Il naufragio della nave Italia

Dal naufragio della Costa Concordia a quello della 'nave' Italia "con i suoi nullafacenti in Parlamento ed il suo esercito di schiavi del mare", fino al decantato 'progresso' della scienza medica. Nel nostro Paese davvero niente è più come prima?

Il naufragio della nave Italia
Sembra passato un secolo da quando abbiamo cominciato questa rubrica. E siamo già nel dopo, nel dopo quasi tutto. Per gli altri paesi passi, ma qui da noi, in Italia, veramente niente è più come prima. Da dove cominciare? Dall’(astro)nave Concordia spiaggiata all’isola del Giglio? Giovanni Sanna, un amico, che dall’alto del Monte Labro domina il mare dall’Argentario fino alla Corsica mi fa osservare, è appassionato di simboli, che (il naufragio è ai suoi piedi, laggiù e si può vedere l’enorme relitto) che la Concordia (italiana) si è arenata sul Giglio, simbolo di purezza ed emblema di Firenze. Non si finirebbe più nello scovare assonanze o dissonanze (simboliche). E l’esercito di schiavi del mare a poco più di 500 euro al mese, 14 ore il giorno, senza più niente, naufraghi senza più niente? E l’incredibile comandante? Ma che cosa siamo diventati o stiamo diventando? Più del 30% di disoccupati contro il 6% della Germania e pensare che eravamo partiti assieme dopo la fine della guerra. La Germania ben peggio di noi. Di chi le pesanti responsabilità? Non ce lo dice più nessuno. Di certo, in questo naufragio nazionale, i nullafacenti del parlamento, per di più super remunerati, andrebbero mandati a casa subito. Sarebbe il minimo. Invece sono lì che aspettano di ritornare, non a lavorare, non sia mai! Aspettano di ritornare ad occupare le prime pagine dei giornali che appena possono ce li mostrano o al sole delle Maldive o a fare il loro mestiere di avvocati di B. (Ghedini ha il record di assenteismo in Parlamento). B. ha assoldato una marmaglia (possiamo chiamarla altrimenti?) che non fa niente, assieme agli altri purtroppo. Ma davvero abbiamo bisogno di saperne di più del processo Mills? Di continuare a saperne? Con la gente che si spara, non metaforicamente, si spara, si impicca perché è indebitata. B invece si è arricchito. Continuiamo nel corso del lento naufragio della nave Italia a parlare ogni tanto di questi Schettino pronti e speranzosi di rioccupare le cronache (delle malversazioni). Thelma se n’era venuta dal lontano Nicaragua per una speranza. Era una biologa del Ministerio de Salud che in laboratorio aveva contratto una grave forma di epatite la quale a poco a poco le aveva ridotto ai minimi termini le funzioni epatiche. A Pisa, il Centro più attrezzato per questo genere di trapianti, l’hanno messa in lista d’attesa, un’attesa spasmodica, snervante. Ogni telefonata era un tuffo al cuore, poteva essere che la chiamavano. Dopo un anno finalmente, crudelmente la sorte le offriva il tanto atteso fegato. Un trapianto invasivo e difficile. Poi i mesi susseguenti di cure antirigetto assieme a quelle riabilitative. Un calvario indicibile sopportato serenamente, con il fatalismo (e anche l’allegria) tutto latinoamericano. Poi crisi di rigetto, poi insperato recupero. Alla vigilia della sua partenza felice per il Nicaragua ci siamo rivisti a Firenze. Indebolita, provata, appariva raggiante. Tornava finalmente nel suo paese dove nella ‘finca’ a Managua l’aspettava sua madre. Indelebile è il ricordo di quella sera. La sua presenza nell’auto mentre l’accompagnavamo nei pressi della stazione Santa Maria Novella e dai finestrini la folla di fantasmi che si accalcava per le vie del centro dietro allo shopping natalizio. Tante domande senza risposta alcuna. Thelma sorrideva apparentemente serena, insieme curiosa delle novità e distaccata. Due settimane o giù di lì è durata la sua serenità poi il ricovero e infine il rigetto in atto l’ha portata alla morte. Rimangono domande inevase. Quante morti strazianti sono necessarie per il ‘progresso’ della medicina? Personalmente ho potuto verificare di quattro sopravvivenze durate meno di un anno dal trapianto (di fegato). Ne valeva la pena in termini di sofferenze? Quante persone avrebbero potuto, senza trapianto, sopravvivere almeno un periodo così limitato e senza alimentare speranze vane e terribili sofferenze? Tommaso, un amico, mi ha ricordato di sua moglie (scomparsa) e del giorno in cui tre medici in un corridoio, che si pavoneggiavano nel camice svolazzante, senza nessuna perifrasi, avevano improvvisamente, e con quanta sicumera, posto loro il dilemma: al massimo sei mesi di vita oppure l’ormai classico (ma quanto crudele) trapianto, meglio se a Verona. Mentre Tommaso rimaneva senza parole, la moglie prontamente replicava a tanta sicumera: trapianto? Nemmeno per sogno. Visse, non sopravvisse, serenamente altri cinque anni finché glielo concesse il suo cuore. Thelma ha seguito il destino ingrato che le era stato assegnato, è vero. Ma la ‘scienza medica’ svolge, diciamo umanamente, il suo compito? I medici fin dove sanno il fatto loro? Il sacrificio davvero eroico di Thelma merita eccome una simile risposta. Perché la sua pazienza, l’incredibile capacità di sopportare simili sofferenze non meritano di essere state spese in vano.

Commenti

L'on.Pdl Stracquadanio dice che chi guadagna 500 euro al mese è uno sfigato.E quindi tutto il personale della Concordia è cosi, visto il guadagno. Anche lui fa parte dei fancazzisti votati dal popolo che non si dimettono mai anche se molti sono sotto processo.Bella la similitudine fra la nave affondata guidata da uno strano marinaio che scappa subito e la nave del nostro paese che barcolla ancora e colpisce sempre in basso, mai in alto e nessuno si autoriduce lo stipendio.Anzi, c'la lotta per apparire, defina penale aparte.Con un Berlusconi che punta tutto sulle prescrizioni, li si che hanno lavoirato i suoi sodali cambiando le leggi e i suoi avvocati pelosi e arricchiti con un simile cliente e padrone. La storia di Thelma è bellissima e tristissima, con l'attesa per una telefonata che doveva tutto risolvere e fiunita male con grandi sofferenze.
Paolo Lezziero, 18-02-2012 05:18
Ho dimenticato qualche riga sulla vicenda di Thelma. La classe medica ne esce arrogante e poco sensibile. Almeno in questo caso. Svolazzante e fredda e precisa nelle cifre, non nell'umanità. Mi è piaciuta la frase "Visse, non sopravvisse.." per qualche anno. Terribile.
Paolo Lezziero, 18-02-2012 05:18
"La Concordia sul Giglio s'è arenata" è un endecasillabo. Roba da invettiva dantesca. Non c'avevo pensato, al lato simbolico.
Marco, 10-03-2012 07:10

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