Anche nel 2020 l'Italia e i Paesi dell'Europa centro-orientale hanno riportato le più alte concentrazioni di particolato e di benzopirene nell'aria, nonostante la chiusura delle attività economiche dovuta alla pandemia. Lo confermano i dati certificati dell'Agenzia europea dell'Ambiente. Gli alti livelli di smog, spiega l'Aea, sono dovuti principalmente all'uso di carbone e legno per il riscaldamento domestico e ai combustibili fossili impiegati nella produzione industriale.
In Europa, il 96% della popolazione urbana è stata esposta a concentrazioni di particolato fine (PM2,5) superiori alle raccomandazioni dell'Oms. L'impatto delle misure anti-Covid sulla qualità dell'aria si è visto soprattutto nelle concentrazioni di biossido di azoto (NO2). Nelle principali città di Francia, Italia e Spagna le concentrazioni medie annue di NO2 sono diminuite fino al 25%. Nel mese di aprile 2020 sono diminuite fino al 70% attorno a strade normalmente trafficate. Tuttavia, l'89% della popolazione urbana europea è stata esposta a livelli di NO2 superiori alle linee guida dell'Oms.
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