di
Alessandra Profilio
06-03-2013
La notte tra il 4 ed il 5 marzo un immane incendio ha devastato la Città della Scienza di Napoli, museo interattivo e struttura multifunzionale che aveva rappresentato il simbolo della rinascita e della bonifica di Bagnoli, ex quartiere industriale. Le cause dell'incendio sono ancora ignote e al momento non si esclude nessuna ipotesi, tra cui quella dolosa.
“Napoli è sotto attacco”. Lo scrive su Twitter Luigi de Magistris, sindaco del capoluogo partenopeo, all'indomani dell'immane incendio che ha praticamente distrutto la Città della Scienza.
Nella notte tra il 4 ed il 5 marzo, infatti, le fiamme hanno devastato il museo interattivo considerato uno dei più validi attrattori turistici della città, con una media di 350mila visitatori l'anno. All'interno della struttura non c'erano persone, per via della chiusura settimanale del lunedì. Nessuna vittima, quindi, ma i danni sono ingentissimi: l'area distrutta dalle fiamme è stimata tra i 10 ed i 12 mila metri quadrati.
L'interno dei padiglioni è devastato, mentre soltanto i muri perimetrali sono sopravvissuti al fuoco che, secondo le testimonianze, ha avuto un'estensione rapidissima. È stata visibile da buona parte della città la colonna di fumo che si è alzata dal rogo che ha devastato la struttura che sorgeva di fronte al mare di Bagnoli.
La procura di Napoli ha ora avviato un'inchiesta e disposto il sequestro dell'area di Città della Scienza. Al momento non si esclude nessuna ipotesi, tra cui quella dolosa. Increduli per quanto successo e preoccupati per il loro futuro, i dipendenti della struttura radunatisi davanti alle ceneri della Città della Scienza sottolineano come sia molto improbabile che un incendio del genere, così vasto e così rapido, possa essersi sviluppato per cause accidentali.
Una posizione condivisa anche dal sindaco di Napoli, la cui impressione è che si tratti di una “vicenda dolosa”: difficile pensare, sostiene de Magistris, ad una cosa accidentale nel caso di un incendio così devastante partito dal mare.
Come riferisce il Corriere del Mezzogiorno, al momento l'ipotesi più consistente è che si sia trattato di un incendio doloso appiccato quantomeno con il consenso dei clan che controllano la zona, sebbene manchino indizi certi. Ciò che sembra certo è che l'incendio è divampato contemporaneamente in diversi punti della struttura: qualcuno, si legge nell'articolo, potrebbe quindi aver prima studiato bene la zona e poi appiccato le fiamme nei posti giusti.
Per l'ipotesi di incendio doloso la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo. In attesa di riscontri si valutano varie piste e si prova a capire il movente. Sebbene la Città della Scienza fosse assicurata, al momento si tende ad escludere un nesso tra l'incendio e l'assicurazione. Agli inquirenti sembra invece più plausibile l'ipotesi di una ritorsione per una decisione non gradita: la vendetta, considerato il contesto, richiedeva in ogni caso il consenso dei clan che controllano la zona, spiega il Corriere del Mezzogiorno. Tra le altre possibilità anche quella che a qualcuno “facessero gola” gli spazi di Città della Scienza.
Un'ipotesi, quest'ultima, cui ha fatto riferimento anche lo scrittore Roberto Saviano, commentando il terribile incendio. “Da sempre – scrive Saviano in un tweet - i clan vorrebbero edificare a Bagnoli: le fiamme a Città della scienza sono il fallimento di una Napoli diversa”. “Sembra che a Napoli nulla sia destinato a sopravvivere”, aggiunge lo scrittore.
Luogo di apprendimento delle leggi della scienza, centro congressi, centro di alta formazione ed incubatore di imprese fondate sulla conoscenza, animate dal sapere scientifico. Sorta nel 2001 con l'inaugurazione del vero e proprio museo interattivo, la Città della Scienza aveva rappresentato il simbolo di un progetto di bonifica e rinascita ecologicamente e socialmente sostenibile del quartiere di Bagnoli, ex quartiere industriale che aveva visto concludersi l'era dell'acciaio con la dismissione dell'Ilva-Italsider.
“Le immagini dei lavoratori in lacrime davanti al rogo della Città della scienza – ha sottolineato in una nota il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso - testimoniano quanto il mondo del lavoro sia colpito dalla distruzione di un simbolo positivo di innovazione, riqualificazione e riscatto in un'area, quella di Bagnoli, che aveva vissuto la dismissione dell'Ilva ma aveva ritrovato proprio nella Città della Scienza il primo segno di uno sviluppo possibile e di attrattività internazionale”.
“Governo e Regione – aggiunge Camusso - hanno il dovere di intervenire subito e devono assumersi l'impegno di far ripartire il sito il prima possibile dando certezza degli investimenti necessari, della celerità degli interventi e devono garantire continuità per le lavoratrici e i lavoratori”.
Intanto la Commissione Ue, considerata l'importanza del luogo, si è detta pronta a valutare il cofinanziamento per la ricostruzione. Il commissario per le Politiche regionali Johannes Hahn ha espresso all'ANSA profondo dolore per l'incendio alla Città della scienza, “un punto di riferimento a Napoli, e parte di un piano di recupero più ampio per l'area di Bagnoli”, e ha segnalato una particolare “preoccupazione se emergesse, come suggerito, che l'edificio sia stato incendiato dalla criminalità”.