Lunedì 24 marzo si è tenuta l’assemblea di Mondeggi, il confronto tra tutti coloro che hanno accettato la sfida per decidere come procedere. Ma qual è la sfida? Ebbene, una comunità di progetto sta cercando di trasformare una “proprietà pubblica” in “bene comune” ripartendo dall’agricoltura e da una villa trecentesca che il pubblico non può più mantenere e che nessuno comprerebbe perché le cifre sarebbero elevatissime. Allora gli enti locali stanno affidando strutture e terreni a chi è disponibile a coltivarli per fermare la decadenza di Mondeggi e per recuperarla, riattivando i cicli colturali, garantendo l’assetto idrogeologico al terreno, investendo sul lavoro, in modo da donare nuovo valore anche economico alla struttura e da restituire alla comunità ripolese una parte importante della sua cultura e della sua memoria. A Villa Mondeggi aveva sede un’azienda agricola provinciale che è fallita, chiusa con un buco da quasi un milione di euro. Ora l’intenzione è quella di passare dalla viticoltura ai seminativi, prati-pascoli, frutteti, ortaggi, per sviluppare l'allevamento di animali da cortile, bovini, suini e api, per utilizzare le risorse per produrre giochi tradizionali, per meglio collegarsi ad altre realtà locali quali la Siaf, che gestisce la mensa delle scuole e degli ospedali in regime di filiera corta, o i Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), o semplicemente i consumatori. Alla base del progetto c'è l'agricoltura tradizionale. Il documento su cui si basa la gestione è stato discusso collettivamente in assemblee pubbliche e in rete e approvato a gennaio. E ora c’è sempre più bisogno anche di un riconoscimento formale, giuridico e definitivo di queste nuove pratiche di gestione collettiva che iniziano a delinearsi come la risposta a molte esigenze. Per esempio, una variegata rete di soggetti (agricoltori, artisti, produttori biologici e biodinamici, cittadini dei GAS, studenti, tecnici, professionisti, giovani laureati) e associazioni si è federata a Firenze nel movimento Terra Bene Comune, con lo scopo di difendere il diritto all’accesso alla terra e di contrastare la vendita dei beni demaniali proponendo in alternativa l’affidamento in comodato di aziende agricole e terreni pubblici a giovani e soggetti della nuova “agricoltura contadina”.
E la Fattoria di Mondeggi è diventata ben presto il simbolo di questa lotta con il costituirsi in forma assembleare del Comitato verso Mondeggi Bene comune molto radicato anche nel territorio locale.
L’Azienda agricola di Mondeggi-Lappeggi, situata nei rilievi collinari a sud est di Firenze nel comune di Bagno a Ripoli, è un bene di proprietà della Provincia di Firenze dall’inizio degli anni 60 del secolo scorso. La tenuta, appartenuta a nobili fiorentini come i Bardi, i Portinai, i Della Gerardesca è stata per un breve periodo anche di proprietà di un ente collettivo come lo Spedale di Santa Maria Novella. L’azienda è complessivamente di circa 200 ettari ed è composta approssimativamente da 12.000 olivi, da 22 ettari di vigne in parte da reimpiantare, da 60 ettari fra seminativi e pascoli, da 6 case coloniche e da una villa-fattoria con annesso parco storico di impianto ottocentesco.
Dopo l’acquisto da parte della Provincia, era stato smantellato l’antico assetto poderale che vedeva nella villa la fattoria centro aziendale con funzione di coordinamento dei poderi. La riorganizzazione generale era stata fatta secondo i dettami dall’allora fiorente agroindustria e sta di fatto che la conduzione ha finito per produrre un indebitamento imponente e il degrado progressivo di un patrimonio paesaggistico di enorme valore. Poi la società è stata messa in liquidazione. Il comitato per Mondeggi Bene Comune ha da subito contattato la Provincia nell’intento di ottenere l’affidamento dell’intera azienda; è stata coinvolta la popolazione locale, le modalità di costruzione partecipata della decisione sono strutturate in forme inclusive che coinvolgono tanto i futuri abitanti di Mondeggi – la Fattoria, un gruppo di quasi 40 persone che intende vivere e a lavorare nei poderi traendone sostentamento – quanto gli attivisti che partecipano al progetto e la comunità locale – organizzati nell’assemblea territoriale. Il progetto è articolato, spiegano gli stessi promotori, ma si fonda sull’idea che la reintroduzione dell’agricoltura contadina sia un vantaggio per tutta la società grazie ai servizi ecosistemici che produce, alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio insiti nelle forme della suo farsi, alla capacità di creare ricchezza localizzata con un mercati locali che ruotano attorno alla filiera corta e alla vendita diretta. L’agricoltura contadina è naturalmente multifunzionale con possibilità di sviluppare attività didattiche, sportive, turistiche, ricettive, artigianali e ludiche.
Una delle primissime azioni dimostrative fatte dal comitato è stata la “festa per la raccolta delle olive di Mondeggi” con quasi 150 persone che hanno lavorato una giornata intera trovando il tempo anche per seguire lezioni di potatura. Il 50% dell’olio prodotto è andato a chi ha fatto la raccolta e il restante è stato redistribuito alla popolazione di Bagno a Ripoli. Nella tenuta si sono svolte affollate passeggiate progettanti, sempre aperte a tutta la popolazione, in cui i partecipanti, in base alle loro competenze, hanno espresso desideri e condiviso informazioni storiche, tecniche e agronomiche. Un’altra iniziativa è stata quella del riconoscimento e della raccolta delle erbe spontanee nelle terre di Mondeggi che ha visto la partecipazione di più di cento persone provenienti luogo massicciamente dal comune di Bagno a Ripoli.
Ora si è aperta una fase delicata che vede tutto un paese coinvolto sulle sorti della fattoria perché sia evitata la vendita e venga data in gestione alla comunità.
Il Cambiamento sostiene Mondeggi e la comunità che gli si è stretta intorno.
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