Nasce Tess, la coalizione per la transizione energetica senza speculazione

Attraverso una propaganda orchestrata a puntino, che mostra al grande pubblico come unica soluzione alla crisi del clima quella di accelerare la realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici e, perché no, di nucleare di “nuova generazione”, ci si appresta in realtà ad aggredire i territori, che sarebbero costretti ad affrontare cambiamenti epocali dal punto di vista ambientale, paesaggistico e sociale.

Nasce Tess, la coalizione per la transizione energetica senza  speculazione

Negli ultimi anni le istituzioni europee hanno lanciato con grande forza una serie di programmi per far fronte (a detta loro) alla crisi climatica e alle conseguenze che questa può avere sul pianeta. I governi nazionali hanno poi recepito e valutato le indicazioni europee in base a strategie proprie. La traduzione in concreto di priorità come i cambiamenti climatici e la crisi ambientale è stata in realtà spinta esclusivamente su modelli di produzione energetica. In pratica stiamo assistendo ancora una volta alla strumentalizzazione di un problema reale con scelte del tutto dettate dal sistema. Evidentemente la vera preoccupazione dei governi e dei poteri economici che li guidano è appunto quella di assicurarsi in qualche modo una maggiore autonomia energetica in un mondo nel quale il potere neocolonialista europeo sta rapidamente declinando e nuove alleanze energetiche si stanno creando tra paesi, lasciando l’Europa appunto a doversi adeguare ai nuovi gruppi emergenti (vedi Brics).
Attraverso una propaganda orchestrata a puntino, che mostra al grande pubblico come unica soluzione alla crisi del clima quella di accelerare la realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici e, perché no, di nucleare di “nuova generazione”, ci si appresta in realtà ad aggredire i territori, che sarebbero costretti ad affrontare cambiamenti epocali dal punto di vista ambientale, paesaggistico e sociale. Questi cambiamenti nulla hanno a che fare con il benessere del pianeta e dell’essere umano e non sono promossi con l’idea di creare un futuro più ecologico ed equo per tutti, al contrario hanno molto a che vedere con la sete inestinguibile di denaro e di potere di corporazioni energetiche e colossi finanziari. Ce lo spiegano alcuni attivisti di Tess, la coalizione nata pochi mesi fa e che conta un centinaio tra comitati, comunità, associazioni di livello locale, regionale e nazionale. Tutti questi soggetti hanno deciso di unirsi sotto il nome di Transizione Energetica Senza Speculazione, Tess appunto.

Perché nasce Tess?

Risponde Simone Vitaletti dei Comitati Territoriali Riuniti-Sassoferrato, Fabriano (AN)
«Questa coalizione nasce per far fronte alla mancanza di una rappresentanza forte che si opponga da un lato all’industria delle energie fossili e al contempo si opponga anche a quelle realtà che si dicono ecologiste ma che di fatto promuovono un totale sviluppo industriale dei territori, perché di questo stiamo parlando, la realizzazione di enormi impianti industriali dedicati alla produzione di energia elettrica. Queste visioni, che noi contrastiamo fortemente, sono entrambe il prodotto di una cultura sviluppista; noi invece vogliamo che siano tenuti in considerazione come fondamentali e inalienabili quei territori di grande valore naturalistico e valore per la biodiversità. Proprio in questo momento storico così delicato per la natura e per l’uomo, non possiamo pensare che si possa produrre “energia pulita” a scapito dei boschi, della qualità delle acque, dei suoli o dei crinali dell’Appennino e, se ciò avviene, non è affatto “energia pulita”».

Risponde Erica Tedino dell'Associazione Atto primo: salute, ambiente e cultura

«Tess non si occupa solo di valutare i possibili impatti dei mega impianti o ad opporsi ad essi. La coalizione si impegna invece in modo pratico per risolvere il problema trovando soluzioni alternative. Una delle prime azioni politiche che abbiamo fatto è stata di inviare un documento scientifico alle regioni Toscana, Emilia Romagna e Umbria con delle proposte concrete per raggiungere gli obiettivi del PNIEC entro il 2030 attraverso una corretta pianificazione delle fonti rinnovabili. Abbiamo illustrato come sarebbe possibile raggiungere tali obiettivi attraverso il fotovoltaico, utilizzando le superfici industriali, urbane, gli assi viari e le aree degradate. Noi crediamo che la legge regionale che si sta realizzando in Toscana presenti un problema di mancanza di equità e di democrazia. Basti pensare che l’obiettivo per un’area come Firenze, con oltre 360 000 abitanti, si aggira intorno ai cento ettari, mentre per un comune come Scansano, Comune ricco di natura ed eccellenze agricole della Maremma, e con soli 4200 abitanti, l’obiettivo di utilizzo del territorio per la produzione si aggira intorno ai 1400 ettari. Dati allarmanti, quasi spaventosi, che le comunità si sono visti piombare addosso senza nessun tipo di concertazione e coinvolgimento; stessa cosa accade in altri comuni, anche molto famosi, come San Gimignano, che vede un potenziale di oltre 500 ettari di territorio da destinare a questa attività industriale». 

Risponde Orietta Fabbri del Comitato Gioconda Valmarecchia
«La nostra idea di aggregarci era spinta anche dalla necessità di essere maggiormente ascoltati nelle sedi istituzionali, ma siamo sconcertati dall’atteggiamento che ci è stato riservato. Se prendiamo ad esempio proprio la Regione Toscana, la partecipazione ci è stata di fatto impedita o molto limitata. Non siamo stati interpellati dal Consiglio Regionale e, nei momenti salienti della preparazione della norma, lo spazio concesso è stato minimo; al contrario, associazioni e gruppi di pressione pro industriale energetico hanno maggiori concessioni e canali privilegiati di contatto con le parti politiche. Ancora una volta si dimostra che la politica non vuole condividere con tutti le scelte su un tema tanto importante, il che è preoccupante».

