di
Luzia Janett
11-10-2011
“Solo tu fai le cose come le sai fare, pensi alla tua maniera, e decidi alla tua maniera. Alcune decisioni sono basate sui ruoli che tu stesso hai accettato, sono identificazioni. Se riusciamo a riconoscerlo, siamo liberi poi di essere o non essere d’accordo”.
Tutte le controversie sulla creazione, la natura dell'universo, l’evoluzione, il disegno di Dio e via discorrendo, sono, in ultima analisi, inutili. O meglio, non rendono davvero felici. Gli esseri umani cercano di comprendere la realtà che li circonda ancora prima di domandarsi: 'Chi sono io?' È questa l’unica via per raggiungere la vera felicità.
L’indimenticabile maestro indù Ramana Maharishi (30 dicembre 1879 – 14 aprile 1950) ha riflettuto a lungo su questo argomento. Mi identifico con il mio nome, la professione – che svolgo con passione - la terra che mi ha dato i natali, con la mia famiglia forse ma… No! No! Non vado d’accordo con i miei parenti. Io sono decisamente diverso da loro. E chi sono allora io, oggi?
Tutto quello, forse, con cui mi sento in sintonia? Quando abbiamo successo, tendiamo a identificarci con la figura del vincitore. Nei momenti più bui, con quella del perdente. Sono io a decidere quale ruolo giocare nei diversi settori della vita. Ma chi sono io? La natura, la luce, i prodotti biologici, il mio sport preferito sono le mie chiavi d’accesso al mio benessere, e tutto quello che mi fa stare bene.
Ma qualcuno potrebbe anche dire: rumore, congestione, fatica, dolore sono le vere chiavi. Si può trarre beneficio dal calore, dall’amore per la vita, dal tempo libero, dagli amici. Ma anche dall’inquinamento, dalla politica e dalla coercizione. A seconda del genere di persona che io sono le mie chiavi sono diverse.
Le intuizioni costituiscono un metodo interessante per imparare a conoscersi. A cosa associ spontaneamente la parola uccello? Qualcuno pensa subito al cibo. Chi sono io? Che cosa mi fa venire a mente l’espressione “tempo libero”? Le associazioni di idee, così come noi le impostiamo, nel nostro stile affatto personale - sono come gli abiti che indossiamo.
Un abbinamento più o meno sorprendente, più o meno disarmonico o sgradevole mi rendono bello o brutto, mi creo in questo modo una mia immagine importante o senza pretese.
Alla luce dei diversi ruoli, le mie personali intuizioni, le mie associazioni mi fanno apparire nella giusta prospettiva. Ebbene sì, io sono ciò che faccio. Sì, sono io che decido. Ed è davvero così. Siamo liberi di fare quel che ci pare e lasciarci alle spalle ciò che non ci interessa più.
È il rapporto causa-effetto che governa il mondo. “Nel bosco risuona l’eco della tua voce. Tu chiami. Il bosco risponde”. Un vecchio ricordo della nonna che riaffiora. Tutto è da provare e dobbiamo rifletterci su. Riderci su. E non perdere il sonno per risolvere il rebus.
“La dottrina del ritorno sulla terra sotto altre spoglie è di dubbio significato. La questione è soprattutto se poi si è ancora in grado di dire: Io sono. Ma cosa importa se il tempo ha cambiato la forma? La capacità di provare piacere o dolore oltrepassa ogni limite”, affermava l’umorista e poeta tedesco Wilhelm Busch (1832-1908) nei suoi Detti e aforismi.
Disperazione abissale! Potrei anche ritornare nelle vesti di un mendicante, di un monaco, di una ballerina o anche sotto forma di rospo, ape, leone. Provare ancora una volta gioie e dolori e non sapere ancora chi sono davvero. Soffermiamoci ancora su questo concetto. Cerchiamo di distinguere.
Ti piacciono il cioccolato, i viaggi avventurosi, i cappellini, i gatti grigi. Tu sei nato quel giorno, in quella città, su questo pianeta. E ti ricordi dei bei tempi andati, di quando andavi a scuola… Ora fai il giardiniere. Non per questo ci sono due diversi 'te'. No! Guarda meglio. Quello sei tu! Tu. Che sei diverso da tutti gli altri. Tu che da solo ti svegli alle 6.11 del mattino cercando i calzini e cercando, lo sguardo rivolto alle persiane della tua finestra, l’alba di un nuovo giorno.
Solo tu fai le cose come le sai fare, pensi alla tua maniera, e decidi alla tua maniera. Alcune decisioni sono basate sui ruoli che tu stesso hai accettato, sono identificazioni. Se riusciamo a riconoscerlo, siamo liberi poi di essere o non essere d’accordo. Sarai l’unico giardiniere della città con i pantaloni gialli, pensa! Tu, e basta!
Soffermati sui tuoi pensieri quasi automatizzati, ormai. Pioggia, freddo, rinite, sensazione di malessere. Ma anche pioggia, freddo cercando un amorevole riparo sotto l’ombrello. Anche qui occorre distinguere fra pensieri e pensieri. Tirare fuori dal cassetto la scatola impolverata e controllare di che cosa si ha ancora bisogno e da dove sarebbe utile cominciare a instaurare nuove relazioni. E tutto questo lo fai tu, dipende da te e da nessun altro.
Chi sono io? Sono colui che pensa in maniera diversa, decide e agisce in maniera diversa. Unico. Solo io posso essere così.
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