Dato che Mondadori vuole acquisire Rizzoli vuol dire che l’uomo che risponde al nome di Silvio Berlusconi, asfaltatore per eccellenza della cultura in Italia, controllerà quasi la metà del mercato editoriale italiano. Intendiamoci, non che la Rizzoli sia uno stinco di santo; infatti è degna compare del Berlusconi, essendo in mano a banche e industriali, cioè soggetti che usano i canali editoriali e mediatici solo per veicolare meglio i loro affari. A questo punto sicuramente qualcuno obietterà che non è il caso di criticare perché Mondadori e Rizzoli pubblicano bei libri; questo è sicuramente vero, ma anche alla televisione ogni tanto c’è Report o qualche trasmissione simile messa lì come foglia di fico in mezzo a un mare di oscenità. Infatti di fronte a qualche libro decente, vengono editate da queste due case editrici quantità impressionanti di libri che fa orrore morale e culturale vedere.
Cosa si può fare per contrastare questo ennesimo attacco a quello che rimane della cultura in Italia? Visto che l’obiettivo di chi è proprietario di queste case editrici è solo fare soldi e propaganda, chi edita per questi gruppi dovrebbe necessariamente porsi la domanda: a chi appartengono queste case editrici e dove finiscono i soldi delle vendite? Se io pubblico per Berlusconi e guadagno mille euro, lui su di me ne guadagnerà venti, cento volte di più. Cosa ci farà con quei soldi? Di sicuro non agirà per il bene della cultura o degli italiani ma solo per i suoi interessi e sappiamo bene quali sono e dove hanno portato l’Italia gli oltre venti anni di egemonia culturale di tette e culi delle sue televisioni. Sarebbe da capire come mai chi scrive per queste due case editrici abbia difficoltà a fare due più due. Esistono infatti tanti altri editori che sono sicuramente migliori di Rizzoli e Mondadori. Possibile che gente che parla di cultura, anche di cambiamento e di tante belle cose, accetti tranquillamente di editare per questi soggetti? Autori conosciuti, magari anche di sinistra, ambientalisti, cosiddetti progressisti o illuminati, sembrano motivati unicamente dal portafoglio contraddicendo nella sostanza quello che scrivono. Non è infatti credibile che non sappiano bene e non si chiedano chi c’è dietro alle mani che gli porgono i contratti. La forza, a queste case editrici che smantellano la cultura pezzo per pezzo, gliela dà anche chi scrive per loro, oltre a chi compra i loro libri. Se si vuole salvare quello che rimane della cultura in Italia, non penso che sia così difficile evitare di editare per il mostro editoriale che si profila all’orizzonte o acquistare i suoi libri. Agendo in questo modo si darebbe più forza all’editoria che si occupa veramente di cultura e non è in mano a speculatori, squali dell’industria e della finanza. E chi lavora, edita, compra i libri di queste case editrici sa anche perfettamente che sta soffocando le piccole case editrici, le case editrici libere, che ancora credono al valore della cultura e del libro come mezzo di conoscenza e non di speculazione o manipolazione. Avere un minimo di coerenza culturale, si sa, è un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo.