L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, lo Iarc (agenzia dell’Oms), pubblica da anni periodicamente monografie con le revisioni e gli aggiornamenti sulle sostanze ritenute sicuramente cancerogene e probabilmente cancerogene per l’uomo. Tali monografie rappresentano l’analisi compiuta dell’evidenza scientifica esistente e sono redatte da quella che viene ritenuta una delle fonti più autorevoli al mondo. Nel rapporto reso pubblico lo scorso 20 marzo lo Iarc ha commesso il “reato di lesa maestà”, secondo la potentissima multinazionale Monsanto. Ha cioè inserito il glifosato tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo e sicuramente cancerogene per gli animali (leggi qui il comunicato stampa diffuso dallo Iarc). Il glifosato è il principio attivo dell’erbicida RoundUp (venduto in 180 paesi) prodotto dalla Monsanto e di centinaia di altri prodotti per l’agricoltura in commercio. Allora Monsanto ha dichiarato guerra attaccando lo Iarc mettendo in discussione la sua autorevolezza. L'azienda statunitense, ha dichiarato il vicepresidente Philip Miller, chiederà all’Oms di far sedere propri esperti ad un tavolo con gli uomini e i consulenti della multinazionale e le agenzie regolatorie per rimettere tutto in discussione. Emerge chiaramente l’obiettivo: pretendere di affermare ed esigere che venga riconosciuto il fatto che consulenti pagati dalle aziende o esperti di parte siedano allo stesso tavolo con scienziati dello Iarc e dell’Oms, con pari autorevolezza e pari voce in capitolo. «Mettiamo in dubbio la qualità di questa classificazione - ha affermato Miller durante una conferenza stampa - l'Oms ha qualcosa da spiegare». Secondo l'azienda, lo Iarc nella sua analisi ha ignorato gli studi che dimostravano la sicurezza del glifosato, concentrandosi su quelli che la mettevano in dubbio. Ora noi chiediamo: chi ha finanziato gli studi che ne attestano la sicurezza e chi ha finanziato gli studi che ne attestano la pericolosità? Ci sono conflitti di interesse in chi ha fatto parte di gruppi di studio o commissioni piuttosto che di altre? Sapere questo è importantissimo ai fini di un sano esercizio di senso critico.
Tra i primi a chiedere interventi c’è Aiab, Associazione italiana per l'agricoltura biologica.
«L'Italia e l'Unione Europea considerino immediatamente le misure necessarie per proteggere agricoltori e consumatori dal glifosato», ha chiesto Aiab. «Che il glifosato faccia male alla salute dell'uomo e dell'ambiente, che si accumuli nei cibi e nell'acqua, lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui», dichiara il presidente di Aiab Vincenzo Vizioli. «Ora - aggiunge - anche le agenzie dell’Oms indicano vari principi attivi come potenzialmente lesivi della salute in forma grave. Lo studio dello Iarc non solo riporta la probabile cancerogenicità del glifosato, ma rileva la correlazione fortissima con danni riscontrabili sul Dna umano: molti lavoratori esposti hanno sviluppato una alta vulnerabilità al linfoma non Hodgkin».
«Il governo non può ignorare l'allarme lanciato dallo Iarc. Ho presentato un'interrogazione urgente al ministro della salute e a quello delle politiche agricole chiedendo che sia immediatamente recepito il parere dello Iarc e che sia avviata subito un'istruttoria per giungere alla sospensione della distribuzione del pesticida che risulta ampiamente utilizzato nella nostra agricoltura nazionale». Lo ha affermato, in una nota, Loredana De Petris, presidente del gruppo misto e capogruppo di Sel a palazzo Madama. «Questa è la conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno - conclude la senatrice - della necessità di non consentire l'utilizzo di sementi ogm nel nostro paese dato che le stesse sono commercializzate insieme al glifosato per l'impiego congiunto in agricoltura».
Intanto anche il rapporto Ispra fa riflettere e dà l’idea di quanto urgente sia intervenire sull’avvelenamento dell’ambiente a causa dei pesticidi. «Sono 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012 – dice l’ultimo rapporto Ispra - in cima alla lista ci sono gli erbicidi: il loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi». Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche. Le informazioni provengono da 19 regioni e province autonome, con una copertura del territorio nazionale incompleta, soprattutto per quanto riguarda le regioni centro-meridionali e in maniera più accentuata per le acque sotterranee. Sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 31% dei 2.145 punti di quelle sotterranee.