di
Dario Lo Scalzo
21-01-2013
Dopo l’intenzione di bloccare i lavori per la realizzazione del MUOS, espressa dal Presidente della Regione siciliana, e in assenza di un atto amministrativo ufficiale, gli Stati Uniti vanno avanti con i lavori nella base della marina militare di Niscemi.
Dopo le dichiarazioni pubbliche della scorsa settimana del Governatore Crocetta di sospensione dei lavori per la realizzazione del Muos di Niscemi, i lavori nella base militare della marina americana continuano. Nulla di fatto dunque sino a questo momento. È questo lo scenario che ci si trova di fronte oggi in Contrada Ulmo, dopo quelle dichiarazioni e dopo la notte tra il 10 e l’11 gennaio in cui, lo Stato italiano ha deciso di appoggiare palesemente, con atto irriverente e facendo uso della violenza, le strategie militari degli USA sul nostro territorio.
Diverse sono state infatti le segnalazioni pervenuteci dalla gente e dai Comitati No Muos locali che testimoniano la prosecuzione dei lavori all’interno della base nonostante la presa di posizione ufficiale del Governo siciliano. In questo quadretto, che avrebbe del surreale se non fossimo nel Belpaese, il popolo No Muos non desiste e, anzi, accresce i propri ranghi e solidifica le proprie ragioni decidendo di andare avanti con la protesta ad oltranza, sino allo stop concreto dei lavori e sino alla soppressione della progettazione del “MUOStro”.
Di certo, la prima riflessione è da indirizzare all’ARS e al Presidente Crocetta. È terminata l’epoca dei discorsi gonfi di parole e di intenzioni populiste; è il tempo dell’azione e occorre tramutare i discorsi accondiscendenti e diplomatici in atti concreti e immediati. È l’ora di agire nella concretezza con un atto amministrativo, un procedimento di sospensione e di blocco reale dei lavori nell’interesse esclusivo di una popolazione matura, come mai in precedenza, e stanca dei giochi politici, dei temporeggiamenti tipici da campagna elettorale, quella nazionale stavolta. Se, da un lato, la Regione siciliana resta in attesa delle verifiche e dei risultati di alcuni studi dell'Istituto superiore della Sanità e dell'Enav, dall’altro, questa attesa non può che colmarsi con un gesto politico chiaro di sospensione dei lavori, in difesa e nel rispetto della cittadinanza attiva e della sacrosanta protesta che viene porta avanti da mesi.
E cosa dire, invece, dell’atteggiamento e delle menzognere parole del Ministro della Difesa Di Paola che parla dell’importanza del MUOS da considerare sito di interesse strategico anche per il nostro paese e per l’Alleanza Atlantica mentre sa (è un tecnico, no?) che il MUOS è un sito ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi creato per il perseguimento esclusivo delle strategie militari americane?
E che dire dell’arroganza e della non curanza degli statunitensi che, se è vero, che non hanno ancora ricevuto un pezzo di carta che revochi ufficialmente le autorizzazioni e blocchi i lavori, potrebbero darsi una tregua in attesa che si faccia chiarezza sull’intera vicenda, quanto meno nel rispetto delle consuete regole diplomatiche tra paesi. Vi immaginereste una situazione all’inverso? Con un semplice schiocco di dita americano il Governo italiano bloccherebbe ogni tipo di azione in territorio statunitense.
Nel frattempo lo scorso sabato, 19 Gennaio, ha avuto luogo la giornata nazionale di mobilitazione No Muos. In barba al black-out mediatico, in barba al politichese e agli interessi di questo o quell’altro, il popolo No Muos, complice positivo la Rete, passa dal virtuale al reale con l’attivismo fisico della gente comune. Si moltiplicano le bandiere No Muos che valicano finalmente i confini siciliani. Da Agrigento, a Torino, passando per Cagliari, Roma, Siena, Bologna oltre naturalmente che per vari altri centri siciliani coinvolti sin dall’inizio, la cittadinanza si federa e si unisce intorno alla causa del Muos.
Sono le note positive più recenti di questa vicenda, che, dopo la notte di violenza dell’11 gennaio, ha innescato un click diverso nelle persone dandogli maggiore consapevolezza, forza e coraggio. Il popolo non desiste e con veemenza continua la protesta interponendo i propri corpi e le proprie idee a salvaguardia del diritto alla salute, dell’ambiente e a difesa della propria sovranità, non certo tutelata dallo Stato. Pronti ad affrontare il domani che prevede una visita a Niscemi della Commissione regionale del Territorio dell’ARS e già proiettati a pianificare il futuro con una manifestazione nazionale indetta per il 30 Marzo, anche se la speranza è che si possa sorridere prima di quella data, ancora lontana.
È giunto il momento di dire basta. Basta alle logiche guerrafondaie. Non è più accettabile l’agire militaresco dei governanti del mondo, che negli ultimi anni si stanno armando sino ai denti, in primis il premio nobel per la pace Obama. Basta gonfiare le tasche dell’industria bellica, sgonfiando quelle statali, a scapito di quelle delle popolazioni, alle quali vengono prospettati solamente piani di austerità che conducono verso la frustrazione e verso il lastrico.
Non è più tollerabile ascoltare le parole di un Ministro della Repubblica italiana con le quali si difendono le strategie militari come se fossero atti di benessere per la nazione e per i suoi cittadini anziché pericolose minacce per la salute della gente, per l’ambiente, per la biodiversità e generatrici inoltre di violenza e morte. Basta con il non-senso dei piani di guerra e basta con le strategie di morte che si antepongono agli interessi della persona umana e alla vera qualità della sua vita.
Basta con i media di potere e con l’informazione partigiana. Basta con la cultura della violenza e con la paradossale criminalizzazione della nonviolenza. Basta agli educatori con il manganello, basta ai pedagoghi della malvagità. Vogliamo e dobbiamo dire basta ai terroristi dell’umanità.
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