di
Alessandra Profilio
14-02-2013
Ventisette anni dopo l'incidente nucleare più grave della storia, si è verificato ieri presso la dismessa centrale di Chernobyl il crollo di un tetto di una sala macchine del quarto reattore. A dispetto delle dichiarazioni tranquillizzanti, secondo Greenpeace e Legambiente è doveroso non minimizzare questi segnali.
Dal 1986, anno del disastro, il nucleare continua a rappresentare per Chernobyl un incubo senza fine. Ventisette anni dopo l'incidente nucleare più grave della storia, a preoccupare ora la popolazione ucraina è il crollo, avvenuto ieri, di un tetto di una sala macchine del quarto reattore della ormai dismessa centrale, lo stesso che esplose il 26 aprile del 1986.
Il tetto crollato era stato costruito nell'ambito della messa in sicurezza dell'impianto dopo l'incidente, ma è staccato dal sarcofago. La nuova struttura, un arco d'acciaio alto 100 metri e lungo 150, dovrebbe racchiudere il sarcofago costruito nell'estate del 1986 e tutta l'area circostante.
In seguito al crollo, le società di costruzioni francesi Vinci e Bouygues hanno evacuato a titolo precauzionale il proprio personale dalla centrale nucleare. L'ente che gestisce la centrale atomica di Chernobyl ha rassicurato che il crollo non ha causato feriti, né un aumento della radioattività che è “rimasta nella norma”.
A dispetto delle dichiarazioni tranquillizzanti, è doveroso non minimizzare questi segnali. È quanto sostiene Greenpeace. “Anche se il livello di radioattività nell'ambiente non ha subito variazioni, il segnale è preoccupante. - afferma Giuseppe Onufrio, direttore Esecutivo di Greenpeace Italia - Se le lastre iniziano a cedere nella sala turbine, non vi è alcuna garanzia che la struttura di protezione costruita nel 1986 non crolli. Il sarcofago costruito a protezione del nucleo della centrale non può reggere ancora a lungo ed è questo il motivo per cui si sta costruendo una nuova struttura”.
Come spiega Greenpeace, il problema maggiore del sarcofago è dato dalla polvere che si sta accumulando all'interno della struttura. Si tratta di polvere radioattiva che, se si dovesse disperdere per decine di chilometri nella zona circostante la centrale creerebbe dei seri pericoli, contaminando l'area.
“Nonostante siano trascorsi quasi 30 anni dal disastro di Chernobyl, la centrale resta un pericolo per la vita delle persone. Rimarrà un problema per i secoli a venire. La cosa più preoccupante è che ognuno dei 400 reattori funzionanti nel mondo è una potenziale Chernobyl. Fukushima lo ha dimostrato”, ha concluso Onufrio.
Anche secondo Legambiente “la centrale di Chernobyl costituisce un serio pericolo”. “Sono infatti ancora alte le probabilità che possano accadere nuovi incidenti e contaminazioni radioattive data la precarietà delle condizioni del sarcofago contenente il quarto reattore. Il rischio di un collasso della struttura – spiega coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, Angelo Gentili - è molto elevato, senza contare che il reattore è pieno di fessure che consentono la fuoriuscita di polveri radioattive”.
Lo scorso dicembre Legambiente è stata impegnata in una missione in Bielorussia con il suo Progetto Rugiada a sostegno dei bambini colpiti dalle radiazioni dell’incidente. L'associazione ha quindi testimoniato che è tuttora gravissima la situazione in Bielorussia, con cinque milioni di persone che continuano a vivere nelle aree della Russia, Bielorussia e Ucraina contaminate dalla catastrofe di Chernobyl.
Commenti