di
Daniela Sciarra
30-03-2011
La Regione Molise continua a regalare l’acqua pura delle sue sorgenti alle società imbottigliatrici fissando i costi più bassi del Paese, pari a meno di 10 euro per ogni ettaro dato in concessione per l’utilizzo e l’imbottigliamento dell’acqua.
“Continuiamo a regalare le acque pure delle sorgenti alle società imbottigliatrici”. Così dichiara in una nota la Legambiente Molise evidenziando come in questa Regione la gestione dell’oro blu è ancora affidata al regio decreto del 1927.
Nel 1927 il Molise neanche esisteva sulla cartina, ma era tutt’uno col vicino Abruzzo e formava gli Abruzzi. Dobbiamo arrivare al 1963 perché diventi la Regione che tutti conosciamo. Questo breve rimando storico serve solo a darci un’idea di quanto datata sia la norma, il regio decreto appunto, che è ancora usata per gestire la più importante risorsa del pianeta.
Ad evidenziare i numerosi ritardi e le inevitabili criticità ci ha pensato il recente dossier Acque Minerali: la privatizzazione delle sorgenti in Italia, che è elaborato da Legambiente e Altraeconomia.
Il Molise ha i più bassi canoni di concessione d’Italia. In sostanza, la captazione e l’imbottigliamento dell’acqua pubblica, per un’azienda imbottigliatrice, costano meno di 10 euro per ogni ettaro dato in concessione. Il mancato aggiornamento normativo, esclude poi il riferimento agli altri canoni che sono previsti dalle linee guida nazionali e cioè i volumi di acqua emunti e quelli utilizzati e imbottigliati ogni anno. Il risultato di questa gestione è che, ad oggi, alle casse del Molise entrano poco più di 1300 euro l’anno, una cifra ridicola rispetto al grande valore di questa risorsa naturale.
L’adeguamento alle nuove linee guida avrebbe dovuto prevedere dal 2006 l’adozione di tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa.
Invece, in Molise, nonostante l’altissimo valore della risorsa idrica e l’impatto ambientale causato dai consumi delle acque in bottiglia, si assiste ad uno stallo normativo che la colloca agli ultimi posti della classifica italiana.
Eppure l’acqua e la sua gestione sono questioni centrali e lo confermano anche 1 milione e 400mila cittadini italiani che si sono impegnati in prima persona per chiedere a Governo e Parlamento di modificare la legge che impone la privatizzazione del servizio idrico.
Il ‘business dell’oro blu in bottiglia’, secondo Legambiente e Altraeconomia continua ad essere insostenibile poiché, fra le altre cose, prevede l’utilizzo di oltre 350mila tonnellate di PET, per un consumo di circa 700mila tonnellate di petrolio e l’emissione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2. Delle bottiglie utilizzate il 78% sono in plastica e solo un terzo viene riciclato mentre i restanti due terzi finiscono in discarica o in un inceneritore.
Ad alto impatto ambientale è anche il trasporto visto che solo il 15% delle bottiglie viaggia su ferro, mentre il resto si muove sul territorio nazionale su gomma, su grandi e inquinanti TIR. Proprio per questo secondo Legambiente e Altreconomia, un processo di revisione e innalzamento dei canoni consentirebbe anche di 'ripagare' il territorio dell’impatto di queste attività, recuperando fondi da destinare a nuove finalità ambientali.
Il Molise allora dovrebbe seguire la strada tracciata dal vicino Abruzzo, che grazie a una nuova normativa, ha finalmente alzato i canoni, adeguandosi alle linee guida nazionali.
Fonte: Elaborazione di Legambiente e Altreconomia su dati delle Regioni (marzo 2011)