di
Daniela Sciarra
11-04-2012
Nuovi studi stanno dimostrando gli effetti letali degli insetticidi neonicotinoidi per bombi e api. Le riserche riaccendono il dibattito sulla questione del divieto all’uso di questi insetticidi neurotossici, usati per la concia del mais.
Siamo entrati nella stagione della semina del mais e si riaccende il dibattito sull’impiego degli insetticidi neonicotinoidi e la tutela delle api. In Italia, il primo divieto non definitivo sull’uso di questi insetticidi è scattato nel 2008 e, da allora, il divieto è stato rinnovato ogni anno per ben 4 volte consecutive senza mai divenire definitivo, come invece chiedono da tempo le associazioni ambientaliste e gli apicoltori. La prossima scadenza è prevista per il mese di giugno e il Governo dovrà decidere se rinnovare il divieto oppure no, e le eventuali modalità di sospensione.
Intanto un dato è certo: dopo le gravi morie di api e i fenomeni di spopolamento di interi alveari, registrate negli ultimi anni soprattutto nelle aree maidicole del Paese, il settore dell’apicoltura ha potuto tirare un sospiro di sollievo e anche le api sono tornate sui campi.
I neonicotinoidi restano però gli insetticidi più utilizzati al mondo e l'Italia è il primo consumatore a livello europeo. Le ricerche infatti continuano a dimostrare che questi tipi di insetticidi possono avere effetti letali sugli insetti impollinatori.
Due recenti ricerche, la prima francese e la seconda inglese, hanno verificato come a seguito dell’esposizione ad alcuni neonicotinoidi - imidacloprid e thiametoxan -, le api e i bombi risultano affetti da disorientamento, fanno fatica a trovare cibo e muoiono, non riuscendo a fare ritorno negli alveari.
Da diversi anni si discute di ciò che la progressiva scomparsa di questi preziosi insetti implicherebbe e le due ricerche, seppur condotte in posti diversi, convergono su un punto comune: dove il numero di api decresce, decresce anche la produzione agricola. Bisogna considerare, infatti, che cinquantadue delle 115 piante più coltivate dipendono dall'impollinazione delle api. Cinque di queste colture sono api-dipendenti e secondo un recente studio se ci fosse una riduzione di questi impollinatori avrebbero una riduzione della resa di circa il 90%.
Andare verso un divieto definitivo di queste sostanze è quanto di più ragionevole si possa fare, per permette alle api di continuare ad impollinare migliaia di fiori, compiendo un’opera insostituibile per la vita del pianeta.
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