Perché parliamo di speculazione energetica?
Risponde Orietta Fabbri del Comitato Gioconda Valmarecchia
«Perché la volontà è quella di accaparrarsi dei territori marginali, dove il costo di un terreno è assai modesto e le comunità piccole e prive di rilevanza politica. Sicuramente è molto più facile accaparrarsi per pochi spiccioli un prato di montagna o un campo agricolo a foraggio, rispetto a dover acquistare un terreno industriale o edificabile. E dunque assistiamo ad aggressioni sempre maggiori in aree naturali, dove c’è più natura e più biodiversità. Va tenuto conto che le ditte hanno addirittura il potere di esproprio, una volta che il progetto è approvato, ed è chiaro che si vadano a scegliere territori marginali dove i terreni costano poco. Il problema è proprio che l’energia, un bene così importante e che dovrebbe essere condiviso, è in realtà in mano a gruppi economici privati che non hanno scrupoli verso l’ambiente né verso le comunità».

Che iniziative avete realizzato e quali avete in programma?
​Risponde Erica Tedino dell'Associazione Atto primo: salute, ambiente e cultura
«Abbiamo redatto un documento scientifico presentato alle regioni e ai sindaci. Abbiamo inoltre inviato a tutti i consiglieri della Regione Toscana una serie di emendamenti alla proposta di legge sulle aree idonee, coinvolgendo anche in questo caso le amministrazioni locali. A tutto ciò si aggiunge il convegno realizzato a Borgo San Lorenzo il 25 Gennaio, una vera maratona con tantissimi interventi. Nel convegno hanno parlato molti attivisti in rappresentanza dei tanti comitati e gruppi che si stanno mobilitando dalla Liguria alle Marche, passando per l’Emilia Romagna, la Toscana ed altre regioni italiane. Durante questo importante evento sono stati anche invitati a parlare numerosi accademici e ricercatori di livello nazionale; solo per citarne alcuni: il professor Paolo Pileri del politecnico di Milano, il dottor Vincenzo delle Site del CNR o il dottor Alessandro Bottacci forestale e il dottor Massimo Rovai dell’Università di Pisa, e il dott. Paolo Cacciari. A questo va aggiunto che studiamo i progetti e produciamo osservazioni in collaborazione con altri soggetti presenti nei territori (Istituzioni, Associazioni, Cittadini) al fine di evidenziare importanti criticità presenti negli innumerevoli progetti che i privati stanno presentando al MASE e alle Regioni. In futuro organizzeremo altri eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica e portarla a mobilitarsi su un tema così importante e su rischi così concreti per i territori naturali e rurali. Le persone devono capire che c’è una narrazione falsa e fuorviante rispetto allo sviluppo dell’industria dell’ energia alternativa, che nulla ha a che fare con la protezione dell’ambiente».

Quali sono le maggiori falsità e contraddizioni della narrazione attuale?
Rpsonde Simone Vitaletti dei Comitati Territoriali Riuniti-Sassoferrato, Fabriano (AN)
«Quello che noi reputiamo totalmente inaccettabile è proprio come si sta strutturando la transizione energetica. Le normative europee prevedono una serie di percorsi verso la decarbonizzazione totale, ma prevedono anche la fine del consumo del suolo. L’ipocrisia che si sta affermando è che un obiettivo debba essere raggiunto a discapito di un altro. Come si può proteggere la biodiversità e il suolo se si prevedono quasi 2000 pale eoliche sull’Appennino? Sembra che per raggiungere questi obiettivi di decarbonizzazione non si possano fare che mega impianti, ma non è assolutamente vero e purtroppo la propaganda in forme diverse, ma in modo molto forte e pervasivo, propone solo queste soluzioni. La costruzione di una pala eolica in zone come il Mugello comporta abbattimento di interi boschi, sbancamenti incredibili e danni permanenti proprio al suolo e alla biodiversità. In realtà queste azioni contrastano completamente proprio con gli obiettivi dell’UE, basti pensare che il Regolamento UE 241/2021 stabilisce che tutte le misure dei Piani nazionali per la ripresa e resilienza (PNRR) debbano soddisfare il principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali” senza contare gli obiettivi europei sulla biodiversità e sul ripristino degli ecosistemi (Nature Restoration Law). Le alternative ci sono appunto e ce lo conferma anche ISPRA, “la superficie netta delle coperture dei fabbricati disponibile può variare da 757 a 989 km2, se venissero utilizzati per lo sviluppo di pannelli fotovoltaici si potrebbe produrre una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW, cioè un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessivo previsto dal PNIEC per il 2030”. Diciamo dunque che di qui al 2030 è assolutamente irrazionale consumare un solo centimetro di suolo fertile o area forestale in funzione energetica».

Fonti:
https://www.coalizionetess.com/

https://www.coalizionetess.com/ricerca-file/51319e77-83cb-46a8-9b8b-c458a4b8738c

https://www.coalizionetess.com/temi

https://www.coalizionetess.com/sfide

https://www.coalizionetess.com/soluzioni

https://www.attoprimo.org/territori-e-comunita-per-una-transizione-energetica-senza-speculazione-borgo-san-lorenzo-fi-25-gennaio-2025-ore-10-00-18-00/

https://www.attoprimo.org/tess-transizione-energetica-senza-speculazione/

 

 

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