di
Andrea Degl'Innocenti
21-06-2013
Il vertice britannico guidato dal premier Cameron ha ribadito che la priorità è quella di far ripartire la crescita e di aumentare libero mercato e competitività. Intanto il mondo si avvia verso il collasso energetico, climatico e delle risorse. Actionaid accusa i governi mondiali di aver dimenticato il tema della povertà globale, mentre Greenpeace si chiede dove siano finiti i cambiamenti climatici.
Qualche notizia dal mondo. In Alaska fanno 35 gradi; intanto l’Europa centro settentrionale è sconquassata da tornadi e alluvioni senza precedenti, quella meridionale attanagliata dall’afa. Sempre più studi affermano che la Terra è giunta sulla soglia del collasso delle risorse e di sconvolgimenti climatici di portata catastrofica. Le poche risorse rimaste sono distribuite in maniera sempre più diseguale; la crisi e la automazione del lavoro concorrono ad aumentare vertiginosamente queste disuguaglianze. Si prospettano guerre per l’acqua e per il cibo.
Eppure nel G8 appena conclusosi a Lough Erne (Irlandas del Nord) il padrone di casa David Cameron ha ribadito che le priorità sono le tre T: trasparenza, commercio (trade), tassazione. O ancora, sempre per usare espressioni del premier britannico il “golden thread of development” (filo d’oro dello sviluppo) e “free and fair trade, and open markets” (commercio libero ed equo e mercati aperti).
Insomma più mercato, più sviluppo, meno barriere, più competizione. E una rinnovata area di libero scambio transatlantica (fra Europa ed Usa) che mira ad aumentare i volumi di commercio internazionale di circa 100 miliardi annui. Sembra uno scherzo, ma i governanti dei paesi più influenti al mondo sembrano aver deciso di somministrare alla terra un'ulteriore dose -ancor più forte, forse letale- di quella medicina che l’ha portata al collasso attuale.
Non una parola sui cambiamenti climatici, sull’emergenza povertà che attanaglia una fetta sempre maggiore del globo, soprattutto l’Africa, sul disfacimento dei diritti e dello stato sociale in paesi come la Grecia e l’Italia, culle della democrazia.
Non sono mancate le voci di sissenso. Luca De Fraia, Vice Segretario Generale di ActionAid, lo aveva già preannunciato in apertura del vertice: "La lotta alla povertà e la priorità allo sviluppo dell'Africa vengono ridefiniti secondo la visione della leadership adesso alla guida del G8; siamo lontani dal piano di azione per battere la povertà che era stato al centro del Vertice di Gleneagles, sempre sotto la presidenza britannica, quando vennero presi impegni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio".
“Otto anni fa – ha continuato De Fraia - la presidenza inglese mise al centro dell'agenda il tema degli aiuti per lo sviluppo". Il riferimento è al summit di Gleneagles del 2005, che si era impegnato a raddoppiare gli aiuti all'Africa per arrivare a 50 miliardi di dollari all'anno entro il 2010, al completamento della cancellazione del debito per le nazioni piu' povere e a sostenere l'accesso universale al trattamento per l'Aids. Oggi questi temi sembrano finiti di colpo nel dimenticatoio.
E sono scomparsi anche gli impegni sul clima, come ricorda Greenpeace: “Se si guarda al sito del vertice del G8, il tema dei cambiamenti climatici è imbarazzante nella sua assenza. E non è sempre stato così. Nel 2007, 2008 o 2009, per esempio, il clima è stato un elemento chiave degli incontri. Oggi c’è stato bisogni di forti pressioni da parte di Francia e Germania perché Cameron accettasse anche solo di sfiorare l’argomento.”
I potenti della terra sembrano sempre più schiavi delle loro stesse regole, incapaci di cambiare rotta nonostante il precipizio sia sempre più vicino. Un gruppo di struzzi finiti per sbaglio a sotterrare la testa sotto la terra irlandese. E da là sotto parlano e parlano di un mondo che fuori si sta distruggendo. Ma loro non lo sanno.
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