di
Andrea Degl'Innocenti
15-06-2011
Si prepara un'offensiva contro il presidio No-Tav di Chiomonte, in Val di Susa. Il ministro Maroni, sollecitato da molti esponenti Pd, sarebbe intenzionato ad usare le forze dell'ordine per far sgomberare i manifestanti, che si apprestano a resistere. Intanto Airaudo, responsabile della Fiom, denuncia: "l'Italia non ha i soldi".
Cresce la tensione al presidio No-Tav di Chiomonte, in Val di Susa. Sembra che il ministro degli Interni Maroni, su pressione di molti esponenti del partito Democratico come il neo-sindaco di Torino Fassino e il presidente della provincia Saitta, si sia deciso a forzare la mano e ad aprire il cantiere bloccato dai manifestanti. Usando, se ce ne sarà bisogno, la forza. Alcuni elicotteri della polizia sorvolano da ieri la zona, e i manifestanti temono che stiano compiendo una mappatura in vista di un prossimo tentativo di sgombero, previsto forse per questa stessa notte.
Nei giorni scorsi la tensione era salita anche in seguito al ritrovamento di una busta con dei proiettili nei pressi dell’abitazione di Stefano Esposito, e indirizzata anche al suo collega Giorgio Merlo, due deputati del Pd particolarmente attivi sul fronte dei favorevoli alla Tav. Il movimento No-Tav si era fin da subito dissociato dall’atto e aveva denunciato: "Dobbiamo chiederci a chi giovano [i proiettili, ndr] noi operiamo alla luce del sole e neghiamo ogni accusa di illegalità".
Le reazioni dei politici erano state piuttosto dure. "Non bisogna abboccare alla strategia delle minacce", aveva dichiarato Roberto Cota, mentre il segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani aveva parlato di "una vergognosa intimidazione”, rivolgendosi poi al governo “perché ci faccia sapere qual è la sua posizione su uno dei dossier tra i più importanti per l'Italia”. Fassino aveva chiesto esplicitamente al governo “di compiere tutti i passi necessari per garantire nei tempi previsti l'avvio dei lavori" arrivando persino ad invocare l’intervento dell’esercito e suscitando l’indignata reazione dei presidianti. In particolare una ottantenne vedova valsusina, in una accorata lettera riportata anche dal blog di Beppe Grillo, ha preso le distanze dal neo-sindaco di Torino, suo conterraneo.
La risposta di Maroni, deputato in quanto ministro degli Interni a prendere decisioni sull’intervento delle forze dell’ordine, non si è fatta attendere. "L'Italia - ha dichiarato Maroni - rispetterà gli impegni”; ha ribadito poi che "la priorità è che l'opera parta in tempi brevi" e che, riguardo all'impiego delle forze dell'ordine, "sarà fatto tutto quello che serve”.
Secondo Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiom per il settore auto, questa fretta di iniziare i lavori sarebbe dovuta principalmente alla volontà di accaparrarsi la prima fetta di fondi europei, circa 700 milioni di euro di finanziamenti. Il responsabile, salito in Val di Susa due giorni fa, ha accusato governo e opposizione di voler "devastare un territorio per creare un corridio per merci che non saranno mai prodotte e che comunque nessuno consumerà", mentre l'unica cosa da fare sarebbe "avere l’onestà di ammettere che i soldi per la Torino-Lione l’Italia non li ha".
Ad ogni modo, pare proprio che sia imminente un attacco frontale ai manifestanti asserragliati a Chiomonte, che si preparano a resistere. I valsusini hanno già approntato le misure necessarie e si dicono in grado di mobilitare un migliaio di persone in pochi minuti, grazie a sistemi automatici di allerta tramite sms.
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