Nel regno della morte io coltivo la vita, e canto il suo resistere per quelli che resistono.
Nel gelo splendono
più forte le stelle,
la tramontana
ha lustrato il cielo
e i cipressi fanno ala
al sorriso quieto e terso
della luna.
Non più le grida ostili,
gli spari che attraversano
le valli, che arrestano
le fughe nel terrore
di tordi e di cinghiali.
Solo un silenzio limpido
e compatto e leggero
come un vetro sottile
abita la collina
nella notte invernale,
e i canti che trapassano
i muri e le finestre:
un sortilegio semplice
che incide nella notte
i segni della vita.
Chiamano gli allocchi.