Il regno della morte è il regno di cui l’uomo è sovrano. Ma io canto i ribelli, coloro che resistono e non si piegano.
Nel regno della morte
la vita è piccola, nascosta
come le fate dei fiori
come i topi campagnoli,
deve trovare buchi nella terra
cavi negli alberi
piccole correnti, rivoli
coperti d’erba e foglie
può solo bisbigliare
e stare all’erta.
Deve sperare
che l’uomo non la scovi.
L’entrata è stretta
difficile e crudele
a volte riesce a entrare
chi la morte non accetta,
per esempio l’ingenua gazza.
Ci guarda come fossimo
fratelli ancora,
la più stordita
o la più audace
tenta un approccio,
l’occhio è fugace
e malizioso.
Che stia provando
a convertirci?
Qui c’è un rifugio
è quasi una fortezza
inespugnabile
noi siamo di vedetta
insospettabili
nel sottoscala dormono
avvolti nei mantelli
i notturni, i tenaci
fragili pipistrelli,
c’è un nido sopra il leccio
non si vede da sotto
si sentono le gazze
fan gazzarra,
i ragni nelle travi
filano invisibili,
nelle crepe dei muri
s’infilano le cince
come spiriti,
e non vi starò a dire
chi c’è sotto le tegole
nell’oscuro fittume
dei cipressi
tra la legna ammucchiata
e sotto i sassi
all’umido.
Vi dico solo:
hanno un comune intento
vi resistono
aspettano fedeli
che passi il vostro tempo.
Ho fatto un patto
con i bombi pelosi,
quelli vestiti
di buio e di sole,
tondi come pianeti
con le ali.
Abbiamo fatto un patto:
io alleverò per loro
rosmarini,
loro mi canteranno
le canzoni.
Forse ci salveranno i topi
e i piccoli uccelli,
gente così,
come le cinciarelle,
felice
di ogni briciola di vita
che il tempo gli concede.
Gente che la tempesta
dovrebbe cancellare
e che invece rispunta
da ogni angolo
come fiammelle nuove
dalla brace smossa.
Gente che il vento arruffa
e scompiglia e porta
in palmo di mano
come minuscoli
fragili tesori
venuti da lontano,
gente felice di un seme
di una briciola
di un canto o di un odore
di splendere un momento
come un pulviscolo di brina
nel grande firmamento.
Gente che può valere
come un pianeta intero
perché è l’intera vita
e la sua gioia,
l’essenza profumata
di quello che sarebbe
la terra
senza il regno della morte.
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