di
Daniela Sciarra
25-06-2012
Il mais Bt della Monsanto, introdotto nel 2003 per resistere agli attacchi del parassita Diabrotica virgifera, non è efficace e costringe gli agricoltori a far ricorso agli insetticidi, con sprechi economici e notevoli danni per l’ambiente.
Il mais Bt della Monsanto, modificato geneticamente per resistere al parassita Diabrotica virgifera, che attacca l’apparato radicale della pianta impedendone la crescita, continua a manifestare problemi di resistenza.
Il mais Bt di Monsanto, introdotto nel mercato nel 2003 e 're' assoluto nelle grandi distese maidicole statunitensi, non riesce a raggiungere gli obiettivi per cui è stato modificato geneticamente, resistere al coleottero che attacca il mais. E agli agricoltori non resta che ricorrere ai pesticidi, con sprechi economi aggiuntivi e gravi ripercussioni ambientali.
Dopo la zona dello Iowa (nel centro-nord degli Stati Uniti), la nuova denuncia arriva dall’Illinois e precisamente nella Contea di Cass dove gli entomologi, coordinati dal Professor Mike Gray dell’Università dell’Illinois, hanno rilevato la presenza di questi insetti con un mese di anticipo rispetto al previsto.
Gli studiosi hanno osservato che sulle radici della pianta erano depositate le larve in un periodo troppo precoce rispetto allo sviluppo della pianta. I campi della contea di Cass sono stati coltivati con mais Bt per circa dieci anni consecutivi e quest’uso intensivo del suolo probabilmente ha provocato lo sviluppo della resistenza.
Secondo gli studiosi ora bisogna intervenire introducendo pratiche di gestione del suolo molto più sostenibili e che sappiano mantenere la fertilità del suolo. Infatti, ora il problema è il massiccio ricorso agli insetticidi, che la modificazione genetica avrebbe dovuto evitare. Inevitabili sono le ricadute sul piano economico per gli agricoltori e ambientali per l’intero territorio.
Già lo scorso anno, un gruppo di entomologi dello Iowa State University aveva inviato una lettera all’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) per denunciare questa situazione che già interessava l’Illinois, Iowa, Minnesota, Nebraska e Sud Dakota. Nel loro appello segnalavano la necessità di rivedere le linee guida per la gestione delle coltivazioni transgeniche e il fatto che le alternative per combattere la diabrotica, cioè il ricorso ai pesticidi o la rotazione con altre colture ogm, avrebbero aumentato i costi di gestione e il danno ambientale.
Ancora una volta il mais di Monsanto sembra seguire un canovaccio già scritto. Pubblicizzato come una soluzione efficace sul piano delle rese e dal punto di vista della sicurezza ambientale, il mais Bt è stato utilizzato da molti agricoltori statunitensi.
Ma nel breve periodo le previsioni tanto sbandierate non si sono tradotte in fatti concreti. E oggi il ricorso ai pesticidi non fa nient’altro che distorcere ulteriormente la realtà e camuffare il problema. Al di là di una questione tecnica, infatti, la storia sul mais di Monsanto continua a dimostrare che, fino a quando non si riesce a garantire la piena sicurezza ambientale, bisogna applicare il principio di precauzione prima di permetterne un utilizzo massiccio e intensivo.