MUOS, a Niscemi un braccio di ferro senza fine

Senza sosta il braccio di ferro tra cittadini e Regione siciliana da un lato e Governo nazionale e Stati Uniti dall’altro intorno al MUOS di Niscemi. A questo si aggiungono le forze dell’ordine arrivate il 25 gennaio per sgomberare i presidi, fare perquisizioni, identificare gli attivisti e notificare i fogli di VIA.

MUOS, a Niscemi un braccio di ferro senza fine
Un’altra settimana intensa quella appena trascorsa in merito al MUOS di Niscemi. Dopo le pressioni della cittadinanza e dei Comitati ‘No Muos’ con le quali si segnalava la prosecuzione dei lavori, nonostante la volontà dichiarata di sospenderli da parte della Regione siciliana, ha avuto luogo a Niscemi un inedito vertice che ha visto protagonisti non solo i rappresentanti del mondo politico, ma anche cittadini ed esperti. Uno dei primissimi incontri di convergenza real time tra Governo regionale e cittadinanza che dimostra come davanti ad interessi e obiettivi comuni si possano concretamente fare intersecare le ragioni del volere popolare con le azioni politiche. Ad affiancare l’assessore all’Ambiente all’ARS Mariella Lo Bello, il presidente della Commissione Ambiente Giampiero Trizzino, e il primo firmatario della mozione No Muos Fabrizio Ferrandelli, alcuni rappresentanti dell’Arpa Sicilia, quelli di Legambiente e del Wwf regionale oltre che alcuni esperti in materia di MUOS, come il prof. Massimo Coraddu, e tanti cittadini e rappresentanti dei Comitati No Muos. Un incontro che sembra avere sancito definitivamente l’inizio di un vero e proprio braccio di ferro tra l’ARS e gli USA, considerate le spiegazioni dell’Assessore Mariella Lo Bello con le quali è stata chiaramente espressa la sorpresa delle istituzioni siciliane di fronte alla disobbedienza statunitense dei provvedimenti di sospensione. Occorrerà adottare altri atti e intraprendere ulteriori azioni per giungere al definitivo blocco dei lavori, l’iter giuridico sembra essere lungo. Se tutto ciò ha lasciato l’amaro in bocca e una forte delusione nei cittadini, resta, almeno nelle intenzioni, la volontà delle istituzioni regionali che, attraverso la voce dell’assessore Lo Bello, ribadiscono con energia di intendere fermare il MUOS e volere continuare la battaglia al fianco dei cittadini. Non più tardi di sabato scorso, del resto, sono giunte le dichiarazioni forti del Presidente Rosario Crocetta “bloccare il MUOS è una battaglia di libertà”. Attendiamo con impazienza che seguano i fatti a queste parole così perentorie e rivoluzionarie. Guarda il video-intervento di uno dei massimi esperti italiani in materia di MUOS, il prof. Massimo Coraddu, Dipartimento di Energetica, Politecnico di Torino (fonte: Il Clandestino con permesso di soggiorno) Cosa c’è nel “backstage” del burocratese, di questi incontri, delle dichiarazioni, delle intenzioni che si susseguono giorno dopo giorno? C’è la realtà. Una realtà fatta di presidi che continuano, di nuove coscienze che maturano e si aggregano alla protesta, come quelle del neo nato Comitato delle mamme No Muos o quelle di molti movimenti studenteschi e di tanti altri italiani che si dimostrano sempre più sensibili. C’è l’appello del Coordinamento Regionale dei comitati NO MUOS di acquistare il terreno del presidio permanente, quello occupato da mesi pacificamente da cittadini che chiedono l’esercizio e la salvaguardia dei propri diritti. Un terreno simbolo, terra di socializzazione, di attivismo, di partecipazione, un laboratorio di democrazia diretta. Ma c’è anche il MUOS che comincia ad entrare tra i temi della campagna elettorale nazionale (opportunismo?), e ad avere l’attenzione mediatica di televisione e stampa che iniziano a dare una maggiore considerazione e più peso alla vicenda delle mega-antenne siciliane. Infine c’è anche una realtà più triste. Il 25 gennaio, a Niscemi arrivano le forze dell’ordine per sgomberare i presidi, per fare perquisizioni, per identificare gli attivisti e per notificare dei fogli di VIA, atto tanto provocatore quanto grave. C’è l’amarezza nel vedere uno Stato falsamente assente e, anzi, presente con la mano pesante, violenta e con il silenzioso comportamento di non rispetto del cittadino. Stato educatore, educatore della cultura della repressione. Ma i presidi non si piegano.

Commenti

PERCHE' NON SE LO FANNO IN CASA LORO ?
PIERO MALFATTI, 31-01-2013 12:31

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