aperto e pronto alla spontaneità.
Il tutto è stato seguito in streaming da tantissimi curiosi, indignati, gente comune, mentre i mezzi di comunicazione tradizionali, complici gli attentati norvegesi e altri noti avvenimenti di cronaca nera mondana, ancora una volta, si sono dimostrati almeno parzialmente incapaci di svolgere il loro dovere di informazione. Incapaci, soprattutto, di comprendere il senso più profondo, perlomeno a mio parere, di quello che sta avvenendo in questi giorni a Madrid: la marcia indignata è infatti, così come nelle intenzioni degli Indignados stessi, l’inizio di una nuova fase per il movimento.
Un passaggio obbligato per muovere dall’indignazione alla costruzione, dalla mobilitazione all’organizzazione, dalla divisione all’unione. Obiettivo, questo, esplicitamente manifesto laddove la marcia è stata promossa come un’occasione per rafforzare i legami tra le varie assemblee ed il dialogo, l’interscambio di esperienze e di proposte, nonché per diffondere l’indignazione e promuovere la creazione di reti tra i vari movimenti cittadini, per fortificare le relazioni all’interno del Paese ed aumentare la propria visibilità all’esterno.
Qualcuno potrà forse obiettare, in parte probabilmente a ragione, che tutto questo manchi di concretezza, che si tratta ancora di parole, slogan, ma scarseggiano i fatti. Eppure, come ho già avuto modo di affermare, questo movimento è ai suoi esordi e ha bisogno, per il suo scopo e per i mezzi che utilizza, necessariamente, di tempo. La capacità stessa di canalizzare in maniera così poderosa il dissenso può peraltro essere vista come un risultato in sé stesso.
Eppure, nonostante l’intensità della mobilitazione possa essere considerata di per sé un fatto significativo, si tratta solo di un piccolo passo. Un passo che però ha permesso di attivare una nuova evoluzione.
A partire dalla giornata di lunedì, infatti, dopo aver passato la notte precedente nella Puerta del Sol, un consistente gruppo di accampati (El Pais parla di circa 200-300 persone) si è ritrovato nel Parco del Buen Retiro attivando un nuovo meccanismo di dibattito e partecipazione: il 'Foro 15M' (questo il nome della “sorta di Congresso del 15M” come è stato definito da El Pais) e cioè una serie di riunioni aperte su varie tematiche che ripropongono i lavori delle commissioni formatesi nelle diverse assemblee (politica interna ed internazionale, economia, ambiente, sanità, etc.).
I dibattiti hanno affrontato molti argomenti di interesse pubblico, dall’inquinamento alla disoccupazione, dal debito estero al diritto alla casa, finanche alla possibilità di dotare il movimento di una connotazione più esplicitamente europea, reclamando la democrazia diretta lungo tutto il Vecchio Continente e organizzando una nuova marcia che conduca fino alle porte del centro politico europeo, Bruxelles. La plenaria del Foro 15M ha peraltro già indicato la data per la quale è previsto l’arrivo della marcia nella Capitale belga: il prossimo 8 ottobre (una settimana prima della manifestazione internazionale nel frattempo proclamata da Democracia Real Ya).
Nel momento in cui scrivo, il primo gruppo di Indignados sta partendo da Madrid alla volta della sede della Commissione Europea. Nel frattempo, anche Francesi e Tedeschi si stanno mettendo in viaggio: lunedì scorso (25 luglio) un piccolo gruppo è partito da Tolosa e prevede di giungere in Belgio verso la metà di settembre.
Nel frattempo, non si sono fermate e anzi continuano le riunioni ed i dibattiti nel Parco del Buen Retiro, a cui stanno partecipando, in maniera spontanea, anche vari cattedratici e professori. Tra questi, un posto di primo ordine va riservato al Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz che, nella giornata di lunedì, ha preso la parola esortando gli Indignati a utilizzare la loro energia in maniera costruttiva per generare 'nuove idee' che soppiantino i vecchi paradigmi e promuovano la giustizia sociale. L’economista statunitense ha infine concluso il suo intervento augurando la 'migliore fortuna' al popolo del 15M.
Sarà un cammino lungo, non solo quello verso Bruxelles, ma soprattutto quello più ampio, sintetizzato dal discorso di Joseph Stiglitz, che vuole portare a una profonda trasformazione sociale ed economica, non solo della Spagna in crisi, ma anche dell’Europa intera. Eppure il primo passo, quello forse più difficile, è stato fatto. Ora bisogna continuare ad andare, lentamente, senza fretta, ma con decisione. Un passo dopo l’altro. Un passo tira l’altro.
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