di
Lucia Russo
29-09-2011
Emancipata dagli interessi speculativi, e nel rispetto rigoroso delle peculiarità tecniche e culturali locali, la realizzazione di un’eco-architettura risponde a un fondamento etico dell’opera. Partendo dalle specificità ed esigenze locali, riesce diversa per estetica, forma, colori e funzionalità, seppur contraddistinta da grande semplicità e da una spesa contenuta. Prototipi in mostra a NEEDS - Architetture nei paesi in via di Sviluppo, fino al 2 ottobre presso la Galleria del Teatro Nuovo di Ferrara.
Già da alcuni anni i Paesi in via di Sviluppo sono sede di costruzioni di bio-architettura, isolate seppur di pregio, dalla sostenibilità declinata nell’accezione più autentica. Svariati concorsi internazionali di progettazione architettonica sono destinati a quegli stati, ed oltre alle prestazioni di progettisti talentuosi, varie onlus costituite da architetti hanno come ambito di intervento la promozione e realizzazione di costruzioni e strutture rispondenti ai programmi di sviluppo socio territoriale ed ambientale, e della cooperazione allo sviluppo. Tra le più note, Architecture Sans Frontiéres International e Architetti Senza Frontiere Italia, un'associazione non-profit nata nel 1998 dall’iniziativa di un gruppo di professionisti la cui ambizione è coniugare una forte finalità sociale a quella professionale.
Per sensibilizzare professionisti e privati sui temi del costruire sostenibile mediante l’utilizzo di risorse locali (materiali naturali ma anche rifiuti da riciclo) e cercare di cogliere e tracciare quali siano gli elementi tecnici, sociali e culturali che hanno fatto di queste fabbriche esempi di vera e propria architettura, l’Associazione Giovani Architetti Ferrara – AGAF, - ha raggruppato nove gruppi di progettisti e sedici progetti nell’allestimento di un’esposizione itinerante per l’Italia, curata dall’architetto Salvatore Spataro, intitolata NEEDS - Architetture nei paesi in via di Sviluppo, attualmente in programma dal 24 settembre al 2 ottobre presso la Galleria del Teatro Nuovo di Ferrara. All'inaugurazione dell'evento tenutasi sabato 24, AGAF ha riscontrato l'interesse di numerose persone, addetti ai lavori e non, sensibili ai temi del costruire sostenibile.
Secondo il decalogo pubblicato nel 2009 dal WWF sui parametri dell’architettura sostenibile, devono sussistere almeno dieci requisiti affinché un edificio possa dirsi davvero ecologico, e non solo connotato dall’appellativo ‘green’, o da prefissi quali 'eco' e 'bio' più o meno sinceri. L’urgenza della costruzione è il primo requisito. Deve quindi trattarsi di una struttura non solo necessaria, quanto indispensabile. A cascata, occorre poi che sia adeguatamente localizzato, che recuperi o riqualifichi l’esistente, riduca al minimo le dimensioni, usi materiali a basso impiego di energia, salubri e a basso impatto, che riduca il bisogno di energia, che dia un ruolo attivo nella progettazione agli abitanti, che esprima la capacità sociale del costruire, che sia finalizzato al benessere della comunità.
In sintesi, l’edificio ecologico oltre che indispensabile, deve essere efficiente anche dal punto di vista energetico, pensato specificamente per il luogo in cui sorge, costruito con materiali appropriati e finalizzato al benessere della comunità.
Questo significa che, eccezion fatta per materiali pericolosi e banditi dall’edilizia quali l’eternit, anche gli elementi di risulta possono essere impiegati, ma soprattutto, che a seconda del clima e delle abitudini, potranno risultare più sostenibili pareti in cemento anziché in balle di fieno, bamboo, in legno o altro. Vale ovviamente anche il contrario, ma nettamente, quello che è meglio per un paese non è sempre altrettanto per un altro, e deve essere accettato da chi ci vivrà.
Per dare un’idea della diversità di questa architettura realizzata nei PVS, descriviamo brevemente le opere di due studi di progettisti italiani, presenti nell’esposizione.
Asf-Architetti senza frontiere Italia: Scuola veterinaria Saharawi
La scuola di veterinaria nel campo profughi Saharawi a Rabuni è stata progettata da Asf-Architetti senza frontiere Italia in collaborazione con la ONG Africa’70 (Milano) che opera dal 2002 nel campo profughi Saharawi di Rabuni con progetti di sostegno all’allevamento, di sanità animale e di controllo del randagismo. La costruzione della scuola si basa sull’utilizzo dei blocchi in terra cruda.
Emilio Caravatti-Matteo Caravatti Cappella Oratoria - Biblioteca di quartiere - Centro doposcuola
La Cappella oratoria realizzata da Emilio Caravatti e Matteo Caravatti a Bobodioulassò si trova nel Burkina Faso, un paese condizionato tanto dalla povertà quanto dalla guerra civile nella vicina Costa d’Avorio. L’opera nasce come ristrutturazione di una preesistente, tonda ma troppo piccola cappella per la comunità locale.
Facendo ricorso alla scarsità di materiali a disposizione, la struttura presenta: pavimento ed altare in cemento, muratura in blocchi locali di laterite, sedute in legno e copertura in lamiera ondulata. In muratura a vista anche le quinte e i brise-soleil in cemento rosso terra, elemento prezioso per l’aerazione usato dalla bioedilizia, qui canale della brezza proveniente dal giardino antistante, che filtra la luce delimitando il nuovo ambito di preghiera raccolto attorno all’altare.
Altri lavori selezionati in esposizione:
TYIN tegnestue - Biblioteca del vecchio mercato - Bagni pubblici e lavanderia - Orfanotrofio e Biblioteca
Anna Heringer-Eike Roswag Istituto Moderno di Educazione e Formazione (Meti School)
Anna Heringer Scuola professionale per elettricisti (DESI Building)
Asfe-Arquitectos sin fronteras Espana Magazzino per lo scalogno
Dièbedo Kèrè Scuola Secondaria - Scuola elementare
Africabougou Onlus Scuola comunitaria
BAS-Berger School of Architecture Centro di formazone
Cal-Earth Rifugi d’emergenza
Emancipata dagli interessi speculativi, e nel rispetto rigoroso delle peculiarità tecniche e culturali locali, la realizzazione di un’eco-architettura risponde a un fondamento etico dell’opera. Dal punto di partenza, i bisogni locali - le necessità quotidiane - emerge un’architettura diversa, per estetica, forma, colori e funzionalità, seppur contraddistinta da grande semplicità e da una spesa contenuta.
E per citare un altro contesto di bioedilizia per i PVS, pare che con soli 300$, circa 200€ sia possibile realizzare un’abitazione economica per una famiglia di un paese emergente. Non parliamo di una capanna, ma di una casa in tutto e per tutto, che rispetti i requisiti di un’abitazione sostenibile, e gradevole, anzi, uscita dalla penna di un designer.
Lo hanno dimostrato i partecipanti al concorso $300 House, lanciato lo scorso anno dal professor Viajay Govindarajan, docente di economia alla Tuck school of Business del Dartmouth College, Stati Uniti, insieme all’esperto di marketing Christian Sarkar, dal blog della Harward Business Review. I prototipi, che vogliono fornire alternative alle costruzioni per le emergenze climatiche o geomorfologiche, sono illustrati sul sito del concorso.