di
Paolo Ermani
04-07-2011
"Come si può pensare di fare dappertutto Tav, autostrade, svincoli, raccordi, poli logistici? Che cosa si vuole trasportare ancora, fare andare le merci dove, per quali obiettivi, per quale futuro?". Opporsi alla Tav, all'autostrada in Maremma, a decine di altre opere di simile portata è inevitabile. Un'opposizione che non può eludere la proposta di strategie concrete, dal basso, e la loro messa in pratica.
Quando parliamo di limiti del pianeta, di esaurimento delle risorse parliamo di cose concrete, non di vuote teorie. Uno dei tanti esempi emblematici in questo senso, oltre a quello ormai macroscopico della Val di Susa, c'è stato pochi giorni fa in una assemblea pubblica organizzata ad Orbetello ridente e tranquilla cittadina in provincia di Grosseto. Assemblea sulla costruenda autostrada ovviamente inutile, costosa e devastante che ha visto tutti, cittadini, opposizione, maggioranza, comitati di ogni tipo, commercianti, contro questa opera che sconvolgerebbe il territorio maremmano. Sala strapiena nonostante il caldo, con gli organizzatori che hanno dovuto mettere degli altoparlanti sul cortile per fare ascoltare le numerose persone rimaste fuori.
La protesta, la contrarietà a queste opere è inevitabile. Si sta cementificando tutto, si dice che si deve crescere ma il territorio utile è quello che è, prima o poi finisce. Come si può pensare di fare dappertutto Tav, autostrade, svincoli, raccordi, poli logistici?
Che cosa si vuole trasportare ancora, fare andare le merci dove, per quali obiettivi, per quale futuro? Ognuno di noi ha la casa strapiena di cose che non sa più dove mettere, ormai è la crescita per la crescita, senza alcun senso, senza alcuna ragione se non quella di chi sulla devastazione ambientale e la crescita tumorale ci fa soldi.
La gente non può essere presa in giro all'infinito con la favoletta del progresso, dello 'sviluppo' e alla fine capisce, sacrosantamente protesta e il giochino si rompe e serve l'esercito per fare digerire gli scempi. Ma cosa faranno, manderanno l'esercito per ogni nuova opera pubblica (privata)? Ci sarà il coprifuoco permanente e la legge marziale a livello nazionale e tante ruspe che scorazzano a destra a sinistra guidate da fedeli operai che 'tengono famiglia', scortate da battaglioni di poliziotti, carabinieri e militari? Ma tutto ciò è credibile? E fattibile?
Se l'imperativo, il dogma assoluto, indiscutibile è che bisogna sempre crescere all'infinito, senza alcun freno, altrimenti gli altri ci sorpassano, vuol dire che oggi facciamo l'autostrada, domani ne facciamo un'altra, oggi facciamo la Tav in Val di Susa, domani la facciamo da un'altra parte, poi facciamo il ponte di Messina, poi ancora un'altra autostrada, poi allarghiamo questo o quel raccordo con la decima corsia, poi facciamo una ennesima bretella, una tangenziale, mille rotonde, poi costruiamo capannoni in ogni dove, poi poli logistici, il tutto con cemento e mazzette a fiumi.
E quando il petrolio inizierà a scarseggiare cosa ci faremo con questo cemento, rotaie, acciaio? Ne mettiamo nel piatto dei pezzi e proviamo a vedere se sono commestibili? Nel frattempo infatti, in questa paranoica overdose permanente di crescita, trascuriamo l'agricoltura e le prossime crisi pesantissime in conseguenza della scarsità dei combustibili fossili e l'aumento della domanda, saranno sugli approvvigionamenti alimentari.
Ma noi che siamo moderni continuiamo a fare circolare le merci che non si sa bene a chi si venderanno e lasciamo che l'agricoltura occupi pochissime persone e che sia ormai quasi tutta di livello industriale legata mani e piedi ai combustibili fossili, per la produzione di concimi, per le macchine agricole, per la trasformazione e per i trasporti che fanno arrivare nelle nostre scintillanti città ogni prodotto.
Peccato che nessuno abbia riflettutto abbastanza quando ci sono stati gli scioperi dei Tir e dopo un paio di giorni nelle città è iniziato il panico con svuotamento dei supermercati modello tempo di guerra. Ma noi siamo appunto moderni e progrediti e di tutto ciò non ci preoccupiamo e continuiamo a bucare le montagne, costruire palazzi e capannoni che rimarranno vuoti, autostrade, ponti, viadotti, cattedrali nel deserto e così via.
È inevitabile la lotta contro la Tav in Val di Susa, è inevitabile il no all'autostrada della Maremma e a decine di altri scempi simili, è inevitabile il no alla crescita tumorale e le persone si opporranno sempre di più e sempre più strenuamente, fosse anche solo per una questione di spazi, essendo l'Italia non immensa e per forza di cose gli stessi limiti fisici del paese verranno a cozzare con la crescita tumorale.
Sarà il caso di inziare a pensare a delle soluzioni alternative alla impossibile crescita infinita e all'inevitabile esaurimento delle risorse? Chi oggi si oppone, siano cittadini, siano amministrazioni illuminate, non può eludere il fatto che devono essere fatte delle proposte e devono essere praticate.
Opporsi e aspettare che dall'alto qualcuno proponga e metta in pratica delle soluzioni è praticamente una contraddizione in termini, se dall'alto stesso è partito il problema. Ancora più illusorio pensare che qualche messia o guru improvvisato, meglio se vecchio o nuovo volpone della politica, vada al potere e ci pensi lui.
Cittadini, associazioni, comitati, gruppi, amministrazioni, imprenditori, tutti devono concorrere praticamente, ognuno con il suo ruolo, con le sue capacità alla costruzione di alternative concrete alla devastazione: è l'unica strada (non asfaltata) percorribile.
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